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Biccari, lettera al «sindaco per sempre»

I cittadini del centro nella Daunia pugliese scrivono al loro sindaco una lunga lettera, leggendogliela di sorpresa nella piazza riunita per la festa patronale. Un ringraziamento lungo tre mandati anche da chi è stato all'opposizione ma che ha visto crescere Biccari, in provincia di Foggia, oggi diventato un esempio di innovazione sociale

di Gabriella Debora Giorgione

la sera della festa patronale è sempre un’emozione. Per tutti, ma soprattutto per i sindaci. Quest’anno a Biccari c’è stato un fuori programma. Mentre la banda musicale suonava a festa, una bambina prende il microfono e legge una lettera scritta dai biccaresi a Gianfilippo Mignogna che dopo tre mandati consecutivi è alla sua ultima festa patronale da sindaco del piccolo comune in provincia di Foggia.
La piccola Lucianna D’Imperio legge forte e chiaro, scandisce bene le parole mentre la piazza stracolma fa silenzio.

Hai fatto da sottile filo invisibile che è riuscito a tenere insieme gli amministratori, i dipendenti e i cittadini

– Lucianna D’Imperio

«Nel 2009 eri poco più di un giovane trentenne che decise di mettere al servizio del proprio paese tutto il suo entusiasmo e la sua competenza per cercare di cambiarne le sorti. Hai composto la tua squadra, hai fatto da sottile filo invisibile che è riuscito a tenere insieme gli amministratori, i dipendenti e i cittadini che a vario titolo si sono voluti impegnare per realizzare qualcosa per il proprio paese», comincia a leggere Lucianna.

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Nella lettera si ricordano «i sacrifici familiari» che un sindaco è costretto a fare per dedicarsi alla propria comunità perché si sa, e qui la voce di Lucianna diventa quasi adulta «Biccari è così: è uno stato d’animo, ti prende e ti rapisce a vita. Oggi per esempio in questa piazza ci sono tantissimi biccaresi che per lavoro o circostanze di famiglia si trovano costretti a vivere altrove, ma che sentono forte il richiamo del proprio paese natio che inevitabilmente li fa tornare “pecché Biccar è semb Biccari!”», conclude Lucianna in dialetto.


Ma si ricorda anche che Mignogna non ha «voluto cambiare volto alla montagna», preservando l’ecosistema ambientale del lago e del bosco che oggi sono diventati un patrimonio ambientale che nell’ultima estate ha portato a Biccari 1.300 ospiti che hanno dormito nel bosco dauno ed hanno scelto di vivere un’esperienza straordinaria a contatto con la natura, in una casetta sugli alberi nel parco avventura oppure nella Bubble room sul lago: «Un numero enorme che è solo uno degli indicatori di tutto quello che succede in montagna e in paese in termini di arrivi, presenze, pernottamenti, consumazioni. Soprattutto è un numero che ci racconta di una piccola destinazione montana in continua crescita, di economia e lavoro, di tante opportunità in più per tutta la filiera dell’ospitalità biccarese e il suo indotto. Quando le straordinarie risorse di un territorio incontrano visioni lunghe, idee coraggiose, passioni forti, si aprono traiettorie incredibili e dove “non c’era niente”, inizia ad esserci», dice Mignogna.

Emilio Casalini in visita ad una Bubble room nel bosco di Biccari (foto concessa dal sindaco Mignogna a VITA)

Tra i firmatari della lettera anche chi ha dissentito dalle scelte di Mignogna, ma che ne ha riconosciuto «L’impegno caratterizzato da passione, spirito di servizio e amore» per il piccolo comune.
Quello del “patrimonio immateriale” dei sindaci è un tema molto sentito: dopo tre mandati, un amministratore ha acquisito competenze, conoscenze, esperienze, capacità che costituiscono un capitale umano e sociale al quale una comunità, ma anche la politica, non dovrebbe rinunciare.
«Oltre all’onore di aver guidato la mia Biccari, questi tre mandati sono stati una responsabilità che non cesserà perché se si è stati sindaci si continua ad essere punto di riferimento per i propri concittadini», dice Gianfilippo Mignogna.
Anche Lucianna concorda, insieme a tutti i biccaresi che concludono la lettera sottolineando che «‘U Sinnache rumane ‘u Sinnache pe’ semb’», il sindaco resta sindaco per sempre.

Foto: archivio VITA/Gabriella Debora Giorgione


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