Cultura

Bertinotti: “Le ipocrisie dei Ds”

Intervista al leader di Rifondazione, che accusa: "D’Alema e Veltroni sono succubi della logica del Fmi. Cancellano crediti inesigibili. Ma il buonismo di facciata non paga più."

di Gabriella Meroni

Onorevole Bertinotti, il debito mondiale dei Paesi poveri ammonta ormai a 5 milioni di miliardi di lire. Eppure, nonostante da anni il mondo conosca questo problema, non si è fatto ancora nulla. Come giudica questa situazione? Sono ormai passati quasi vent?anni dalla prima grave crisi del debito, nel 1982, ma all?epoca il problema rimase confinato a settori ?specialistici?. L?indifferenza generale ha lasciato che il perverso meccanismo degli interessi sugli interessi conducesse alla moltiplicazione del debito. Come se non bastasse per far fronte ai pagamenti i paesi indebitati hanno dovuto accettare riforme economiche di stampo liberista che li hanno collocati ai margini dell?economia mondiale. Così intere economie sono state rese dipendenti dai prestiti internazionali e da istituzioni antidemocratiche come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Non solo, quindi, non si è fatto nulla, ma sono state inibite le possibilità di sviluppo locale, a causa di una liberalizzazione studiata per favorire il profitto del capitalismo occidentale. Finora a premere per la cancellazione del debito sono state le Ong, le rockstar e il Papa. Non crede che manchi un?iniziativa dei governi? E la sinistra, al potere in molte nazioni europee, che fa? A dire il vero, il problema del debito estero è stato oggetto di forti denunce da parte di molte forze politiche progressiste e di movimenti popolari in ogni parte del mondo. Rifondazione Comunista ha inserito la cancellazione del debito nel proprio programma dal 1993. Ma gli interessi di banche e investitori privati e pubblici hanno sempre prevalso sulle ragioni delle popolazioni. L?intervento del Papa e Jubilee 2000 hanno avuto il merito di sensibilizzare milioni di persone sulla necessità di cancellare il debito dei paesi poveri. Per parte loro, i governi del G7 hanno cominciato a prospettare delle soluzioni marginali e rivolte a ripristinare la solvibilità dei paesi debitori. Anche i paesi dove governa il centro-sinistra, che in alcuni casi avevano avanzato proposte per una cancellazione più sostanziale, a Colonia si sono appiattiti sulla linea delle istituzioni finanziarie internazionali. Il risultato è stata la conferma dello schema di riduzione della Banca Mondiale e del Fmi, l?Hipc, oggetto di forti critiche. La pesante condizionalità economica che l?accompagna, la lungaggine delle procedure per accedervi e l?esiguità della riduzione prevista (appena un decimo del totale del debito) non solo hanno lasciato intatto il problema, ma in alcuni casi hanno aggravato la situazione di alcuni paesi, che ora dovranno pagare più di prima. Oltre al danno, la beffa, con la partecipazione anche del nostro governo di centrosinistra. Dimenticando che ogni giorno sono in gioco milioni di vite. Il governo italiano finora ha saputo soltanto promettere, ma non agire. Finora l?Italia guidata dal centrosinistra ha cancellato solo lo 0,006% dei crediti mentre continua a riscuotere i pagamenti del debito da paesi poverissimi tramite il Ministero del Tesoro, guidato prima da Ciampi poi da Amato. Non le sembra un po? ipocrita, e soprattutto, un po? poco? L?Italia si è sempre distinta, insieme a Germania e Giappone, per un atteggiamento contrario a ogni ipotesi di cancellazione. Prima del Vertice di Colonia l?allora Ministro del Tesoro Ciampi annunciò una grande operazione di cancellazione del debito, equivalente a 3000 miliardi. Rifondazione Comunista denunciò subito il carattere ipocrita di quell?annuncio, confermato dal disegno di legge presentato dal governo D?Alema dopo mesi di attesa, poco prima di Natale. I motivi che ci hanno indotto ad attaccare l?approccio governativo sono diversi. Innanzitutto la subordinazione del governo italiano alle condizioni economiche liberiste imposte dalla Banca Mondiale e dal Fmi, il carattere eccezionale del provvedimento, la mancata consultazione delle campagne per la cancellazione e, dulcis in fundo, il fatto che i crediti di cui si annuncia la cancellazione sono già considerati ?inesigibili?. Sarebbe poi interessante capire quali sono le motivazioni addotte dai paesi debitori per i mancati pagamenti. Dal momento che la magistratura ha più volte messo sotto accusa la politica commerciale e di cooperazione allo sviluppo dell?Italia, non vorremmo scoprire che all?origine di quei debiti ci sono truffe o progetti mai realizzati. Per non parlare delle esportazioni di armi che il nostro sistema pubblico assicura e che si trasformano in debito. Ciò che maggiormente disturba in questa situazione italiana sono gli annunci del governo. Poi – lo si è visto anche dalle recenti regionali – a furia di promesse mai mantenute si perde anche il consenso degli italiani. È d?accordo? I risultati delle elezioni regionali hanno purtroppo segnato una virata a destra, e sono d’accordo nel ritenere che siano stati anche il frutto di politiche di governo che hanno tradito le aspettative di gran parte dell’elettorato di sinistra. La ripresa del nostro partito dimostra, però, che esiste in Italia la volontà di percorrere un percorso che sia davvero di rottura con l’impianto neoliberista che sembra prevalere in tutto il mondo. Il buonismo di facciata non paga più, ed è giunto il momento di dare segnali concreti di cambiamento. Non basta fare un viaggio in Africa, se al contempo si collabora al mantenimento del giogo del debito estero o si vota a favore di misure che penalizzano le esportazioni di cacao dai paesi poveri e indebitati. Dopo Seattle e Washington si va affermando nel mondo la consapevolezza che il sistema economico voluto dalla globalizzazione capitalistica è perdente, produce emarginazione e povertà e dunque va cambiato. Quale iniziativa politica, dentro e fuori il Parlamento, pensa di assumere come sinistra antagonista? Rifondazione Comunista continuerà a lavorare, dentro e fuori dalle istituzioni, per allargare il fronte delle forze che chiedono una politica diversa, che metta al centro i bisogni concreti di quanti vedono peggiorare ogni giorno le proprie condizioni di vita, nei centri come nelle periferie dell’economia globale. In Europa stiamo lavorando per costruire una piattaforma comune dei partiti della sinistra antagonista, mettendo al primo posto proprio la cancellazione del debito e l’introduzione di una tassa sulle speculazioni finanziarie, ma anche un radicale cambiamento del sistema di governo del commercio mondiale a favore delle popolazioni dei paesi produttori di materie prime, una politica di cooperazione allo sviluppo partecipata e che valorizzi l’apporto delle popolazioni locali. Sono gli stessi assi della nostra azione parlamentare in Italia, che ci ha visto impegnati – a fianco di tante organizzazioni non governative – nel chiedere una vera riforma della cooperazione, un profondo miglioramento del disegno di legge sulla cancellazione del debito e maggiore trasparenza nella gestione dei crediti pubblici, a partire da quelli garantiti dalla Sace. Non vorremmo che si ripetesse la scandalosa vendita di crediti italiani sui mercati finanziari, di cui fu regista proprio Ciampi nel ?98. Ma il nuovo governo si profila ancora più moderato di quello precedente, e sarà necessario sostenere le battaglie parlamentari con mobilitazioni sociali e pressioni dal basso, se vogliamo dimostrare che invece si può.


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