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Bilancio di missione: se non lo spieghi, non sei sociale.

Non è solo uno strumento di comunicazione, ma di gestione. Soprattutto per il non profit. Che però deve usarlo meglio.

di Redazione

Per lo sviluppo delle aziende non profit, comunicare al pubblico attività e risultati ottenuti è essenziale. Lo è nei rapporti con donatori e finanziatori, che possono verificare la bontà della scelta effettuata. Ma anche dipendenti, volontari, pubblica amministrazione e comunità hanno interesse per queste informazioni. Il normale bilancio d?esercizio non assolve questo compito: il conto economico, attraverso la contrapposizione di ricavi (donazioni, trasferimenti dagli enti pubblici, pagamenti di servizi) e costi, evidenzia un avanzo o un disavanzo di gestione che poco o nulla dice dell?efficienza e dell?efficacia con cui le risorse sono state utilizzate. Inoltre, il bilancio d?esercizio non è in grado di dare conto della complessità delle attività, dei benefici per gli utenti, del grado di perseguimento della mission aziendale. Ecco perché un crescente numero di enti non profit elabora il bilancio sociale o il bilancio di missione. Si tratta di un documento ricco di informazioni, ma che può essere realizzato anche da enti di piccole dimensioni. Redigono il bilancio sociale: centri di assistenza al volontariato, ong per la cooperazione allo sviluppo, fondazioni d?impresa, banchi con fini di assistenza, enti di assistenza sanitaria. Il cuore della questione sta negli indicatori di performance sociali, che sono di tre categorie: gli indicatori di input (quantità e qualità delle risorse umane, tecniche e finanziarie impiegate), quelli di output (risultati immediati dell?attività aziendale: numero delle dimissioni, delle giornate di servizio, di iniziative) e di outcome, che evidenziano gli effetti prodotti nel medio termine dall?azione dell?ente non profit. Gli indicatori economici possono riportare le fonti di provenienza delle entrate, la suddivisione dei costi, il rapporto tra costi utilizzati per la realizzazione dei progetti e costi di struttura. Si pensi a quest?ultimo indicatore: uno dei problemi di un?organizzazione non profit è destinare le risorse ad assolvere la propria missione, e non consumarle all?interno per il funzionamento della struttura. Ma il bilancio sociale contribuisce a innalzare la cultura manageriale dell?ente che – al di là di ogni pregiudizio – è condizione per un più pieno raggiungimento della propria missione. Molti sono i benefici che un ente non profit può trarre dal bilancio sociale. Nei confronti dei soggetti esterni, può innalzare la credibilità e l?immagine dell?organizzazione, attribuire maggiore efficacia all?azione di fund raising, determinare i vantaggi nei confronti degli altri enti non profit, attrarre dipendenti e volontari, costituire uno strumento di dialogo con la pubblica amministrazione, contribuire alla soddisfazione dei donatori. Nei confronti dei soggetti interni, può migliorare le scelte di gestione, sviluppare una metodologia per la raccolta di informazioni sulle performance sociali e ambientali, incrementare la consapevolezza del contributo fornito alla società. Il bilancio sociale, quindi, oltre a svolgere una funzione comunicativa, diventa strumento di gestione. di Mario Molteni docente di Economia aziendale all’università Cattolica di Milano


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