Famiglia

Bimbi nelle carceri con le mamme, appello alla Camera dei deputati

L'iniziativa, sostenuta da 14 associazioni, da 4 garanti dei diritti delle persone private della libertà e dal presidente della Conferenza dei garanti territoriali, è rivolta al presidente e ai componenti della commissione Giustizia, affinché venga ripristinato lo spirito originario della proposta di legge d’iniziativa dei deputati Serracchiani, Costa, Di Biase, Casu e Furfaro. Il modello alternativo? Il sistema delle Case famiglia protette

di Redazione

Liberare i bambini detenuti nelle carceri a seguito delle mamme. È l’appello rivolto al presidente e ai componenti della commissione Giustizia della Camera dei deputati, affinché venga ripristinato lo spirito originario della proposta di legge d’iniziativa dei deputati Serracchiani, Costa, Di Biase, Casu e Furfaro. L’iniziativa è di Cittadinanzattiva e “A Roma Insieme – Leda Colombini”, con la sottoscrizione di altre dodici organizzazioni civiche e di volontariato attive sul tema dei diritti dei detenuti (A Buon diritto Onlus, Bambini senza sbarre Onlus, Ciao Onlus, Conferenza nazionale volontariato giustizia, Conferenza regionale volontariato giustizia Lazio, La gabbianella e altri animali Aps, Associazione Loscarcere, Movimento No Prison, Redazione Ristretti Orizzonti, Associazione Sbarre di zucchero, Terre des Hommes Italia, Associazione 21 luglio), nonché di quattro garanti dei diritti delle persone private della libertà e del presidente della Conferenza dei garanti territoriali.

Attualmente la proposta di legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori” è ferma alla commissione Giustizia della Camera dei deputati, in seguito alla presentazione di una serie di proposte di emendamenti: una situazione, come si legge nell’appello, “estremamente preoccupante, sia perché rischia di aprire una nuova fase di stallo sul provvedimento, sia perché gli emendamenti depositati depotenzierebbero l’intero impianto della proposta di legge, contraddicendone finalità e motivazioni”.

La proposta di legge è nata su iniziativa dell’ex deputato Paolo Siani. Nella scorsa legislatura non aveva completato l’iter di approvazione a causa della caduta del Governo Draghi. Ora si inserisce in un percorso “di proficua e positiva collaborazione tra Parlamento ed organizzazioni della società civile, contrassegnato da una grande spinta e valenza civica che non ha mai avuto bandiere”, come sottolinea una nota di Cittadinanzattiva. “Introduce misure efficaci e ragionevoli, rimuovendo anzitutto ostacoli e limiti – di natura economica e giuridica – presenti nella normativa vigente che continuano ad alimentare il fenomeno dell’incarcerazione dell’infanzia e a produrre nuovi ingressi di bambini in carcere al seguito delle madri. Tra le più apprezzabili, le disposizioni rivolte a sostenere e promuovere il sistema delle Case famiglia protette come modello alternativo alle soluzioni detentive di madri e bambini, comprese quelle della detenzione negli Istituti a custodia attenuata per detenute madri (Icam). Da qui l’appello delle organizzazioni e dei vari soggetti che chiedono ai parlamentari di non fermare questo percorso e di recuperare lo spirito originario affinché il testo completi quanto prima l’esame in Commissione Giustizia, senza modifiche che ne tradiscano l’intento o esulino dalla esplicita finalità: ossia che i bambini e le bambine possano vivere i loro primi anni di vita con le madri, siano esse in attesa di giudizio o in esecuzione penale, in un ambiente non detentivo.

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