Volontariato

Bertinotti e i pacifisti non disarmati

«Dall’arcobaleno al Palazzo. E Fausto ora deve pagare pegno». Così s’intitola il bel ritratto che uno dei giornalisti-principe del quotidiano La Repubblica...

di Ettore Colombo

«Dall?arcobaleno al Palazzo. E Fausto ora deve pagare pegno». Così s?intitola il bel ritratto che uno dei giornalisti-principe del quotidiano La Repubblica, Filippo Ceccarelli, ha dedicato martedì 27 alla vicenda che ha visto protagonista il presidente della Camera dei deputati, contestato con cartelli e slogan all?università La Sapienza di Roma da gruppi di studenti (Collettivi studenteschi) vicini ai centri sociali e alla minoranza trotzkista del Prc («La galassia dei ribelli rossi» la disegna il Corriere della Sera), mentre stava per recarsi a un convegno organizzato dall?Avsi, l?ong vicina a Cl, per un dibattito sulla cooperazione internazionale. Nella sua recente visita in Brasile, era stato conquistato dal progetto Ribeira Azul dell?Avsi.

«Una vita in piazza e poi, a Montecitorio, la missione impossibile: fare il rivoluzionario nelle istituzioni» l?idea-forza di Ceccarelli che ne ricorda la spalletta pacifista al corteo del 2 giugno. Sempre il Corriere racconta lo stupore del suo partito, grazie alla penna di Aldo Cazzullo («Rifondazione e i primi fischi di sinistra. Come osano? Fausto uomo di pace»), e descrive la «difesa delle ?sue? donne Gagliardi e Armeni», che dicono: «Colpito a freddo solo per andare in tv».

In quello che anche La Stampa, con Riccardo Barenghi, descrive come «Il giorno più nero del subcomandante». Forse, però, è inutile, come fa Liberazione, nascondersi dietro un dito, quello del presidente della Camera che (dalla prima pagina, taglio basso, però) replica: «Voi rifiutate la politica». È vero, visto che quei (pochi) studenti gli gridavano ?assassino? e ?guerrafondaio? mentre l?aula piena lo applaudivano.

Ma forse Bertinotti e Rifondazione dovrebbero interrogarsi con quali movimenti e soggetti hanno interloquito, in questi anni. Con dei «pacifisti non disarmati»? Come ha detto Marco Revelli al Corriere.


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