«Il sostegno del Pd al governo Monti non è un pranzo di gala. Si corrono molti rischi. Nel partito c’è chi pensa che Monti sia il destino del Pd, e che il destino del Paese sia il governo tecnico. È un errore. Questo governo è una fase di passaggio. Se il Pd non fosse in grado di preparare il suo progetto per il domani, i rischi sarebbero grossi». Lo dice Claudio Sardo, direttore de L’Unità, uno dei pochi dell’establishment di centrosinistra ad uscire allo scoperto in questa fase d’attesa e di mal di pancia smaltiti nelle segrete stanze per non disturbare il professore-manovratore. Nonostante tutto.
Qual è il rischio per il Pd in questa fase?
C’è nel partito chi considera il governo Monti il governo del Pd, e chi pensa che il presidente-tecnico possa fare ciò che il Pd dovrebbe fare. Non è così. È un governo di emergenza, sostenuto da forze antagoniste. Non possiamo pensare di poter campare di governi tecnici tutta la vita, sarebbe una diserzione della politica, daremmo ragione a chi pensa che la politica sia una cosa brutta e cattiva.
In che modo il partito può evitare l’antipolitica?
Il Pd può ritrovare il suo protagonismo solo se si mette ad analizzare criticamente la crisi del liberismo. Il primo obiettivo è costruire una risposta alla crisi, una risposta che non sia subalterna a una politica che si presuppone doverosa, obbligata. Tutta la sinistra italiana in questi ultimi anni è stata molto sottomessa alla cultura liberista, più di quanto non lo siano stati gli altri. C’è bisogno di una grande energia per sviluppare una politica di crescita che abbia una prospettiva.
Dove trovare questa energia?
Tornando alle origini. Il Pd ha una natura molto particolare: il contributo del pensiero cattolico è fortissimo nel suo impasto originale. Se alcuni settori della sinistra italiana sono stati molto influenzati dal pensiero liberista ? questo perché in Europa ci si è misurati sulla capacità di gestire il debito e di fare politiche restrittive rigorose e di bilancio, per la classe dirigente della sinistra è stata anche una prova di credibilità ? il pensiero cattolico invece è stato molto più capace di criticare lo schema liberista. In questo momento i cattolici sono una grande risorsa per il Pd: non perché il partito assuma posizioni centriste e moderate. Ma, al contrario, per essere molto più forti nelle loro convinzioni. Insomma, i cattolici possono aiutare il Pd ad essere di più una forza di sinistra.
Come?
Da noi non si usa neanche l’espressione “crisi del capitalismo”. Se qualcuno ne parla, lo arrestano… Noi abbiamo pubblicato un’intervista all’economista Giulio Sapelli in cui afferma che Ratzinger ha il coraggio di dire cose che tanti settori del Pd non sarebbero neanche lontanamente in grado di pensare. Ed è vero. Se noi leggiamo le parole del Consiglio pontificio Iustitia et Pax, troviamo una capacità di critica della situazione esistente molto più forte, molto meno ingessata delle risposte che arrivano dalla politica. Il Pd deve sfruttare questa originalità e declinarla in una chiave non liberista, perché il tema del futuro non può essere il cittadino isolato da una parte e lo Stato dall’altra. È fondamentale l’idea di comunità, di una socialità che fa perno sui corpi intermedi, sia che agiscano nel mercato sia nella rappresentanza politica e sociale. La cultura liberista ha prodotto molto più di una politica economica diventata egemone, ha prodotto un’antropologia. Il riflesso è l’idea che ci siano solo individuo e Stato, quindi l’eliminazione del ruolo autonomo delle forze sociali.
Ma il governo Monti non può essere visto come espressione di quella cultura liberista?
Monti non è così rigido, è un sostenitore dell’economia sociale di mercato, sta sviluppando una critica alla politica economica europea. Non è esecutore di una politica ostile alla sinistra, è consapevole dei limiti di questa impostazione. In più il Pd può condizionare il governo, essendo parte della maggioranza. Ma, a parte questo, i partiti ora hanno un altro modo per tornare protagonisti: riformando la legge elettorale. Il Porcellum demolisce l’idea stessa di una democrazia.
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