Ben 18 milioni di italiani possono potenzialmente, utilizzare auto, motorini e bici condivise grazie ai numerosi servizi di sharing disponibili in molte città, secondo i dati del secondo rapporto dell’ Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, l’ente inaugurato nel settembre 2015, promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, la piattaforma di collaborazione tra istituzioni pubbliche e private, operatori di mobilità condivisa e mondo della ricerca.
Il precedente rapporto è uscito nel 2016 delineava, nella sua prima edizione una tendenza interessante
Sono 357 i servizi sparsi sul territorio italiano al 31 dicembre 2017, ripartiti con una netta maggioranza nelle regioni del nord Italia, 58% dei servizi totali, il 26% diffusi nelle regioni del Mezzogiorno, il 15% al centro e l’1% di servizi attivi su scala nazionale.
L’importanza della tecnologia
I servizi di mobilità condivisa sono nati prima degli smartphone e addirittura prima del web ma è grazie alla rete e all’innovazione tecnologica si sono diffusi e evoluti.
I nuovi servizi di mobilità condivisa saranno in grado di diffondersi e svilupparsi a livello di massa – tanto nella grandi città come Milano, dove si registra la penetrazione più intensa in Italia, che a maggior ragione nelle altre realtà italiane, solo se parte di un nuovo modello di mobilità basato sull’accesso ai servizi condivisi, integrati tra loro.
Dei 357 servizi di mobilità condivisa censiti dall’Osservatorio e riferiti al 2017, ben il 76% del totale è rappresentato da servizi di bikesharing, confermando l’Italia come il paese europeo con il più alto numero di servizi attivi in questo settore.
Segue il carsharing con percentuali intorno al 10 per cento. I servizi di carpooling erano invece il 3% del totale alla fine del 2017, considerando però che la maggior parte delle piattaforme di ridesharing hanno una copertura territoriale nazionale e non necessitano di una replicabilità su scala locale con servizi territoriali dedicati. Ancora di nicchia invece lo scootersharing con 3 servizi attivi alla fine dello scorso anno.
- Carsharing: 1.000.000 gli iscritti, 24% le auto elettriche, 62 milioni i km percorsi nel 2017
- Bikesharing: 39.500 le bici condivise nel 2017 in 286 sistemi
Numeri positivi anche prendendo in considerazione i singoli settori, con l’aumento del numero di servizi messi a disposizione dei cittadini nel triennio 2015-2017: carsharing +12%, bikesharing +35%, carpooling +20%, aggregatori e journey planner +29% e scooter sharing passati da 1 servizio nel 2015 ai 3 servizi del 2017. Alla fine del 2017, la flotta italiana dei veicoli in condivisione ammonta a circa 47.700 unità, di cui l’83% sono biciclette, il 16% automobili e l’1% scooter.
Una ripartizione percentuale diversa da quella che si presentava soltanto un anno prima quando il bikesharing contava il 68% di tutta la flotta condivisa circolante mentre il carsharing e lo scootersharing valevano rispettivamente con la loro flotta il 29% e il 3%.
Resta molto da fare
Gli italiani che avrebbero potenzialmente la possibilità di usufruire di almeno un servizio di mobilità condivisa sono il 28% della popolazione italiana, che non sono pochi ma sono residenti in soli 278 Comuni, ovvero il 3% dei circa 8 mila Comuni esistenti.
La segmentazione per fascia di popolazione dimostra invece che il 78% delle amministrazioni comunali con almeno un servizio di sharing mobility sul proprio territorio ha una popolazione inferiore ai 60 mila abitanti, soprattutto per effetto dei piccoli sistemi di bikesharing che servono altrettanto piccoli Comuni (il 40% ha una popolazione inferiore ai 5 mila abitanti).
D’altra parte però sono presenti nella lista anche tutti i Comuni italiani con popolazione superiore ai 250 mila abitanti, che da soli assommano 9,2 milioni di italiani con accesso potenziale almeno ad un servizio di sharing mobility.
Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, più della metà dei Comuni risultano concentrati nelle regioni del nord, il 30% esatto nelle regioni del sud Italia e il rimanente 12% nelle zone del centro, con una distribuzione della popolazione interessata rispettivamente pari al 46%, 26% e 27%.
Veicoli elettrici condivisi in aumento
L’Osservatorio fa notare come continui a salire in termini assoluti anche il numero di veicoli a zero emissioni, soprattutto grazie ai servizi di auto,bici, motorini condivisi 100% elettrici arrivati nelle città italiane. Il numero di veicoli elettrici è cresciuto di 3,5 volte in tre anni, passando dai circa 620 mezzi del 2015 ai 2.200 circa del 2017, rappresentando nel 2017 il 27% degli scooter e delle automobili in condivisione e circolanti sulle strade italiane.
Il Manifesto per la mobilità condivisa
Il Rapporto viene in aiuto ai Comuni che volessero recuperare il tempo perduto e far tesoro dell’esperienza maturata fino a qui.
L’obiettivo per i sistemi di sharing mobility è diventare competitivi rispetto allo spostamento da porta a porta offerto dall’auto privata offrendo un’unica soluzione di viaggio composta da più spostamenti elementari, garantendo all’utente un’unica interfaccia per l’acquisto, il pagamento, il flusso informativo e la raccolta dei feedback.
Ma l’integrazione o co-modalità, ovvero la scelta di spostarsi sempre con il mezzo migliore rispetto alle proprie esigenze, può realizzarsi non solo lungo lo spazio, combinando più modalità in un unico spostamento dal punto A al punto B, ma anche nell’arco del tempo.
Questa condizione si realizza quando un individuo che compie ciclicamente nell’arco della settimana diversi tipi di spostamento, usa singolarmente – e di volta in volta – servizi di mobilità sempre diversi, a seconda delle esigenze.
Questo tipo d’integrazione verrà ulteriormente favorita quando sarà possibile acquistare dei cosiddetti “bundle” o pacchetti di mobilità ad una tariffa omnicomprensiva a tempo/a distanza come già accade, grazie alla piattaforma Whim, ad Helsinki e Londra.
All’interno di questi pacchetti di mobilità possono trovare spazio tanti tipi di servizi di mobilità differenti (taxi, bus, metro, carsharing…) che l’utente può usare in funzione delle esigenze, così come fa oggi un utente con un piano telefonico in cui siano inclusi traffico dati, sms, voce.
La mobilità del futuro nelle città è multimodale e integrata. I veicoli sono della giusta taglia, condivisi e a zero emissioni. Questi principi guidano le decisioni dei policy maker e degli takeholders per un risultato migliore per tutti
Osservatorio Nazionale Sharing Mobility
Manifesto dei principi della mobilità condivisa per città vivibili
1. Pianifica le città insieme alla mobilità
2. Muovi le persone non le macchine. Incoraggia l’uso efficiente dello spazio e dei veicoli
4. Coinvolgi gli stakeholder nelle decisioni
5. Progetta l’accessibilità per tutti
6. Punta ad una mobilità a zero emissioni
7. Trova un pedaggio che sia equo
8. Moltiplica il vantaggio collettivo attraverso gli open data
9. Promuovi l’integrazione e la connessione
10. I veicoli autonomi devono essere condivisi
Per scaricare il rapporto di 80 pagine, coordinato da Massimo Ciuffini vai sul sito della Fondazione per lo Sviluppo Sostenbile
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