Cultura

Betlemme. Messa nella Chiesa della natività liberata

E' stata officiata dal cardinale inviato del Papa a risolvere la crisi, Etchegaray, nella Chiesa di S. Caterina

di Redazione

Alla basilica della Natività arriva la benedizione del Papa. Il cardinale Roger Etchegaray, inviato dal Vaticano in Terra Santa per aiutare il negoziato, ha celebrato la messa di “ringraziamento, espiazione e riconciliazione” nella chiesa di Santa Caterina, adiacente alla Basilica, cui ha più tardi impartito una speciale benedizione a nome di Giovanni Paolo II. Da Roma il Papa, durante la preghiera del Regina Coeli, ha espresso il suo “grande sollievo” per la fine dell’assedio. Lunedì mattina sarà la volta di Yasser Arafat, che visiterà la Basilica. Ma l’ex premier israeliano Benyamin Netanyahu ha invocato l’espulsione del leader dell’Anp.
”Il luogo santo – ha detto il cardinale – ha conosciuto un lungo calvario ed ecco ora la mattina di Pasqua”. La messa in Santa Caterina è stata celebrata insieme al nunzio apostolico, monsignor Pietro Sambi, e al custode di Terrasanta, padre Giovanni Battistelli, e una gran folla di abitanti di Betlemme ha partecipato alla liturgia. Alla cerimonia ha partecipato anche il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Michel Sabbah: “Fintanto che persiste la radice del male – ha detto – la violenza resterà. E la radice del male è l’occupazione israeliana”.
A Roma, durante la preghiera del Regina Coeli, che nel mese di maggio sostituisce l’Angelus, il Papa ha rivolto un pensiero a Betlemme, che manda al mondo un messaggio universale di “amore, giustizia, riconciliazione e pace. Su queste basi si può costruire un futuro rispettoso dei diritti dei popoli israeliano e palestinese”. Il Pontefice ha poi ricordato in particolare “la comunità dei francescani, dei greci e degli armeni ortodossi che, con sacrifici notevoli, sono rimasti custodi fedeli del santuario”. E proprio i francescani , commentando i 37 giorni d’assedio di “questa lunga e travagliata storia” ricordano che era loro preciso compito non abbandonare il luogo sacro in cui nacque Gesù. “Non avendo nulla da temere né dai palestinesi né dagli israeliani per il rispetto sempre avuto verso i due popoli siamo rimasti al nostro posto”.

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