Welfare

Bettoni:«Occorrono più formazione, più informazione e più vigilanza»

Domenica la 64a edizione della Giornata in tutte le province d’Italia sotto l'Alto patronato del presidente della Repubblica. Il presidente di Anmil, Franco Bettoni: «L’obiettivo è quello di ribadire con forza il carattere risarcitorio degli indennizzi corrisposti dall’Inail»

di Redazione

Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, la  manifestazione si svolge in tutto il Paese, ma levento clou quest’anno si svolge a Firenze dove interverrà anche il ministro del Lavoro. L’occasione per ribadire i principali temi sui sarà impegnata l’associazione nei prossimi mesi, come anticipato da Franco Bettoni sulle pagine di Vita del mese di settembre.


Qual è il significato di questa edizione della Giornata?

L’obiettivo principale è quello di ribadire con forza il carattere risarcitorio degli indennizzi corrisposti dall’Inail poiché il nuovo modello per il calcolo dell’Isee, prevedendo il computo di queste prestazioni ai fini del conseguimento di servizi socio-assistenziali, mette in discussione la loro natura. Infatti, è indispensabile comprendere che le rendite riconosciute dall’Inail sono frutto di premi assicurativi corrisposti dai datori di lavoro all’Inail proprio per garantire un equo indennizzo in caso di infortunio subito dal lavoratore. Dunque non possono essere equiparate a un reddito e, sebbene il momento economico sia difficile, non ci sembra giusto che debba essere chiesta una dose doppia di sacrifici alla nostra categoria.

L’Inail è tornato a fornire i dati sugli infortuni sul lavoro: siete soddisfatti?
Fino a quando ci sarà anche un solo incidente o una sola malattia professionale non saremo soddisfatti. Ma la questione è che, negli ultimi anni, il calo degli infortuni, se da un lato è dovuto all’accresciuta sensibilità sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro anche grazie allo stimolo costante del Capo dello Stato, dall’altro si spiega con la crisi e la modernizzazione dei processi di lavorazione e, infine, nei casi più lievi, anche con la tendenza a non presentare denuncia di infortunio per evitare l’aumento del premio assicurativo per le aziende e per il timore da parte del lavoratore di perdere il posto di lavoro. Peraltro mancano alle statistiche dell’Inail i dati relativi a circa due milioni di lavoratori – tra cui le forze armate, i vigili del fuoco, i giornalisti – in quanto assicurati in altro modo.

Qual è il settore più a rischio di infortuni?

Quelli di sempre: l’edilizia, la metalmeccanica e l’agricoltura. Occorrono più formazione, più informazione e più vigilanza. Da parte nostra abbiamo messo a punto percorsi di informazione per i giovanissimi, già sperimentati con successo in molte scuole elementari, medie e superiori e stiamo studiando un sistema innovativo di formazione dei lavoratori.

Come va con l’attuazione dei decreti del Testo unico sulla sicurezza?
Il 6 agosto abbiamo avuto un incontro costruttivo con il ministro Poletti al quale abbiamo sottolineato l’importanza di completare l’attuazione del Testo unico sulla sicurezza del 2008 la cui piena efficacia è condizionata dalla mancanza di più di venti decreti; a questi si aggiunge anche il mancato stanziamento dei 5 milioni di euro da impegnare in iniziative di prevenzione previsti nello stesso decreto 81. Il ministro ci ha rassicurato sul suo personale impegno e sull’annunciata ricostituzione della Commissione consultiva che deve dare i pareri sui decreti.

 

 


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