Cultura

Bio, sempre più bio. È un trend per 8 milioni di famiglie

Biologico. Radiografia di un boom Il consumatore è diventato altruista. Ma mentre in lussemburgo c’è chi investe sui nostri imprenditori, l’Italia non incentiva il settore

di Carlotta Jesi

Fattoria o Lunotta biologica? Per chi non avesse familiarità coi panini dell?Autogrill, ultimo grande marchio entrato nel circuito bio, il Fattoria è una michetta con cotoletta e insalata. La Lunotta, invece, una specie di piadina agli spinaci che fra breve potremmo trovarci a ordinare in versione bio durante una sosta in autostrada. Ultimo pezzo d?Italia a esser conquistato dallo stilebìo. E cioè quel modo di mangiare, vivere, vestire, comprare e viaggiare che oggi accomuna 8 milioni di famiglie italiane su 20. Il 39%.
Lo dicono i dati raccolti a fine agosto dalla Centrale del latte di Torino. Lo confermano gli esperti del settore come Rosa Maria Bertino, anima della Guida Tutto Bio edita dalla Distilleria EcoEditoria. «Il biologico è diventato uno stile di vita. Oggi nel bolognese ci sono cooperative di persone che si fanno la casa secondo i principi della bioarchitettura, una cosa impensabile fino a qualche anno fa. E grandi marchi come Esselunga che si è aperta al non food lanciando una linea tessile bellissima».

Consumatore altruista
Linea che spazia dalla biancheria per la casa all?intimo e che è il principale indicatore di un grande cambiamento in atto nel mondo biologico. «Passato dall?egoismo delle singole pance all?altruismo del benessere dei più», sintetizza Pierluigi Stopelli, segretario del Consortium Bio e direttore acquisti di Esselunga. «I nostri nuovi prodotti rispondono alla domanda di un consumatore più maturo: prima comprava solo il cibo che fa bene alla salute, oggi anche prodotti che hanno un buon impatto sull?ambiente e la vita degli altri».
L?identikit dell?italiano convertito allo stilebìo? Di lui si sa che: spende in media 36 euro al mese in prodotti naturali, può anche essere un big della musica come Francesco De Gregori che produce olio bio in Umbria, può fare shopping in mille negozi specializzati, 9 catene di supermercati, 49 siti web e oltre 100 mercatini. E può contare su numero sempre maggiori di fornitori, spiega Enrico Erba, dell?Associazione italiana per l?agricoltura biologica: «Dall?anno scorso, le aziende sono cresciute del 12%. E se da un lato, soprattutto al Sud, diminuiscono le imprese nate con incentivi, dall?altro crescono le aziende di trasformazione che stimolano la domanda di prodotti bio». Prodotti che, secondo una recente indagine della Coldiretti, nel 2005 venderanno per 5 miliardi di euro, quasi il quadruplo del fatturato attuale.

Investimenti stranieri
Le novità del settore? Roberto Pinton, direttore del bollettino online Tuttobio che solo nell?ultimo anno ha registrato un aumento degli abbonamenti del 10%, non ha dubbi: «Crescita del tessile (dai jeans alla canapa di Armani alla Naj Oleari che ha creato un centro studio sulla colorazione delle fibre tessili in modo naturale) e cambiamenti nel settore ospitalità. Oltre agli agriturismi, ormai quasi 500, ci sono gli hotel. In Val Venosta, per esempio, ha aperto i battenti il primo albergo italiano della catena tedesca Bio-hotel che dà il bollino di qualità solo se la maggioranza degli alimenti serviti è di produzione biologica. Altro indicatore importante, sono i gruppi stranieri che investono sul biologico italiano come il Pan European Fund: fondo di diritto lussemburghese che ha acquistato la maggioranza della Ki, un?azienda piemontese impegnata nella distribuzione di prodotti biologici».
Novità anche sul fronte bellezza, spiega Enrico Erba: «Sei mesi fa, al Sana di Roma, abbiamo presentato un disciplinare sulla cosmesi: ad oggi 30 aziende, tra cui la Lush, ci hanno fatto sapere di volere la certificazione bioecologica». E la ristorazione? Ci mancano ancora hotel prestigiosi come il Ritz di Londra con filetti e carta dei vini bio e McDonald?s svedesi con menu biocertificati, ma in compenso ai 141 ristoranti naturali d?Italia negli ultimi anni si sono aggiunti i primi pub che spillano birra bio fatta in casa. E se le aziende nostrane fanno ancora resistenza alla mensa bio, verso i pasti buoni e sicuri sono sempre più orientate le scuole: oggi si mangia naturale in 342 mense.

Imprenditrici under 45
A spingere il settore, rivela la Coldiretti, un plotone di giovani imprenditori: due gestori di aziende biologiche su tre hanno meno di 45 anni e nel 20,3% dei casi sono donne. Le sfide che li attendono? «Bioalleanze», risponde Rosa Maria Bertino. «Per affrontare la concorrenza delle grandi catene alimentari, i piccoli dovranno stringere alleanze tra produttori, punti vendita e distributori. Il successo del Consorzio Almaverde Bio Italia dimostra che questa strategia funziona».
Ma le sfide del settore non finiscono qua. L?indagine di Coldiretti sui bioconsumatori rivela che solo un italiano su 7 ha informazioni adeguate sui prodotti. «E visto il grande aumento di marchi che hanno fiutato le potenzialità del mercato bio», suggerisce Pinton, «bisognerà vigilare sulla qualità di tutti i prodotti con disciplinari più restrittivi». Pierluigi Stopelli auspica anche maggiori incentivi a chi sceglie produzioni con buon impatto ambientale: «Bisogna far capire ai politici che il biologico è uno strumento attraverso cui esportare la qualità italiana».

Per notizie sempre aggiornate:
www.aiab.it
www.greenplanet.net
www.bionank.it

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