Economia

Bilancio sociale: poca vetrina, tanta sostanza

Attualità. Caratteristiche e rischi del rendiconto più innovativo.

di Daniele Scaglione

Due anni fa le persone che morivano nella propria casa erano la metà di oggi. È grazie al nostro lavoro di assistenza domiciliare che molti anziani non hanno più bisogno di essere ?ospitalizzati?, nell?ultimo periodo della propria esistenza». A dirmi queste parole, dieci anni fa, era la presidente di una cooperativa di tipo A operativa in Val Chisone, non molto lontano da Torino.
In effetti è facile convenire che chiunque preferisce stare nella propria dimora anche – se non soprattutto – negli ultimi giorni della sua vita. La cooperativa in questione aveva permesso che ciò accadesse, garantendo quell?assistenza che ha consentito a decine di anziani di rimanere a casa. Ne aveva risparmiato la sanità pubblica, ma il beneficio più rilevante era però quello che ne ricavavano i pazienti e le loro famiglie.

Obiettivo: utilità
Come si può rendere conto di risultati del genere? In questo caso la cosa sembrava semplice, grazie alla disponibilità delle statistiche da parte della presidente. L?aumento della percentuale degli anziani deceduti nella propria casa, e la corrispondente diminuzione di quelli morti in ospedale, aveva una chiara relazione con l?avvio dell?attività di assistenza domiciliare.
Ma spesso la faccenda è più complessa. Rendere conto del proprio operato è indispensabile, anche se talvolta non è molto semplice. Nel caso della cooperazione sociale, la difficoltà consiste nell?illustrare i risultati di un?attività in cui la dimensione principale non è quella economica. Se per un?impresa ordinaria la finalità è il profitto, e le ripercussioni sul piano sociale delle sue attività sono degli ?effetti collaterali? – che pure le aziende stanno prendendo sempre più in considerazione, come dimostra il dibattito sulla responsabilità sociale – per noi la situazione si ribalta: la tenuta dei conti è solo la pur indispensabile condizione per raggiungere il nostro fine di essere utili alla comunità in cui operiamo. Si capisce come rendicontare l?attività di una cooperativa sociale non sia semplice, e ancor più complesso sia farlo per l?azione di Federsolidarietà nella sua globalità.
Solo che il misurare «quanto siamo stati utili» può essere complicato. La cooperazione sociale ha dalla sua numeri confortanti in termini di crescita dell?occupazione, che spesso riguarda soggetti svantaggiati o comunque con poche carte da giocarsi sul mercato del lavoro. Un contributo, questo, la cui utilità sociale è evidente e quantificabile.

Un?occasione di confronto
Ma vi sono altre dimensioni cruciali su cui una cooperativa sociale deve saper misurare l?impatto di ciò che realizza. Si pensi a una cooperativa attiva nell?ambito carcerario: come quantificare il beneficio fornito ai singoli detenuti, alle loro famiglie, agli operatori delle strutture penitenziarie, alle istituzioni scolastiche e alle associazioni di volontariato che eventualmente vi ruotano intorno?
Gli esempi potrebbero essere molti, ma l?esigenza è unica: favorire la circolazione di quelle informazioni necessarie per mantenere vivo il confronto con la comunità in cui si opera. La cooperazione sociale, più che altri tipi di imprese, trae la sua ragione di vita nel radicamento sul territorio.
La presentazione del bilancio sociale non deve allora essere un modo per far vedere «quanto siamo stati bravi», ma l?occasione di un confronto e dibattito con i soggetti che più o meno direttamente sono coinvolti in ciò che la cooperativa realizza.
Solo così questo ?rendiconto non economico? – che deve per forza essere semplice e comprensibile – potrà rivelarsi uno strumento utile alla cooperazione sociale per essere sempre più al servizio della propria comunità.

Cgm: i nostri punti forti
Per il Consorzio nazionale della cooperazione sociale Gino Mattarelli (Cgm) il bilancio sociale si caratterizza fin dalla sua denominazione specifica; si parla infatti di «bilancio di responsabilità etica e sociale» per sottolineare che la socialità dell?agire di una coop sociale non è strumentale al mantenimento del profitto, ma è orientata, a priori, dai valori sociali nel soddisfacimento dei bisogni della comunità espressi dai portatori di interesse. Per una cooperativa sociale il bilancio sociale è soprattutto strumento di gestione, oltre che di comunicazione e di legittimazione sociale.

1.Processo e strumento sono connessi
Secondo la proposta di Cgm la prima parte è rappresentata dalla politica che riguarda appunto il processo: la responsabilità in carico all?assemblea, la costruzione di un gruppo di lavoro, l?individuazione dei portatori di interesse, il loro coinvolgimento, le modalità per una costruzione partecipata del documento. Processo e strumento sono strettamente connessi; le scelte che caratterizzano il primo influiscono sul contenuto del secondo.

2.L?identità di una organizzazione
La seconda parte, l?identità dell?organizzazione, evidenzia l?essere di una cooperativa sociale quindi la sua storia, la missione, le scelte strategiche, la rete, l?assetto organizzativo.

3.Mappa dei portatori di interesse e valutazione
La terza (e quarta) parte evidenzia le relazioni della cooperativa con i vari portatori di interesse. Partendo dalla mappa di questi ultimi (terza parte) si forniscono una serie di informazioni rilevanti individuate da Cgm attraverso sei aree specifiche di valutazione: valorizzazione delle risorse umane, gestione democratica e partecipazione, collaborazione e integrazione alla rete, funzionamento e risultati di esercizio, comunicazione e trasparenza, soddisfazione e benessere (quarta parte).
Simone Franchin

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