Finalmente l’Italia avrà una sua strategia. Ma per tutelare davvero il nostro ricchissimo patrimonio naturale serve anche una normativa ad hocdi Natascia Gargano
Non più un miraggio, ma un traguardo ormai vicinissimo. Dopo anni vissuti come fanalino di coda in Europa, anche l’Italia ha finalmente la sua prima attesissima Conferenza nazionale sulla Biodiversità, convocata dal ministero dell’Ambiente dal 20 al 22 maggio a Roma. In ballo c’è l’attuazione di una Strategia nazionale per tutelare il ricchissimo patrimonio naturale del nostro Paese. Obiettivo già prescritto da accordi internazionali – uno su tutti, la Convenzione internazionale sulla diversità biologica (Cbd) ratificata dall’Italia 16 anni orsono e, ultima in ordine di tempo, la Carta di Siracusa sottoscritta al G8 Ambiente del 2009 – ma finora disatteso.
«Il WWF ha lavorato per anni affinché l’Italia si dotasse di una propria Strategia nazionale per la Biodiversità», dichiara Isabella Pratesi, responsabile programma di Conservazione del WWF Italia, «per questo la decisione storica di convocare una conferenza nazionale è per noi un grande successo. C’è un dialogo positivo con il ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, che ha preso parte alla conferenza stampa di lancio della Festa Oasi (vedi foto). L’Anno della Biodiversità è l’occasione giusta perché il nostro Paese si metta finalmente in regola con gli impegni internazionali e agisca per tutelare un patrimonio che non solo ha un inestimabile valore naturale, ma anche economico. L’Unione Europea ha infatti stimato che il 17% dei lavori siano direttamente o indirettamente legati alle risorse naturali». Al tavolo delle trattative, oltre ai decisori politici e alle associazioni ambientaliste, anche le federazioni economiche, le categorie di settore, le amministrazioni e il mondo accademico e scientifico. Al fine di giungere a un testo condiviso sono stati realizzati tre workshop territoriali sui contenuti della bozza di Strategia e un incontro specifico dedicato al ruolo delle aree protette. Perché sebbene queste ultime coprano quasi il 20% del territorio (867 aree, più Sic e Zps della Rete Natura 2000), spiega Isabella Pratesi, «la gestione di questi territori non è sempre efficace dal punto di vista della tutela della biodiversità».
Dentro i confini nazionali vivono oltre 57mila specie animali, più di un terzo dell’intera fauna europea, e 9mila specie di piante, muschi e licheni, la metà delle specie vegetali del continente. Ma molta di questa ricchezza si sta perdendo: attualmente sono a rischio di estinzione il 68% dei vertebrati terrestri, il 66% degli uccelli, il 64% dei mammiferi, il 76% degli anfibi e l’88% dei pesci d’acqua dolce. Affinché l’incontro del 20 maggio non resti un’ennesima dichiarazione d’intenti, il WWF chiede in primis «una legge quadro sulla biodiversità e un fondo per finanziare un piano d’azione per la conservazione».
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