Famiglia
Bimbi senza scuola mondo senza futuro
A ogni generazione i piccoli privati di educazione sono 125 milioni, e altri 150 abbandonano le lezioni.Una tragedia che colpisce soprattutto l'Africa.
Una sola generazione. Tanto basterebbe, se in tutto il mondo si andasse a scuola almeno un paio d?anni, per cancellare la parola analfabetismo dalla faccia della terra. A sostenerlo è Oxfam, la rete internazionale di ong che l?analfabetismo mondiale l?ha tradotto in cifre: 870 milioni di persone. Un adulto su quattro, insomma. Persone cui da piccoli nessuno ha insegnato a leggere e scrivere. Proprio come oggi accade a 125 milioni di bambini che non sanno cosa sia la scuola e ad altri 150, soprattutto bambine, che la abbandonano prima di scrivere correttamente il loro nome. «La maggior parte vive nei Paesi in via di sviluppo», denunciano gli esperti di Oxfam che hanno presentato la campagna ?Educazione adesso: rompiamo il circolo della povertà?. Una campagna per combattere il bassissimo livello di scolarità nei Paesi poveri che la ong ha misurato con un apposito indice di sviluppo educativo basato su tre indicatori: numero di iscrizioni a scuola, partecipazione per sesso, durata degli studi. Il risultato è una dettagliata classifica dell?ignoranza nelle nazioni in via di sviluppo. Al primo posto c?è l?Etiopia, che con una percentuale di degrado educativo pari al 67,17%, precede di molte lunghezze secondo e terzo classificato: il Niger (61,63%) e il Bhutan (60,56%). E sono una trentina i Paesi al di là della soglia del 33%, che indica un?estremo degrado educativo. Numeri da capogiro che danno un?idea di quanti bambini siano costretti a camminare chilometri e chilometri per fare lezione sotto un albero, di quanti non hanno neppure un quaderno – in Zambia la metà degli alunni – e soprattutto, scorrendo la classifica, della disastrosa situazione educativa nell?Africa subsahariana. In Tanzania per esempio c?è un libro di testo ogni venti alunni, ma un bambino analfabeta su tre nel mondo oggi è africano e ben sedici Paesi del continente sub-sahariano, che da soli rappresentano circa il 50% della popolazione tra i sei e gli undici anni, hanno ultimamente registrato un forte abbassamento delle iscrizioni scolastiche. Se le cose non dovessero cambiare, Oxfam prevede che nel 2015 saranno africani tre piccoli analfabeti su quattro: per allora infatti si conta di ridurre da 125 a 75 milioni il numero dei bambini non scolarizzati, ma di tale progresso beneficerebbe solo il resto del mondo. Eppure per estirpare l?analfabetismo basterebbe che ogni Paese investisse nell?educazione di base il 3% del suo Pil, ovvero una cifra globale pari a quattro giorni di spesa militare nel mondo, o a meno di quel che gli europei spendono in acqua minerale o in videogiochi.
Concretatamente, ecco cosa suggerisce Oxfam: privilegiare l?insegnamento elementare rispetto a quello superiore, ?dirottare? sull?educazione le spese in armamenti (quelle africane ammontano a 9 mila miliardi l?anno), ridurre o cancellare il debito estero dei Paesi in via di sviluppo, la ?nuova forma di schiavitù? che per esempio obbliga la Tanzania a versare fondi quattro volte superiori a quelli destinati all?educazione delle nuove generazioni. E i problemi non finiscono qui, perché oltre alle risorse economiche in molte parti del mondo mancano anche insegnanti adeguatamente preparati. «La qualità dell?insegnante», afferma Michael Kelly che si occupa di formare gli insegnanti presso l?Università di Zambia e che sull?argomento ha stilato un rapporto per Oxfam e Unicef, «è un punto chiave. Qui mancano le lavagne, il materiale didattico e perfino i muri. Ma tutto è secondario rispetto al bisogno di bravi insegnanti». A dimostrarlo è la Guinea equatoriale, che proprio per la scarsa preparazione e la corruzione dei suoi insegnanti ha una percentuale di degrado educativo del 48,36% (undicesima nella classifica Oxfam).
Impara come si previene la guerra
Per il terzo anno consecutivo, l?ong Movimondo ha organizzato il corso di formazione per operatori in attività di difesa dei diritti umani, prevenzione dei conflitti e aiuti d?emergenza. Il ciclo di lezioni e di esercitazioni pratiche si è concluso il 24 aprile a Roma, alla sede di Movimondo con un gioco di ruolo. Al corso hanno partecipato persone che potranno essere impiegate sul terreno in attività di difesa dei diritti umani, imparando un orientamento relativo alla cornice giuridica e politica in cui le loro attività si inseriscono. «In programma», spiega il coordinatore del programma Paolo Salvia, «c?era una giornata introduttiva sulla prevenzione e sulla risoluzione dei conflitti, in cui è stato analizzato il ruolo dei diversi soggetti. Inoltre si è cercato di dare una definizione appropriata di termini sempre più frequentemente impiegati come quelli di ?polizia internazionale?, ?ingerenza umanitaria?, ?diplomazia popolare? o ?monitoraggio dei diritti umani?». Si sono analizzati poi i diversi scenari dell?azione per la tutela dei diritti umani, dalle situazioni di conflitto, alle diverse emergenze fino ai processi di democratizzazione. Per altre informazioni: Movimondo, piazza Albania 10, 00153 Roma. Tel: 0657300330. molisv.movimondo@flashnet.it
Più e meno ignoranti
Etiopia :67,17% Bahrein :0,55%
Niger :61,63% Singapore :0,60%
Bhutan :60,56% Emirati Arabi :0,94%
Haiti :59,43% Mauritius :1,04%
Angola :56,71% Cuba :2,84%
Pakistan:53,94% Giamaica :2,91%
Ciad :53,94% Sri Lanka :3,40%
Mozambico:53,28% Tunisia :4,03%
Mali :52,70% Indonesia :4,22%
Eritrea :51,32% Uruguay :4,46%
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