Welfare

Bhopal, 8 condanne per il disastro

Tra coloro giudicati colpevoli per il disastro, anche l'ex presidente della Union Carbide, Warren Anderson

di Alessandra Marseglia

Otto dipendenti o ex dipendenti della compagnia americana Union Carbide sono stati giudicati colpevoli da un tribunale indiano in relazione all’incidente della fabbrica di Bhopal, in India, che nel 1984 provoco’ la morte di migliaia di persone. A renderlo noto e’ l’emittente televisiva americana Cnn.

Fra le persone condannate dal tribunale indiano, vi e’ in contumacia anche Warren Anderson, l’ex Presidente della Union Carbide che nel 1980 aveva avviato la produzione del pesticida, l’isocianato di metile, che a Bhopal avrebbe avvelenato migliaia di persone quattro anni dopo. Quaranta tonnellate di sostanze tossiche, prodotto dalla produttrice americana di pesticidi localizzata nel cuore della città di Bhopal, nello stato indiano del Madhya Pradesh, uccise 754 persone il 3 dicembre 1984 (fonti non ufficiali  stimano più di 10.000, avvelenandone da 150.000 a 600.000). Nel novembre 2004 gli investigatori della BBC confermarono che la contaminazione era ancora attiva.

Il presidente della corte, il giudice Mohan Tiwari, ha quindi condannato, oltre a Warren Anderson, anche altri sette dirigenti del colosso della chimica americano, tutti di nazionalita’ indiana. La sentenza di oggi arriva dopo che un ampio collegio ha esaminato le testimonianze di 178 testimoni e studiato 3mila documenti. La sentenza massima per il reato di aver provocato la morte per negligenza e’ di due anni di carcere. Le condanne verranno annunciate nel prossimo futuro. Warren Anderson e’ residente negli Stati Uniti e le autorita’ americane non hanno fino a ora concesso la sua estradizione.

Dopo la condanna emessa oggi nei confronti di sette cittadini indiani per il disastro della fabbrica di pesticidi di proprietà della Union Carbide Corporation (Ucc), avvenuto a Bhopal nel 1984, Amnesty International ha chiesto ai governi dell’India e degli Stati Uniti d’America di fare in modo che la stessa compagnia statunitense sia portata di fronte alla giustizia.

Amnesty International: troppo poco, troppo tardi
Si tratta di condanne storiche, ma oltre 25 anni sono stati un lasso di tempo inaccettabile per i sopravvissuti al disastro e per le famiglie delle vittime” – ha dichiarato Audrey Gaughran di Amnesty International. “Mentre sette impiegati indiani sono stati processati e condannati, il cittadino straniero sotto accusa è stato in grado di sfuggire alla giustizia semplicemente rimanendo all’estero. Questo è a sua volta totalmente inaccettabile“.
 
La Ucc e il suo ex presidente, Warren Anderson, incriminati sin dal 1987, sono riusciti a evitare il processo. La Ucc è di proprietà della Dow Chemical Company (Dow) dal 2001. I sopravvissuti di Bhopal e le organizzazioni per i diritti umani continuano a chiedere alla Dow di intervenire sull’impatto, ancora in corso, del disastro del 1984. Questa compagnia rifiuta le richieste, negando qualsiasi responsabilità per l’operato della Ucc a Bhopal.

 “Troppo spesso, la complessità delle strutture societarie e il fatto che le compagnie operano sotto giurisdizioni multiple costituiscono grandi ostacoli per l’accertamento delle responsabilità. Le condanne degli imputati di nazionalità indiana non sono sufficienti: i governi dell’India e degli Usa devono fare in modo che la Ucc e il suo ex presidente siano processati“.

La fuoriuscita di sostanze velenose dallo stabilimento della Ucc di Bhopal, il 2 dicembre 1984, uccise tra le 7000 e le 10.000 persone in pochi giorni e altre 15.000 nei successivi 20 anni. Oltre 100.000 persone continuano ad avere gravi problemi di salute.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA