Non profit
Bimbi rom, rogo dei dimenticati
Brucia baracca a Roma, Alemanno: "Colpa della burocrazia"
Quattro bambini che muoiono nel rogo di una baracca: ma sono rom e dunque la notizia conquista sì le prime pagine, ma non l’apertura dei giornali in edicola, ormai travolti dalla politica e dalle lotte di Palazzo. Per noi, oggi, è il fatto più importante del quale rendere conto nella rassegna stampa.
“Rogo nel campo rom: muoiono quattro bimbi”, titolo di taglio centrale sulla prima del CORRIERE DELLA SERA, ma solo a due colonne. Una pagina, la 19, dedicata al terribile fatto di cronaca. Due i pezzi, il primo di cronaca, a quattro mani, di Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni: “L’urlo straziante di Liliana spezza il silenzio fra i soccorritori, ancora provati per quello che hanno scoperto: i tre figli della famiglia Mircea, romeni di etnia rom, e una loro cuginetta, figlia del fratello di Mirko, morti bruciati nel rogo della costruzione fatiscente dove vivevano da un anno. L’inferno ha inghiottito Sebastian, 11 anni, Elena Patrizia (8), Raol (7), e il piccolo Eldeban (3). Nessuna speranza per loro, nessuna possibilità di salvezza, nonostante gli altri rom che abitano nella baraccopoli abbiano tentato di strapparsi alle fiamme”. Arriva Alemanno: “Ho lanciato molte volte l’allarme perché questi insediamenti venissero smantellati perché sono pericolosissimi…Una burocrazia maledetta ha bloccato per mesi il nostro Piano nomadi e ha prodotto questo. Chiederò al governo poteri speciali per i prefetti per poter costruire nuovi campi legali”. Ernesto Menicucci, nella stessa pagina, intervista Giorgio Ciardi, delegato alla sicurezza nella giunta Alemanno.
“Orrore nel campo rom, 4 bimbi muoiono bruciati”: LA REPUBBLICA dedica la foto notizia al dramma capitolino e una doppia di servizi all’interno. Riferisce Massimo Lugli: sulla via Appia, una baracca di lamiera e compensato ha preso fuoco e causato la morte di 4 bambini. La causa probabilmente la stufetta accesa per difendersi dal freddo. È avvenuto «in uno dei tanti campi rom abusivi “bonificati” a getto continuo dal Campidoglio e che tornano a spuntare, come funghi, nel giro di qualche giorno». Erdei Mircea, 42enne padre dei piccoli, racconta: «sono uscito per andare a fare la spesa e ho lasciato i bambini a dormire. Quando sono tornato al campo la baracca stava già bruciando». Storditi dal fumo acre, sono morti in pochi secondi. “«Voglio morire anch’io insieme ai miei bimbi” lo strazio del padre davanti ai corpi carbonizzati»: il dramma di Mircea ed Elena, genitori dei piccoli (hanno altri 5 figli; i 4 morti avevano padri diversi). «Io non mi muovo di qua, devo vegliare i loro corpi, devo stare vicino a loro» ripete Elena. Quanto al padre, un amico lo descrive come un gran lavoratore (è un edile ma in nero): «fa tutto per sfamare i figli, lavora come un pazzo. Tutto quello che può fare lo fa» (i bimbi andavano a scuola). Un altro vicino accusa: «venivano solo a controllarci e a chiederci i documenti, ci hanno fatto solo promesse ma nessun aiuto. Niente aiuto. Siamo isolati e abbandonati a noi stessi». Di fianco, la presa di posizione del sindaco di Roma: “E Alemanno chiede poteri speciali «Maledetta burocrazia, basta baracche»”. «Non possiamo permettere che la gente continui a vivere in baracche di plastica, dove basta un cerino che cade nel posto sbagliato per farle diventare dei forni crematori a cielo aperto». Questo per annunciare che chiederà poteri speciali: il varo del piano nomadi, annunciato lo scorso anno, sarebbe stato rallentato dalla burocrazia. «Questa è una tragedia veramente orribile per questa città: è la tragedia di questi maledetti campi abusivi. Ho lanciato molte volte l’allarme perché venissero smantellati perché sono pericolosissimi. Garantiremo assistenza ai genitori delle vittime e agli altri abitanti». Parole che trovano in qualche misura una smentita dai comitati residenti (la cui polemica è però riferita solo nella sezione locale): «Sono anni che chiediamo al Comune di sgombrare questo campo e trovare una sistemazione alle persone che vivono nelle baracche. Nessuno ci ha mai dato ascolto» dice la portavoce del comitato di quartiere Tor Fiscale: «abbiamo inoltrato varie segnalazioni, esposti, denunce. Ci siamo rivolti a ogni ufficio del Campidoglio e dei vigili urbani, ma è stato tutto inutile». Sempre solo nelle pagine capitoline, la reazione durissima del portavoce della Comunità di Sant’Egidio: «Questa tragedia è una pietra che pesa sulla coscienza di tutti noi. Occorre immediatamente trovare soluzioni per chi vive in luoghi abusivi e degradati. Non è sufficiente spendere parole contro il degrado, perché l’alternativa non può essere solo nella dispersione dei rom sul territorio e in situazione sempre più precarie».
“Incendio in un campo rom: 4 bimbi carbonizzati” è il titolo che IL GIORNALE dedica al fatto di cronaca. «Quattro bambini sono morti in un incendio divampato in una baracca in un campo rom a Roma. Secondo quanto si apprende l’incendio si è verificato in un insediamento sulla via Appia Nuova. I bimbi deceduti hanno 3, 5, 7 e 11 anni. I vigili del fuoco sono al lavoro per le operazioni di salvataggio o il recupero di eventuali altri corpi. Secondo quanto si è appreso all’interno della baracca viveva un’intera famiglia di nomadi. Sul posto anche il 118 e la polizia». Oltre alla cronaca nell’articolo si legge anche che «Il micro-accampamento abusivo di via Appia Nuova era stato censito a dicembre scorso dalla questura. In quattro baracche, vivevano circa 13 persone, tra le quali alcuni bambini. Le baracche si sono spostate per un periodo di tempo per poi tornare al punto di partenza. In una di queste, è scoppiato l’incendio che ha provocato la morte di quattro bimbi». Il sindaco Gianni Alemanno «arrivando alla baraccopoli di Tor Fiscale ha commentato: “Queste burocrazie maledette che hanno bloccato il nostro piano nomadi hanno prodotto questo effetto”».
“Inferno in una baracca. Morti 4 fratellini rom”, LA STAMPA pubblica la notizia in prima con doppia pagina di servizio all’interno. Oltre alla cronaca, il quotidiano approfondisce con un’intervista alla responsabile della comunità di Sant’Egidio per i servizi agli immigrati Daniela Pompei, che a proposito delle città italiane afferma: «Non c’è una politica per la casa per i rom, a Barcellona per esempio sono state delle case ai rom, si è scelto di trovare soluzioni durature, si sono impegnati dei fondi. Qui invece non ci sono fondi impegnati per questo e i comuni sempre di più vedono ridotte le risorse per le fasce deboli della popolazione». La Pompei parla di «un triste gioco dell’oca ai danni dei nomadi». «Spesso è capitato anche a Roma che per dare condizioni di vita degne ad alcuni, si rende la vita impossibile ad altri». Abbandonare queste persone, «cacciarle o fingere di non vederle è il modo peggiore per affrontare la situazione».
E inoltre sui giornali di oggi:
ARCORE
IL GIORNALE – Il quotidiano milanese apre in prima pagina con il titolo “Dopo le ragazze, gli idioti”, «Ieri la residenza del Cavaliere è stata presa in ostaggio da un gruppo di violenti. Feriti, arresti e scene di guerriglia. E Di Pietro soffia sul fuoco: Prendiamo la Bastiglia». L’editoriale di Luigi Mascheroni racconta: «Scontri pesanti ieri ad Arcore tra manifestanti e polizia, con assalti, cariche, corpo a corpo, agenti aggrediti, movimenti di camionette dei carabinieri. I tafferugli più intensi si sono verificati nelle strade vicine alla villa del premier, mentre alcuni giovani lanciavano pietre e bottiglie. La battaglia è durata parecchi minuti, lasciando dietro di sé alcuni feriti lievi, due fermati e un’inquietante sensazione di tensione». Spiega poi il giornalista, «L’attacco a Villa San Martino di ieri, come ogni atto violento, non è scoppiato improvviso, dal nulla. È stato innescato da una miccia lunga, accesa molto lontano. È una deflagrazione, di cui ancora non si possono conoscere la potenza e gli effetti, causata da un riscaldamento progressivo del clima sociale, una radicalizzazione estrema dello scontro politico alimentato da proclami, accuse, invettive, appelli di tutti coloro che rivoluzionari cui la Storia ha riservato un posto dalla parte del Bene, con il dito alzato e la faccia scura, si sentono sempre migliori di te, per definizione e per destino».
USA
LA STAMPA – “Bush in Svizzera? Rischia il processo”. Incalzato da gruppi per la difesa dei diritti umani, fra cui Amnesty International, l’ex presidente americano ha rinunciato a una conferenza in Svizzera sul tema della «libertà» e su invito dell’organizzazione non profit United Israel Appeal. Bush è stato contestato per aver personalmente autorizzato durante gli interrogatori la tecnica del waterboarding (affogamento simulato), considerato una forma di tortura.
CELENTANO
CORRIERE DELLA SERA – Una pagina intera, la 13, per ospitare una strana conversazione di Adriano Celentano con Beppe Grillo, dal titolo: “Chi non ruba è un cretino”. Questo, forse, il passo più significativo, nelle parole di Adriano: “la gente ha bisogno di uno SCATTO. Uno scatto che gli indichi la DIREZIONE. Quella direzione ormai remota e persa tra le pieghe di un sogno purtroppo svanito. Uno scatto che comporterebbe senz’altro dei sacrifici ma a mio parere salutari perché, pur nel sacrificio, saremmo legati l’uno all’altro nella conquista di un nuovo modo di vivere. E il motivo per cui oggi l’uomo soffre sta proprio nel fatto di sentirsi slegato dagli altri in mezzo a tanta gente. È come se tutti ci addentrassimo in un sentiero che dobbiamo per forza percorrere, senza però alcun interesse per la meta a cui esso ci porta”.
ONLUS
IL SOLE 24 ORE – “Il non profit sente la crisi: nel 2010 perdono slancio le donazioni degli italiani”. Il quotidiano di Confindustria anticipa in prima l’annuale indagine condotta da IPR Marketing sulle donazioni degli italiani alle organizzazioni non profit e pubblica l’approfondimento alla 7. E le notizie non sono positive. Nel periodo natalizio appena terminato «la quota dei donatori è scesa dal 49% del 2010 al 38%. E’ cresciuto dal 38 al 46% l’esercito di quanti offrono somme al di sotto dei 20 euro, mentre il segmento di punta, con valori compresi tra i 100 e 200 euro, si riduce dal 16 al 7%». Tra gli altri dati interessanti, la ricerca scientifica perde terreno, ma resta la destinazione preferita. In crescita gli aiuti all’infanzia e cause assistenziali. Per quanto riguarda la modalità delle donazioni, i versamenti in contanti (34%) si prendono la rivincita sugli sms ( in caduta dal 46 al 30%) mentre i bollettini postali, penalizzati dall’alt delle agevolazioni tariffarie per il maling degli enti, crollano di 20 punti, dal 48% al 28%. Il punto sulla caduta della raccolta fondi derivati dal mailing è approfondito nel pezzo “Il mailing paga il caro-tariffe postali”. Elio Silva invece, nel suo pezzo “Si può dare di più ma servono nuovi stimoli” analizza i dati in chiave futura e cerca di capire se la crisi delle fondazioni sia una flessione transitoria, oppure a lungo termine. «L’esercito dei donatori, insomma, ripiega» scrive Silva «ma non ha deposto le armi. Fa fatica a combattere, e questo dovrebbe suggerire l’opportunità di rimotivarlo anche con nuovi stimoli. Disarmante, sotto questo profilo, il fatto che il 7% degli intervistati si dichiari incoraggiato da benefici fiscali».
ECONOMIA
IL GIORNALE – Sul dibattito economico il quotidiano propone un botta e risposta tra Emma Marcegaglia e Giuliano Ferrara. Il presidente di Confindustria firma “Caro Giuliano, la frustata di Berlusconi va bene ma…” in cui spiega che «La crescita. Berlusconi l’avrebbe messa al centro della sua agenda, la Marcegaglia no, scrive Ferrara. Il presidente di Confindustria si è limitato a una “polemica periferica sulla festa con pasticcini” per l’Unità d’Italia. Vediamo i fatti. Alla Festa per l’Unità d’Italia del 17 marzo dedico una sola cifra: come è congegnata, costa 4 miliardi di euro di aggravi aggiuntivi per le imprese. Ribadisco: dobbiamo tutti lavorare al meglio per stare agganciati alla ripresa mondiale, e quei 4 miliardi sono un onere pesante. L’ha riconosciuto ieri anche Giuliano Amato, che nessuno può accusare di insensibilità all’anniversario nazionale e al suo profondo significato. Se togliamo le somme giustamente e meritoriamente stanziate dal governo per l’estensione degli ammortizzatori sociali nella crisi, 4 miliardi sono più di quanto negli ultimi due anni è stato destinato alle aziende per ricerca e investimenti. Per la crescita, fa bene e anzi benissimo Ferrara a tenere premier e governo solidamente incardinati sulla nuova agenda governativa che essa sì – è nata solo da una settimana, con un annuncio al Corriere della Sera e un’offerta di cooperazione all’opposizione che Confindustria ha salutato come positiva. C’è solo un piccolo ma innegabile particolare da ricordare. Confindustria è da fine 2009 che chiede instancabilmente che questo e solo questo- il sostegno alla crescita troppo bassa da 15 anni prima della crisi e troppo bassa ora che ne stiamo faticosamente uscendo – sia la priorità politica per governo come per opposizione. Anche qui un solo numero: se digitate su Google Marcegaglia e crescita, vi usciranno 64.900 rimandi, a dichiarazioni, relazioni e proposte». A fianco le risponde il direttore de Il Foglio con il suo “Cara Emma. Non faccia però la prima della classe”. «Sono contento che faccia la prima della classe sulla crescita, e rivendichi migliaia di strisciate su Google. Ma se vuole evitare collateralismi, Marcegaglia deve andarci piano con Giuliano Amato, persona ultrarispettabile che vuole fare risparmiare giustamente alcuni miliardi festaioli all’economia italiana per imporre però al terzo più ricco degli italiani, nel quale spero per lei siano compresi quasi tutti gli associati di Confindustria, una imposta patrimoniale bella tosta, non proprio un viatico per politiche di crescita. E, a proposito di collateralismo, vuole imporla, così ha scritto sul Corriere il 22 dicembre scorso, per dare una piattaforma di governo al Pd e al Terzo polo. Spero che Berlusconi non si distragga, non si stufi e non si metta paura di se stesso, e che raccolga le sfide di Mario Monti ( Corriere di ieri) e di Emma Marcegaglia a fare sul serio: crescita al 3-4 per cento in cinque anni, piano per il Sud, liberalizzazioni (sì, anche il minimo tariffario degli avvocati) e deregolamentazioni e riforma fiscale (il 2013 è lontano e nel lungo termine saremo tutti morti). Ci vediamo agli stati generali dell’economia e contiamo tutti su una operosa, fattiva, capace Emma. Tra l’altro, cari padroni, avete dei giornali, cosa rara nel mondo occidentale dove si usano editori non dico puri ma non proprio industriali e bancari, e la libertà di stampa in una democrazia liberale non è a Casagit o a corporazione ma il pluralismo degli editori e delle loro diverse visioni della società e della vita: perché non li usate? Sincerely yours, Giuliano Ferrara».
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