Economia
Bertinoro, lezioni di futuro
Due giorni di confronti, riflessioni, esperienze da e sull'Economia civile. Da 22 anni, la Giornate di Aiccon sempre più coagulo del pensiero pensante sul Terzo settore. La sfida dei beni relazionali
A Bertinoro, in cima a un colle che domina tutta la Romagna fino all’Adriatico, da 22 anni si raduna il pensiero pensante sul Non profit italiano. Sono le Giornate per l'Economia civile organizzate da Aiccon, centro studi fondato dall'Università di Bologna e dalla Alleanza delle cooperative italiane.
Nel tempo quella pattuglia di studiosi che s’aggregava intorno al carisma e alla competenza di Stefano Zamagni è andata allargandosi e hanno cominciato ad arrivare dalle università di tutta Italia, accantonando quel campanilismo accademico che passa dalle aree disciplinari e dalle scuole di pensiero prima che dalle sedi.
Accanto a queste figure è cresciuta una generazione di manager del Terzo settore che ha cominciato a porsi il problema di come innovare le cooperative, i consorzi, le fondazioni, le associazioni e quindi le imprese sociali. Dirigenti del Non profit che, proprio dal confronto con una ricerca sempre più internazionale, hanno realizzato come le organizzazioni e i servizi non potessero essere più ripensati con la marginalità, sempre più scarsa, che veniva dalle commesse pubbliche, e come le imprese sociali dovessero dotarsi di mezzi finanziari per migliorarsi e migliorare.
Girando per le stanze, bellissime, della Rocca vescovile di Bertinoro – che brillante idea ebbe il rettore Fabio Roversi Monaco ad acquisire per l’Unibo quei vecchi edifici per farci a metà degli anni 90 un centro universitario! – girando per quelle stanze, dicevamo, si coglieva questo confronto serrato fra chi fa ricerca su questo pezzo di economia e di società e chi, ogni giorno, dentro quell’economia e da quella società, organizza le risposte ai bisogni, con una creatività che non è spinta dai bonus di fine anno ma trainata dall'idealità.
Fra le stanze affrescate, nelle aule collegate in streaming, nelle luminose terrazze dove ci si rifugia per una sigaretta, un caffè o una giuggiola, si capisce che il Non profit è cambiato.
A Bertinoro si ricava l’idea che la cooperazione, per anni lo stanco Moloch del Terzo settore, sia oggi sempre più propulsore dell’Economia civile italiana, ossia un soggetto che pensa in rete, che si concepisce dentro il dialogo con gli altri attori, e che, con gli altri, sarebbe finalmente pronto a co-programmare e co-progettare con l’amministrazione pubblica, come deliberato dalla storica sentenza 131 della Corte Costituzionale, e che se solo glielo lasciassero fare – ma anche il Pnnr lo contempla come possibilità e non come vincolo – potrebbe fornire a chi governa le nostre regioni le nostre città, le nostre aree interne, soluzioni moderne nella inclusione, nell’istruzione, nella cultura e non solo nei settori del primo aiuto dove lo si immagina, perché risponde a quei bisogni da sempre.
A Bertinoro si capisce che solo una politica col torcicollo, che stesse a immaginare «il futuro del passato» (quest’ultima è una bella immagine del direttore di Aiccon, Paolo Venturi nella intervista che gli abbiamo fatto), può rifiutarsi di vedere un’opportunità nel «fare insieme» a questo mondo «senza fine di lucro» la programmazione e i progetti con cui rispondere ai bisogni dei cittadini.
Zamagni, il grande vecchio del pensiero sociale italiano, lo straordinario intellettuale che non si stanca mai di dispensare le sue visioni di futuro (e di mandare idealmente all’inferno gli ignavi dell’accademia e della politica), a Bertinoro si è detto convinto che il Terzo settore (definizione sbagliata e che non gli piace) è atteso a un grande domani, «un nuovo protagonismo», per questa sua capacità di «riconoscere» l’altro – assistendolo, sovvenendolo, accogliendolo – dinamica inversa a quella del singolarismo verso cui ci sta portando la società digitalizzata delle connessioni anziché delle relazioni.
Il Terzo settore avrà futuro, e un futuro importante, perché porterà i suoi beni relazionali, in un mondo non più di individui ma addirittura di singoli.
A Bertinoro si vede tutto meglio, insomma. E anche quando la foschia nascondesse il mare, come in questi giorni, si può esser certi che l’Adriatico c’è.
P.s. la giuggiola, frutto povero e pressoché introvabile al Nord ma straordinario al palato, pare non manchi mai a Bertinoro, perché molto amata da Zamagni, il quale, arrivando da Bologna, chiede sempre se ci sia anche quest'anno. E anche quest'anno, la Camst, storica cooperativa che si occupava della ristorazione, l'ha messa in tavola. Un (altro) buon motivo per tornare.
Nella foto di apertura, volontari della Fondazione Banco Alimentare.
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