Economia
Biggeri: «Tobin Tax, stavolta ci siamo»
La proposta per rivedere la Tobin Tax prevede la tassazione dei derivati. «Finalmente la politica ha mirato all'obiettivo giusto», dice il presidente di Banca Etica.
«Sono favorevolmente sorpreso». Così si dichiara Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, all’uscita dalla conferenza stampa di presentazione dell’Intergruppo per la finanza sostenibile che si è tenuta oggi a Montecitorio. Biggeri è stato uno dei più attivi (e accesi) animatori del dibattito sulla Tobin Tax, che poi ha fatto da motore alla campagna Zerozerocinque, e il primo a lanciare l’allarme sulla “truffa” della legge approvata lo scorso dicembre, una Tobin Tax all’italiana, che non andava a colpire la vera zona grigia della finanza, quella dei derivati.
Biggeri, l’Intergruppo parte dunque col piede giusto?
Devo dire che non me l’aspettavo. Spesso quando la politica italiana affronta l’argomento Tobin Tax, non va mai al cuore della questione: tassare i proventi da speculazione. Invece, l’impianto della modifica di legge che l’Intergruppo ha anticipato oggi – non c’è ancora un testo ufficiale, non è stato ancora completato l’iter – è un grandissimo passo avanti. E molto concreto. Tre i punti qualificanti: viene finalmente prevista l’applicazione sui derivati, che è il punto discriminante. Poi, viene posta come norma transitoria rispetto alle decisioni in sede Ue. Se insomma l’Europa emana normative riguardo alla tassazione sulle transazioni finanziarie, la legislazione italiana è tenuta ad adeguarsi. Ed è una cosa buona, perché già diversi paesi europei hanno legislazioni più avanzate su questo tema. Terza cosa, si propone l’esenzione dall’imposta su depositi titoli inferiori ai mille euro, che era una tassa assurda introdotta appunto dalla legge dello scorso dicembre, e che penalizzava per esempio i piccoli azionisti delle realtà cooperative.
La politica comincia insomma a “dialogare” in modo concreto con la finanza?
Bè, se partiamo dal presupposto che sono stati proprio i guai causati dalla finanza a costringere l’intero Paese, e quindi la politica, a rivedere sostanzialmente l’impianto dello stato sociale, mi pare anche giusto che a un certo punto la politica prenda posizione, e richiami la finanza a tornare al suo dovere.
Che sarebbe?
Dare ossigeno all’economia reale. Stando alle regole attuali, in nessun modo a un investitore conviene investire sull’economia produttiva, e tanto meno sulle realtà del Terzo settore. Se guardiamo alla convenienza economica, è ovvio che tutti puntino sui prodotti finanziari speculativi.
Come risponderà la finanza a questa mossa?
Oggi, oltre a noi di Banca Etica e a Federcasse, al tavolo era presente anche Banca Prossima, che è una banca del Gruppo Intesa Sanpaolo, il più grande gruppo bancario e finanziario italiano. Insomma, non è più solo il solito drappello dei maniaci della finanza etica carichi di buone intenzioni…
Ci sono garanzie che questo primo passo diventi un cammino, e porti magari a un risultato concreto?
Garanzie penso che nessuno possa darle, però io sono ottimista. Innanzitutto perché il primo firmatario di questa proposta di legge è Giulio Marcon, che conosce molto bene la materia, che ora è in politica ma fino a ieri è stato uno dei motori della campagna Zerozerocinque, e ha tutte le competenze per produrre un buon elaborato che sia compatibile con tutte le esigenze, non sia solo un manifesto di principio, ma che non ha prospettive reali. Poi, altro aspetto positivo, dell’Intergruppo fanno parte in modo uniforme rappresentati di tutti gli schieramento, di Governo e opposizione , e mi pare di aver registrato una certa coesione su questi temi. Ora non ci resta che attendere dicembre, e vedere se davvero questo articolato entrerà Dpef. Certo, poi bisognerà attendere i decreti attuativi, e tutto potrà cambiare. Però posso dire che quella di oggi è stata una giornata importante.
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