Sostenibilità
Biodiversità: WWF, Italia regina d’Europa
Il nostro Paese vanta il più ricco patrimonio floro faunistico del Vecchio continente. Vi sono però 680 specie a rischio estinzione, i pesci sono i più minacciati
Con 57 milioni di abitanti e una densità di 189 persone per chilometro quadrato, l?Italia è uno dei Paesi più antropizzati del continente europeo. Inoltre, è tra quelli che hanno subito nel tempo le più profonde trasformazioni del territorio: l?uomo modifica i paesaggi naturali italiani da almeno 5.000 anni, e lo scenario che abbiamo ereditato è molto diverso da quello originario. Eppure, nonostante i cambiamenti e gli impatti sull?ambiente provocati dall?uomo, l?Italia è il Paese europeo che mantiene la più alta biodiversità, intesa come numero di specie e sistemi ecologici. Questo primato lo dobbiamo soprattutto alla posizione geografica e la morfologia del territorio, entrambi fattori favorevoli alla diversificazione. In secondo luogo, l?insieme dei processi e degli eventi di natura geologica, ecologica, storica, culturale che hanno caratterizzato il nostro Paese nei secoli.
L?Italia è infatti tra i paesi più meridionali d?Europa, ma allo stesso tempo è il più settentrionale del Mediterraneo. La posizione centrale, da ponte, tra Europa continentale e Africa, la vicinanza con i Balcani (a cui era un tempo collegata), la complessa storia delle isole maggiori, la grande variabilità altitudinale e latitudinale, hanno fatto della penisola un punto d?incontro tra popolazioni vegetali e animali di provenienza diversa, tanto che si assiste a una sovrapposizione tra elementi di natura boreale e di natura subtropicale. Una situazione unica, non solo per l?Europa, ma anche per il resto del pianeta, visto che questa grande variabilità ambientale è distribuita su un territorio di appena 301 mila chilometri quadrati. Altri aspetti importanti che contraddistinguono la ricchezza di biodiversità in Italia sono la presenza di numerose forme endemiche e la sopravvivenza di specie relitte andate perdute altrove, situazione dovuta in gran parte all?effetto isola che caratterizza il Paese, circondato dal mare e con un territorio costituito al 60 per cento circa da montagne.
LA FLORA. In Italia è presente quasi il 50 per cento della flora europea, su una superficie equivalente a circa un trentesimo di quella dell?intero continente. Una ricchezza straordinaria, dovuta a vari motivi. La grande diversità ambientale, dai ghiacciai perenni, almeno finché durano, al clima subtropicale di Palermo. Poi abbiamo la partecipazione a ben tre zone bioclimatiche: l?alpina, la continentale e la mediterranea. Oltre naturalmente all?azione umana. Tutti questi fattori fanno sì che la flora d?Italia sia la più ricca d1Europa, anche se ancora non si può definire completata l?indagine conoscitiva. La Flora d?Italia di Pignatti, completata nel 1982, classifica 5.599 specie native, cioè le piante spontanee più quelle introdotte dall?uomo ma inselvatichite, a cui si vanno ad aggiungere almeno altre 500 più comunemente coltivate o ?sub-spontanee?. Con le stime più recenti, però, il numero è salito ancora. Oggi arriviamo ad almeno 5.900 specie, anche se secondo gli esperti il numero più vicino sarebbe intorno ai 6-7.000. Alla flora vascolare, cioè quella costituita da felci, gimnosperme e angiosperme, vanno aggiunte anche 820 specie di muschi e circa 280 di epatiche (piante simili ai muschi). Quanto ai licheni, sono note per l?Italia 2145 specie.
LA FAUNA. Anche per quanto riguarda la fauna, l?Italia è il Paese più ricco d?Europa. Il numero delle specie è superiore del 50% rispetto al resto del continente, ed è in continuo aumento. Ogni anno vengono scoperte decine di specie, alcune del tutto nuove per la scienza.
Ad oggi, le specie note sono più di 57.000, di cui solo 1.255 appartengono ai vertebrati. Dominatori assoluti, ben l?82%, sono gli artropodi, cioè crostacei, aracnidi, miriapodi e soprattutto insetti, che, con almeno 37 mila specie, rappresentano il 67 per cento degli animali italiani. Particolarmente numerose sono le specie endemiche (esclusive del nostro territorio), che rappresentano circa il 10% del totale. La percentuale maggiore si riscontra negli invertebrati, che arrivano al 28%, mentre i vertebrati, con meno del 3%, sono i meno numerosi.
LA VITA MARINA. Sensibilmente diversa è la situazione in mare, dove la biodiversità a livello specifico è minore, e anche le presenze endemiche sono nettamente inferiori, circa il 2%. Va però considerato che le specie che abitano i nostri mari sono parte di un unico grande bacino, il Mediterraneo, secondo solo ai mari tropicali in quanto a concentrazione di specie endemiche, cioè tipiche dell’area: circa il 25% delle specie vive solo qui. Nel Mediterraneo vivono animali rarissimi come la foca monaca, la tartaruga verde e la tartaruga caretta, e poi delfini, balenottere, capodogli. Da sottolineare che oggi circa il 20% delle 650 specie di pesci sono immigranti, provengono cioe? dall’Atlantico e dal Mar Rosso. Si parla di tropicalizzazione del Mediterraneo: anche questa e? una minaccia per la biodiversita?.
SPECIE ESCLUSIVE. Al di là dei numeri che danno all?Italia tutti questi importanti primati, va sottolineato che da noi resistono specie che molte altre zone d?Europa hanno perduto, come ad esempio i grandi carnivori (lupo, orso, lince), e che abbiamo popolazioni autoctone di grande interesse come i grandi ungulati alpini e appenninici, dallo stambecco al camoscio d?Abruzzo. Ma se da una parte le conoscenze sul campo e le moderne tecniche di classificazione aggiornano velocemente e in positivo i numeri sulla flora e la fauna, dall?altra si assiste ad una rapida diminuzione delle popolazioni di molte specie vegetali e animali, spesso già rare o a rischio. Nell?ultimo secolo la situazione ambientale del nostro Paese si è evoluta in senso negativo, e l?impatto dell?uomo sui sistemi naturali è stato devastante. Lo sviluppo industriale e urbanistico hanno mutato il volto delle nostre coste, vi sono stati disboscamenti seguiti da rimboschimenti artificiali, il sistema idrico è stato gestito in maniera inadeguata, le aree umide sono state in gran parte distrutte, mentre in agricoltura sono stati utilizzati veleni e diserbanti in maniera eccessiva e si è assistito all?abbandono di molte varietà locali.
UN PATRIMONIO BOTANICO A RISCHIO. La flora italiana, almeno quanto in altri Paesi dell?Europa centrale e meridionale, è però minacciata da diversi fattori. Le cause principali sono l?inquinamento, il mutamento climatico e la desertificazione nel Sud, la frammentazione degli habitat, l?urbanizzazione abusiva, i pesticidi e le monocolture. La tendenza in atto mostra chiaramente che la situazione è destinata a peggiorare se non verranno prese le misure opportune. La Lista Rossa delle specie botaniche del WWF Italia segnala 1.011 specie a rischio a livello nazionale e 3.179 considerando le liste regionali. Scorrendo l?elenco, balzano all?occhio non solo piante note agli esperti, ma anche presenze più familiari come la ninfea gialla, la stella alpina o il giglio di mare, o specie endemiche come la primula di Palinuro o l?abete dei Nebrodi. Stiamo perdendo la biodiversità con rapidità vertiginosa. Il censimento floristico del territorio, che procede lentamente, su base volontaristica e senza alcun sostegno da parte delle amministrazioni, mette in evidenza su base locale una diminuzione che, secondo esperti come Pignatti, può essere stimato attorno al 40 per cento.
LA LISTA ROSSA DEGLI ANIMALI D?ITALIA. Come per le piante, il WWF ha realizzato due Liste Rosse sugli animali. E anche in questo caso emergono dati preoccupanti: le specie di invertebrati a rischio sono 343, mentre fra i vertebrati ve ne sono 338. Pur essendo inferiore, il numero dei vertebrati a rischio è enorme (ben il 68%) se si tiene conto che le specie considerate sono appena 494. Di queste, il gruppo maggiormente a rischio sono i pesci con il 56,3%, seguito dai rettili con il 40,8%, dagli anfibi con il 40,5% dai mammiferi con il 39,1% e dagli uccelli con il 32. Anche in questo caso ci sono specie note e meno note, come il lupo, la lontra, il pelobate fosco, la salamandra alpina, la foca monaca, la tartaruga marina, la testuggine terrestre, alcuni pipistrelli come la nottola o il vespertilio maggiore, la gallina prataiola.
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