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Bioetica: da domani in vigore il protocollo sulla ricerca biomedica

Critica di Luca Marini, presidente di Ecsel. "Il protocollo legittima la ricerca sugli embrioni, vietata invece dalla Convenzione di Oviedo. Ma in Italia non si applica"

di Redazione

?Un?ulteriore erosione delle garanzie a tutela dell?embrione umano?. Così Luca Marini, presidente del Centro di studi biogiuridici ECSEL e vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), commenta l?entrata in vigore, domani 1° settembre, del Protocollo sulla ricerca biomedica addizionale alla Convenzione di Oviedo.

?L?art. 18 del Protocollo legittima la ricerca scientifica sulle donne incinte e sugli embrioni, quando da tale ricerca sia possibile ottenere, a termine, benefici per ?altre donne? o per ?altri embrioni?. Al di là di una flebile ipotesi solidaristica, è evidente che il Protocollo addizionale finisce per avallare la sperimentazione sull?embrione, assecondando di fatto le aspettative e le pressioni delle lobby biotecnologiche. Ciò che maggiormente meraviglia? aggiunge Marini, ?è che tale affermazione appare in netto contrasto con la disciplina della stessa Convenzione di Oviedo, di cui il Protocollo costituisce uno strumento meramente ancillare. La Convenzione, infatti, oltre a vietare la creazione di embrioni a scopo di ricerca, stabilisce l?obbligo di assicurare una ?protezione adeguata? all?embrione direttamente coinvolto nella sperimentazione in vitro, sempre che quest?ultima sia ammessa dalla legislazione nazionale?.

?Va ricordato? conclude Marini, che è anche delegato italiano al Forum dei Comitati Etici dei Paesi dell?UE, ?che il Protocollo addizionale sulla ricerca biomedica non si applica all?Italia, non avendo il nostro Paese ancora depositato lo strumento di ratifica della Convenzione di Oviedo?.


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