Sostenibilità

Biodiversità, salute, territorio. Così si costruisce l’equilibrio tra sfruttamento delle risorse e tutela dei beni comuni

di Redazione

È stato il giorno dell’investitura. Il secondo appuntamento del workshop nazionale sulla biodiversità e le risorse del parco, organizzato venerdì 29 ottobre a Marsico Nuovo dal Parco nazionale Appennino Lucano-Val d’Agri-Lagonegrese, ha segnato un passaggio importante nella vita dell’ente che gestisce l’area protetta lucana, siglato da una stretta di mano fra il presidente della Giunta regionale della Basilicata, Vito De Filippo (nella foto), e il commissario straordinario del Parco, Domenico Totaro. Un gesto dal forte valore simbolico. Fra la Regione e il ministero dell’Ambiente (che ha nominato il commissario) non sono mancati infatti momenti di frizione. «Il Parco è lo strumento per governare l’equilibrio fra la difesa dell’ambiente e il petrolio», ha affermato il governatore lucano legittimando così il ruolo dell’Ente parco.

Timori e rassicurazioni
L’intervento di De Filippo era atteso. Il primo aspetto affrontato è stato, appunto, la relazione con il dicastero romano. «È difficile immaginare un parco senza protagonismo locale. L’intesa con il ministero non può ridursi a una nostra adesione alla proposta formulata dall’Ambiente ma deve essere una co-decisione», ha precisato il presidente. Il secondo punto ha riguardato la coesistenza fra habitat naturale ed estrazioni. «La letteratura scientifica non ha elaborato una codificazione metodologica certa per governare il binomio. Serve pertanto la circolazione seria delle informazioni. Solo così potremo dare certezza alle popolazioni», ha commentato il governatore. Altro passaggio, il più spinoso, i timori delle comunità sugli effetti prodotti dai pozzi petroliferi sulla salute e sull’ambiente. De Filippo non ha eluso l’argomento. «Mi fido dello Stato e delle Agenzie sanitarie e ambientali regionali. I report dicono che dagli esami eseguiti alle sorgenti dei fiumi risulta, semmai, il peso dell’inquinamento prodotto dall’agricoltura». Il governatore ha rassicurato anche sulle preoccupazioni relative a un incremento dell’incidenza delle patologie oncologiche.

Biodiversità e pressioni
La sessione scientifica del secondo seminario, dal titolo Biodiversità, risorse energetiche e sviluppo locale, è proseguita con cinque relazioni. Il primo a prendere la parola è stato Giovanni Figliuolo, ricercatore dell’Università di Basilicata, che ha presentato i risultati del monitoraggio e delle azioni di conservazione nelle aree interessate dalle perforazioni (vedi articolo a pagina 7). L’intervento del docente dell’ateneo lucano ha preso le mosse dall’esperienza di AgriBiodiversity, il progetto realizzato in Val d’Agri da Eni, in partnership con Shell Italia, l’Università della Basilicata e con Ffi (Fauna & Flora International) e Iucn (International Union for Conservation of Nature). La ricerca, iniziata nel 2003, ha fatto luce sullo stato della biodiversità dell’area e ha consentito di valutare il ruolo delle attività petrolifere e di altre pressioni antropiche nel determinare i cambiamenti ambientali avvenuti nella valle e nei territori adiacenti.

Contenitori culturali
Territori interessati, a partire dal 2007, dal progetto “Missione di Comunità”, lo strumento attraverso cui Eni partecipa attivamente alla creazione di percorsi di sviluppo autonomo e sostenibile in Basilicata, realizzato in collaborazione con Feem (Fondazione Eni Enrico Mattei) e con il consorzio Aaster (Agenti di sviluppo del Territorio) fondato dal sociologo Aldo Bonomi. L’ampio bilancio dell’iniziativa è stato tratteggiato da Paolo Carnevale, responsabile Ambiente, Sicurezza e Permitting del Distretto Meridionale Eni. Anche Livio Chiarullo, ricercatore Feem e autore di una ricerca sulle potenzialità turistiche del Parco nazionale dell’Appennino Lucano, ha suggerito la creazione di percorsi di sviluppo sostenibile che facciano leva sui contenitori culturali lucani. «I numerosi centri storici semi abbandonati e in parte anche ristrutturati grazie ai fondi provenienti dalle royalties, permetterebbero di diversificare il sistema ricettivo, introducendo forme di ospitalità alternative e più sostenibili», ha commentato.
“Missione di Comunità” non rappresenta l’unica ricaduta positiva dell’attività estrattiva. La scoperta dell’oro nero, più in generale, sembra aver favorito infatti la riscoperta della potenzialità energetica della Basilicata. Petrolio, ma anche gas e sole. Una riscoperta che, a sua volta, è alla base dell’esperienza della Società Energetica Lucana, la spa nata nel 2008 a cui la Regione Basilicata (unico socio) ha affidato il compito di valorizzare le risorse del territorio. «Siamo una regione di energie», ha sintetizzato il direttore generale Massimo Scuderi.

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