Cultura
Betlemme: la soluzione del cardinale Piovanelli
«I palestinesi consegnino le armi, gli israeliani tolgano l'assedio», scrive il cardinale oggi sul Corriere della Sera
Una proposta per sbloccare la situazione intorno alla Basilica della Nativita’ viene dal cardinale Silvano Piovanelli, gia’ vescovo di Firenze, in un articolo che compare oggi sul ”Corriere della Sera”. I Palestinesi – i primi a violare la santita’ del luogo entrando in armi – consegnino le armi ai frati. Gli Israeliani lascino l’assedio e la citta’.
”La basilica della Nativita’ di Betlemme – scrive il porporato – e’ un punto di frizione drammatico e simbolico. Davanti a quella facciata tutti gli eserciti si sono fermati. Questa volta non e’ andata cosi’ e ieri quelle pietre sono state arrossate dal sangue di un frate armeno”. Le armi, sostiene il cardinale ”non si possono conciliare con la casa di Dio. davanti al fallimento di ogni tentativo per sbloccare la situazione, cresce la paura di un epilogo sanguinoso che sarebbe una svolta nella storia dei Luoghi Santi. Ai Palestinesi tocca l’onere del primo passo perche’ sono stati loro a coinvolgere la basilica della nativita’ nel conflitto. Depongano le armi e le consegnino ai frati. Agli israeliani il dovere della risposta: l’interruzione dell’assedio e il ritiro da Betlemme. I Palestinesi rischierebbero un assalto senza la possibilita’ di risposta armata, ma Israele, se mai avesse la tentazione di usare la forza dentro quelle mura, rischierebbe la condanna di tutto il mondo. Dalla citta’ dove e’ nato Gesu’ puo’ partire il segnale della speranza”.
Piovanelli conclude chiedendo che ”ognuno dei due popoli abbia il suo territorio e la possibilita’ di chiudere la porta della propria casa. Nessuno puo’ fermare la preghiera che da tutto il mondo continua a salire al cielo, perche’ su Gerusalemme sia pace. Israeliani e Palestinesi che hanno radici comuni e storie e sensibilita’ e culture tanto diverse, possono diventare un simbolo per l’umanita’ intera. Si offrano il perdono reciproco e facciano crescere insieme il diritto degli uni e degli altri”.
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