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BIOETICA. La Roccella: «Il testamento biologico? Io la vedo così»

Il sottosegretario è coordinatrice della discussione in Parlamento sulle dieci proposte al vaglio sul tema

di Gabriella Meroni

Lei personalmente non utilizzerà la “dichiarazione anticipata di trattamento”, dice il Sottosegretario al Welfare con delega ai temi di bioetica Eugenia Roccella, coordinatrice della discussione in Parlamento sulle dieci proposte al vaglio sul tema del “fine vita”, perché, afferma in un’intervista a “Il Giornale”, «Mia madre è entrata in coma due volte, dal primo ne era uscita, dopo il secondo non ce l’ha fatta. È la mia esperienza personale: queste persone sono in stato di gravissima disabilità e vanno accudite con più amore e con più cura di tutte le altre».

Roccella si dice inoltre convinta che non saranno in molti a usare il testamento biologico per pianificare il loro possibile futuro di malati inconscienti e ricorda che «anche negli Usa, in cui è previsto vero e proprio testamento biologico, l’adesione oscilla dal 10 al 20%». E spiega così i punti chiave della legge su cui non intende transigere: «Innanzitutto ci dev’essere una dichiarazione scritta che non sia troppo datata. Un conto è una di 20 anni fa, un altro è che sia stata fatta l’anno scorso. Oltre un certo numero di anni cambiano sia le tecniche mediche sia le opinioni delle per«sone». Il medico non può essere considerato un esecutore piatto. Non è l’esercente di un negozio. Esiste un’alleanza terapeutica, finalizzata al bene del paziente», aggiunge Roccella, che spiega ancora: «Sarà previsto un curatore, che potrà cambiare il medico che non mette in atto le volontà del paziente. Però un professionista può sempre dire che, in scienza e in coscienza, non si sente più di applicare le dichiarazioni di trattamento».

E riguardo al motivo per cui si chiama dichiarazione anticipata di trattamento (dat) e non testamento biologico, Roccella afferma ancora: «Testamento biologico è una dizione che non mi piace. E la dat spiega che non esiste il diritto di morire, ma solo di scegliere le terapie che si preferiscono o che si rifiutano».

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