Formazione

Bill Gates, così ti sfiderò

“Hacker” tra i più famosi del mondo, è diventato il guru della libera circolazione dei programmi per computer. Battendosi perché ognuno possa scambiarsi e copiare tutti quelli che vuole, è riuscito a

di Federico Cella

«Allora, quante volte te lo devo ripetere? Free vuol dire ?libero? e non ?gratuito?». Il traduttore è un po? stanco dopo tanti vocaboli tecnico-informatici e compie il comprensibile errore; ma lui, Richard Stallman, da buon programmatore analitico, e in più americano, qual è, linguisticamente è molto attento: «Free Software Foundation vuol dire ?Fondazione del software libero?», il concetto su cui si basano la sua associazione di programmatori non profit e la personale ?lotta? di Stallman contro le grandi ditte produttrici di programmi sottoposti a copyright. La Microsoft di Bill Gates, ovviamente, in testa. Davide contro Golia? Sì, ma probabilmente con un finale diverso. Ci troviamo in Conchetta, il centro sociale occupato, nonché autogestito, di Milano, una volta luogo di controcultura, ora di buona cultura. Gli spazi di Cox sono gremiti all?inverosimile: l?occasione, offerta dalla rivista ?Decoder?, è di quelle che capitano una volta nella vita. E l?occasione è quella di incontrare Richard Stallman, ?cyberhippy? sulla cinquantina, decisamente rotondetto, con i lunghi capelli che forse necessiterebbero di un cambio d?olio. In realtà è uno dei programmatori di computer e un ?hacker? tra i più importanti al mondo. Un uomo che è cresciuto presso il Massachussets Institute of Technology (Mit), e che vede nell?informatica, cosa comprensibile, buona parte del futuro dell?umanità; umanità che dovrebbe, dunque, iniziare a rivendicare i propri diritti ?naturali? alla libertà di copia e di circolazione all?interno di un mondo che è sempre meno virtuale. Dal libero scambio al ?software proprietario? Era il 1970 quando Stallman diventò un programmatore presso il Mit. «Entrai a far parte di una comunità che credeva nel libero scambio del software. Quando incontravi qualcuno che aveva un bel programma, potevi tranquillamente copiartelo, magari modificarlo a seconda delle tue esigenze, o per migliorarlo, e quindi ridistribuirlo come meglio credevi. Lo spirito era quello dello scambio delle conoscenze». Ma all?inizio degli anni ?80 il clima ?comunitario? si spezzò e si diffusero sempre più i ?programmi proprietario?, cioè il software dotato di copyright, per il cui utilizzo era necessario firmare un contratto d?uso: non copiare e non distribuire. Le università iniziarono a vendere alle grandi aziende di software i programmi prodotti dai loro ricercatori. «Ma io ebbi la fortuna», racconta Stallman, «di essere vittima di questa nuova situazione ancor prima che si diffondesse a macchia d?olio. Mi ritrovai prigioniero del software di una nuova stampante della Xerox: la macchina, ingombrante da far paura ma una bomba per l?epoca, aveva il difetto di incepparsi continuamente; solo che il suo programma non mi avvisava sullo schermo del computer quando era inceppata. Una disdetta, perché ogni volta dovevo farmi due piani per andare a vedere; e questo software non lo potevo adattare alle mie esigenze – a quanti di voi è capitato con Windows, eh?! -. Seppi di un collega alla ?Carnegie Mellon? che conosceva il source code (il codice sorgente del programma, attraverso il quale è possibile modificarlo – ndr), ma mi mostrò il contratto firmato con la Xerox in cui si impegnava a non rivelare il codice. In quel momento mi resi conto che uno sviluppo in tal senso dell?informatica non era eticamente corretto, perché, se firmi, automaticamente neghi la possibilità ad altri di usare quel programma». Copyright o copyleft? Il Progetto Gnu Con lo sviluppo di nuovi computer, e l?inizio della diffusione dei ?personal? nelle case, per la gestione di questi erano diventati necessari i nuovi ?sistemi operativi? commerciali (essenzialmente Unix). Quindi al mondo dei programmatori professionali si presentò un bivio: o accettare i copyright, «e dunque salire sul carro dei vincitori, oppure sviluppare personalmente un sistema operativo che fosse di libera circolazione». Così prende vita, nell?83, il Progetto Gnu, l?idea di creare un sistema operativo ?esportabile? sulle diverse macchine, che fosse copyleft, cioè che fosse di libera circolazione e riproduzione (?left?, sinistra, è il contrario, anche e soprattutto politicamente, di ?right?, destra; ma significa anche ?lasciato, ceduto?, riferito ai diritti sul programma). Un progetto che ha trovato sbocco nell?unione con il programma ?libero? Linux, attualmente richiedibile via posta oppure ?downlodabile? da Internet (vedi box). «Quando ho iniziato questa attività, un gruppo di amici mi ha detto: se tu crei un bel ?OS? (Operating system) e ne vendi una copia, lasciando la possibilità a chi la compra di duplicarla e cederla a suo piacimento, quella sarà l?unica copia del tuo programma che riuscirai a vendere. E invece così non è: le iniziative giuste piacciono alla gente, e così ogni anno riesco a vendere abbastanza copie da guadagnare per vivere e per pagare uno staff di programmatori che prosegue nella ricerca. Il tutto senza speculare: è Bill Gates che continua, inspiegabilmente, a comportarsi come se fosse povero». E sorride, perché questa frecciatina gli è proprio piaciuta. Una via di libertà per le strade informatiche Non una rivoluzione contro il potere costituito, ma una via alternativa alle strade informatiche. Una via che non potrà risultare che vincente, secondo il guru americano. «Il copyright aveva senso anni fa, quando i libri potevano essere stampati solo dalle tipografie e i diritti erano fondamentali perché le case editrici proseguissero nel loro lavoro. Ma adesso i libri li può fare ognuno di noi, tramite il proprio pc e un buon programma di impaginazione, e delle idee, naturalmente; quindi non c?è più ragione per limitare le possibilità di produzione e diffusione». Ci vuole libertà, non catene. Anzi, tre libertà fondamentali, per la precisione: «Libertà di usare il software per migliorare la propria vita; libertà di aiutare il tuo prossimo, passandogli i programmi; infine, libertà di costruire la propria comunità, migliorando il software e procedendo, così, nell?evoluzione scientifica». E l?hacker dalla lunga barba, finita la sua stupenda dissertazione, o favola informatica, si alza e annuncia di voler presentare un suo amico. C?è un certo smarrimento nella platea, mentre il guru indossa una tunica e un?aureola dall?aspetto decisamente ?cybermistico?. Ed eccolo, il suo amico, la sua proiezione benigna in milioni di dischi fissi sparsi in tutto il mondo: «Sono Saint Ignatius, il sacerdote del software libero. Ora potete andare in pace, fratelli. Benedico il vostro computer, purificandolo dall?influenza maligna dei programmi incatenanti». Dove trovare i programmi Il regno del Progetto Gnu, così come del software gratuito o di libera circolazione, è sicuramente la Rete mondiale; tramite l?accesso a Internet è possibile ?scaricare? un?infinità di programmi per il nostro computer. Questi potranno essere shareware, ossia creati per la libera e gratuita circolazione (sono programmi completi oppure versioni dimostrative, quindi a termine, di programmi commerciali), oppure freeware, non per forza gratuiti (come il sistema operativo ?Gnu-Emacs?, che costa, per chi lo ordina, 150 dollari), ma comunque di libera circolazione. L?unica difficoltà legata a questi programmi può essere dovuta soltanto alla ?velocità? di scaricamento. Il sito ufficiale del Progetto Gnu, con tutte le specifiche del caso, si trova all?indirizzo: www.gnu.ai.mit.edu/. Le diverse componenti del sistema operativo e delle sue applicazioni, sono invece ?downlodabili? al sito: ftp://prep.ai.mit.edu/pub/gnu/. Per quanto riguarda gli altri programmi, ve ne sono a migliaia tra antivirus, sistemi di video-scrittura, utilità e giochi per qualsiasi sitema operativo. Per non perdersi durante la navigazione, conviene collegarsi a degli indici guidati per la ricerca del software che interessa: headlines.yahoo.com/zddownload/software/ è uno degli indici più semplici; altri più ricchi sono, per esempio: filepile.com/nc/start (più di 60 milioni di file), www.filez.com/ o, ancora, www.jumbo.com/.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA