Salute

Big del farmaco equivalente premia i volontari

Award di Teva per il contributo all'umanizzazione delle cure a tre realtà impegnate accanto ai malati di tumore e alle loro famiglie. Riconoscimento anche all'Istituto Tumori di Milano. A sceglierle i dipendenti italiani della multinazionale israeliana. L'a.d. D'Alissac: "Importanti percorsi di accoglienza e sostegno, in grado di mostrare ai pazienti empatia, umanità, dignità e compassione"

di Giampaolo Cerri

Oncologia e assistenza ai pazienti, anche pediatrici: operano in questi ambiti i vincitori del premio Humanizing Health Awards 2021 di Teva Italia, leader dei farmaci equivalenti e biologici nel nostro Paese.

La società, nel luglio scorso, aveva lanciato l’idea di premiare il lavoro di umanizzazione svolto in ambito sanitario da enti senza scopo di lucro, per migliorare il percorso terapeutico dei pazienti, chiamando al "voto" i propri dipendenti.

La scelta della società israeliana, resa nota a fine gennaio un tweet, è ricaduta su una realtà che, a Milano, Pavia e Taranto, si occupa di advocacy e diritto alla salute ma anche di sostegno psicologico in ambito oncologico pediatrico, come Fondazione SoleTerre; su una che, con base nel Potentino, è impegnata in molti progetti di sostegno ai pazienti, in Italia e nel Congo, come la Fondazione Rosangela D’Ambrosio, e una onlus milanese nota per l'assistenza domiciliare e nelle cure palliative, come Ama la Vita, e che è costituita dal personale dell’oncologia medica degli ospedali San Carlo e San Paolo. Con loro anche l’Irccs Istituto tumori di Milano, che è un ospedale vero e proprio anche se con status di non profit.

Queste quattro realtà riceveranno da Teva una donazione, il cui importo sarà reso noto il giorno della premiazione, il 15 marzo prossimo.

“Da sempre la nostra mission è quella di aiutare le persone a sentirsi meglio, non solo producendo farmaci di qualità accessibili per tutti, ma anche sostenendo le iniziative che aiutano i pazienti nei loro percorsi di cura”, aveva detto, presentando l’iniziativa l’ad di Teva Italia, Hubert Puech d’Alissac, “Essere paziente può essere difficile e destabilizzante", aveva proseguito l'a.d., "oltre a dover affrontare i tanti problemi legati alla malattia, dipendere da altre persone per la propria salute può far sentire il paziente impotente, con un conseguente forte impatto negativo sulla sua dignità. L’ambiente di cura dei pazienti è molto importante. Gli ospedali e le altre strutture sanitarie", aveva concluso, "hanno spesso un aspetto molto clinico e poco accogliente. In questi casi, quindi, diventano ancora più importanti percorsi di accoglienza e sostegno, in grado di mostrare ai pazienti empatia, umanità, dignità e compassione”.

Foto di Peter Boccia on Unsplash

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