Politica
Bicamerale: via libera al Piano Infanzia
La Commissione Bicamerale Infanzia ha dato parere favorevole allo schema del Piano d'Azione per l'Infanzia 2016/17. Fra le osservazioni, il pressing per la definizione dei LEP e la nomina di un unico referente politico per l'infanzia. Ma anche l'importanza delle mense scolastiche e la definizione di requisiti uniformi a livello nazionale per le comunità di accoglienza.
Il 12 gennaio la Commissione Bicamerale Infanzia ha dato parere favorevole allo schema per il IV Piano Infanzia per il biennio 2016-2017, di cui è stata relatrice Vanna Iori, approvato in via preliminare dall’Osservatorio nazionale infanzia il 28 luglio 2015 e assegnato alla Commissione il 19 novembre scorso. Il Piano d’azione precedente, il terzo, era relativo al biennio 2010- 2011: un ritardo dovuto alla mancata ricostituzione dell’Osservatorio, avvenuta solo a giugno 2014. (Qui l'intervista alla vice-presidente Sadra Zampa sul 2016 dei bambini).
Il Piano è il risultato di un lavoro coordinato tra i 50 componenti tutti soggetti rappresentanti di realtà che si occupano dell’infanzia e comprendente gli studiosi ma anche gli Enti che concretamente conoscono e gestiscono i servizi (Ministeri, Regioni, Enti locali, esperti, garanti, studiosi). I componenti dell’Osservatorio si sono suddivisi in quattro gruppi di lavoro, riferiti alle tematiche ritenute prioritarie: contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie; servizi socio educativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico; strategie e interventi per l’integrazione scolastica e sociale; sostegno alla genitorialità, sistema integrato dei servizi e sistema dell’accoglienza.
«Le proposte formulate sono condivisibili, articolate per schede operative e fornite di stime sui costi. Tuttavia la clausola di invarianza finanziaria, recata nel Piano, demanda ogni vera scelta alle decisioni di finanza pubblica, facendo sì che il provvedimento in esame si possa considerare una mera dichiarazione di intenti», ha detto però Michela Brambilla, presidente della Commissione, ricordando come – secondo quanto risulta da un recente studio dell’Autorità Garante – nel 2014 la spesa diretta per l’infanzia e l’adolescenza è stata pari allo 0,7 per cento del bilancio, cioè lo 0,2 per cento del Pil: 398 euro l’anno per ogni bambino o ragazzo.« L’altro tema sul quale ha ritenuto di chiedere un’integrazione del parere è quello della governance: «il report citato contiene anche una mappatura delle istituzioni centrali competenti in materia di infanzia e adolescenza: il Garante ne ha contate 239. È un sistema troppo frammentato».
Nel parere della Commissione si parla della «necessità di una governance unitaria che coordini e raccolga progetti, buone pratiche, esiti di monitoraggio, erogazione di risorse», di «pianificazione integrata fra il sistema sociale e sanitario della giustizia minorile, della scuola e del sostegno al reddito, al fine di porre in essere interventi in grado di rispondere ai bisogni dei bambini e delle famiglie, anche attraverso l’adozione di modelli di welfare generativo».
Ecco capitolo per capitolo le osservazioni della Commissione.
1. Linee di azione a contrasto della povertà dei bambini e delle famiglie
Posto che il contrasto alla povertà dei minori è «obiettivo strategico» del Piano d’azione, si raccomanda che l’azione del Governo «ponga l’accento sulla multidimensionalità», si ricorda che questo obiettivo «non può prescindere dal rafforzamento del sistema educativo per il contrasto del disagio sociale», si parla di «investendo nei servizi di educazione e accoglienza per la prima infanzia e di sostegno alla genitorialità, per un accompagnamento all’inclusione attiva del nucleo familiare con presa in carico globale delle fragilità familiari».
In questo capitolo molto spazio è dedicato alla scuola, che «può contrastare l’abbandono precoce degli studi, che colpisce l’Italia molto più di altri paesi UE». Come? «Offrendo sostegno materiale attraverso le mense e la somministrazione di pasti adeguati; la mensa assume rilievo fondamentale in contesti territoriali fortemente deprivati economicamente e socialmente, contrastando la povertà alimentare degli alunni». Inoltre la scuola offre occasioni di «la permanenza per parte della giornata in ambienti più salubri di quelli in cui spesso i bambini svantaggiati vivono, la possibilità di socializzazione, la fruizione di eventuali servizi di assistenza e sostegno degli enti locali o delle ASL». Quella che la Bicamerale «incoraggia» è dunque una «scuola aperta al territorio, che sia luogo di riferimento per l’aggregazione sociale, luogo di scambio tra studenti, realtà associative e famiglie soprattutto per lo sviluppo delle competenze, l’inclusione sociale e il dialogo interculturale».
2. Servizi socio-educativi per la prima infanzia e qualità del sistema scolastico
Si esprime «la necessità dell’omogenizzazione del titolo di studio per l’accesso alla professione di educatrice/educatore, individuando adeguati percorsi di livello universitario, ed armonizzando i percorsi di studio per l’accesso alla professione di insegnante della scuola, all’interno del sistema 0-6».
3. Strategie e interventi per l’integrazione scolastica e sociale
Si rileva l’esigenza di porre maggiore attenzione alla necessità di una visione positiva della diversità nella quale differenti competenze culturali o linguistiche, si segnala l’importanza di attivare adeguate risorse per l’educazione alla vita emotiva e all’affettività, si pone al centro dell’azione politica e programmatoria anche l’accoglienza dei minorenni non accompagnati (MNA), da affrontare con un approccio che non sia puramente emergenziale, ma prevedendo percorsi finalizzati all’inclusione nel tessuto sociale attraverso istruzione e formazione.
4. Sostegno alla genitorialità, sistema integrato dei servizi e sistema dell’accoglienza
Si auspica un maggiore sostegno alla genitorialità, che appare quanto mai urgente a causa delle rilevanti trasformazioni della famiglia e della società. «Sostenere la genitorialità implica alcune azioni che appaiono prioritarie ed urgenti: interventi e servizi di cura e sostegno alla quotidianità e di promozione delle competenze genitoriali, per riconoscere e implementare le risorse, accogliere e prevenire le fragilità; riorganizzare/implementare il sistema locale dei servizi di prossimità e degli interventi di sostegno per garantire risorse uniformi, stabili a tutte le famiglie secondo il principio delle pari opportunità; favorire il recupero delle relazioni familiari disfunzionali tramite la valutazione e cura dei genitori maltrattanti; organizzare l’accompagnamento giudiziario delle vittime; promuovere la piena attuazione dei diritti del minorenne in stato di potenziale di abbandono, in tema di adozione nazionale ed internazionale; rafforzare percorsi di accompagnamento e di sostegno appropriati e integrati nell’ambito dell’iter adottivo; sostenere la diffusione e la valorizzazione delle linee di indirizzo per l’affidamento familiare». In particolare sui minori fuori famiglia «occorre riordinare e qualificare il sistema di accoglienza dei minorenni allontanati dalla famiglia di origine, creando un sistema stabile di monitoraggio di quelli collocati in comunità di accoglienza e riordinando le tipologie delle comunità di accoglienza che li accolgono e individuando requisiti uniformi a livello nazionale».
In aggiunta, la Commissione ha fatto otto osservazioni, fra cui la necessità di «un impegno strutturato per la definizione dei LEP come premessa per un finanziamento stabile della spesa per i bambini e gli adolescenti, rafforzando anche la vigilanza sulla concreta traduzione operativa delle azioni indicate» e «la nomina nell’esecutivo di un referente politico per l’infanzia che coordini l’azione del maggior numero possibile di istituzioni centrali con competenze in materia, in attesa di un indispensabile intervento di riordino della governance».
Foto Matt Cardy/Getty Images
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