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Berlusconi, un uomo solo al comando

Accelerazione del premier su giustizia e riforma della costituzione, chiusura definitiva all'opposizione

di Franco Bomprezzi

 

Questa volta non ha scelto “Porta a porta” di Raiuno, ma direttamente il conduttore del programma, Bruno Vespa, autore di libri a raffica, per lanciare una serie di messaggi forti e apparentemente definitivi: Silvio Berlusconi chiude la porta al dialogo con l’opposizione, è pronto a cambiare la Costituzione fino a sottoporre la riforma al referendum popolare, è prontissimo a riformare la giustizia usando il peso della maggioranza parlamentare. I giornali registrano, raccontano e commentano.

 

“Cambierò la Costituzione”: è il perentorio monito riportato in prima da Repubblica. Paginate di servizi. Si parte dalla cronaca dell’ameno incontro per presentare l’ultimo libro di Bruno Vespa: l’occasione davanti a un pubblico agghindato (fra cui, sottolinea Francesco Bei, anche l’ex Pd Villari) per criticare l’opposizione e in particolare la sinistra. Berlusconi, forte di un sondaggio che lo darebbe al 68% di gradimento, avverte: «faremo la riforma… la separazione degli ordini e il pm dovrà andare dal giudice con il cappello in mano». Cosa che ovviamente i pm non gradiscono. Giuseppe D’Avanzo intervista Giuseppe Cascini, segretario della Anm: “Il Cavaliere vuole controllare i pm così i cittadini saranno meno liberi”: «La separazione della magistratura giudicante da quella requirente mi sembra soltanto un’ossessione che Berlusconi sventola a ogni occasione come panacea per tutti i mali della giustizia… La parità delle parti nel processo è garantita dagli strumenti processuali che oggi in Italia, più che in ogni altro paese europeo, assicurano una forte imparzialità dell’organo giudicante. E d’altronde una parità ordinamentale è irrealizzabile… l’organo dell’accusa dovrà essere necessariamente e sempre un funzionario pubblico mentre l’avvocato è un un libero professionista… A meno che Berlusconi non voglia privatizzare l’interesse rappresentato dalla pubblica accusa». Sulle reazioni si concentra Liana Milella: “La mossa del premier gela il Colle”. Il titolo dice tutto; il pezzo aggiunge la determinazione del ministro Alfano («Il Pdl non può realizzare il programma del Pd…»).
L’editoriale è del direttore, Ezio Mauro: “Il potere unico”. Con questa mossa viene a compiersi un disegno: «Il passaggio da una meccanica istituzionale con poteri divisi ad un aggregato post-costituzionale che prefigura un potere sempre più unico… incarnato da un uomo che ha già sciolto se stesso dalla regola secondo cui la legge era uguale per tutti». Al premier non interesserebbe riformare la giustizia, ma i giudici: questo è «l’attacco ad un potere di controllo – il controllo della legalità – che la Costituzione ha finora garantito alla magistratura».

«Giustizia cambio la carta», il virgolettato di Berlusconi dà il titolo del Corriere della Sera di oggi, che nel sommario aggiunge: «Cambieremo da soli la Costituzione». Insomma dialogo chiuso. Il quotidiano milanese prende posizione in un corsivo senza firma e quindi attribuibile al direttore Paolo Mieli. Questi alcuni dei passaggi: «È una grave contraddizione per Silvio Berlusconi chiudere ruvidamente con l’opposizione e contemporaneamente dichiarare che si cambierà la riforma per fare la riforma della giustizia…Una decisione del genere significherebbe non tenere in alcun conto i pareri del capo dello Stato  e del presidente della Camera che si sono espressi  a favore di una “riforma condivisa”. L’opposizione non solo non verrebbe ascoltata, ma sarebbe sfidata su un terreno esplosivo: quello del cambiamento unilaterale della carta costituzionale. Peggio di una contraddizione, il peggiore degli errori». Il Corriere offre ai lettori anche una carrellata di pareri dei più importanti costituzionalisti italiani. Antonio Baldassarre, presidente emerito della Consulta: «È auspicabile la condivisione di tutte le riforme, in particolare quella di un tema delicato come la giustizia. Ma è legittimo che la maggioranza, nel rispetto delle procedure, vada avanti anche da sola». Anche Augusto Barbera, docente a Bologna e ex parlamentare Pci e Pds riconosce «la piena legittimità del progetto Berlusconi…Formalmente non c’è nulla da eccepire. Poi decidono i cittadini con il Referendum». Valerio Onida, ex giudice della Consulta: «la procedura è corretta, ma spero che il proposito di Berlusconi non venga attuato».  

«Giustizia, cambiamo anche senza Veltroni»: è il titolo di prima de La Stampa sul premier, che stoppa così ogni idea di riforma condivisa della giustizia. Nel merito della riforma, interessante spalla che spiega quale potrebbe essere l’idea del governo: tra i punti principali, l’impossibilità per un pm di avviare un’inchiesta penale sulla base di notizie apprese in modi «incerti», ovvero per soffiate, rumors, fonti anonime. Invece per avviare l’azione penale servirebbe da una precisa informazione di reato scaturita da un rapporto di polizia. Forse è per questo che i magistrati non sono contenti di ciò che li aspetta – nota la Stampa – perché se è vero che anche adesso non si può procedere sulla base di segnalazioni anonime, si aggira l’ostacolo incaricando la polizia di redigere rapporti sulla base proprio di queste fonti anonime, che magari assumono un nome in seguito a intercettazioni telefoniche o ambientali. E i giornali? Finora i pm procedevano anche sulla base di notizie stampa, forse da domani non sarà più così (un po’, nota l’articolo, come succedeva prima della riforma del 1989). Di spalla, intervista a Casini che chiude la porta al Cavaliere: «Stiamo crescendo nei sondaggi, se andassimo con Silvio tradiremmo i nostri elettori».

«Pronti a cambiare la Costituzione» l’annuncio di Berlusconi apre la prima pagina del Giornale che dedica anche le pagine 2 e 3 alle esternazioni del Premier in occasione della presentazione del libro di Bruno Vespa. Tra le dichiarazione l’apertura a Casini, il quale qualche giorno fa era stato intervistato da Giornale che titolava “Cambiamo la giustizia . Senza Di Pietro». A pag.3 intervista al ministro della giustizia Angelino Alfano « Con il nostro piano parità effettiva tra accusa e difesa» e anche lui su Casini «C’è la concreta disponibilità dell’Udc, mentre il Pd è poco coraggioso». In queste pagine “celebrative” il quotidiano non dimentica la scivolata di ieri sul decreto Gelmini dove Pd e Idv hanno battuto Il governo in commissione Esteri alla Camera sul parere relativo al provvedimento, già approvato al Senato.

Sulla questione giustizia il Manifesto si limita alla cronaca delle dichiarazioni durante la presentazione del libro di Vespa (un’altro?), a pagina 4, a firma di Micaela Bongi, che riporta il virgolettato esatto sui marxisti-leninisti: «Io non accetto di parlare con questi signori che giustamente Paolino Bonaiuti ha definito marxisti-leninisti. Ci vuole un ricambio generazionale perché io non intendo sedermi al tavolo con questi individui».

Avvenire titola: “«Cambierò la giustizia e anche la Costituzione»” (pag. 11). Sotto il soffio del capo del governo sembrano crollare tutte le buone intenzioni orientate al dialogo  e alle soluzioni condivise. E questo dopo che Alfano e il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia avevano già fissato un appuntamento per discutere della cosa. Non c’è problema, sostiene Berlusconi: «la Costituzione si cambia, poi l’ultima parola spetta ai cittadini. Questa è la democrazia». In ogni caso non chiude all’ipotesi di un’intesa trasversale in Parlamento, ma sarà difficile una convergenza col Pd, contrario alla separazione delle carriere di giudici e pm che invece è obiettivo prioritario del governo, meglio, «siamo per la separazione degli ordini, non delle carriere». Le tempistiche: Alfano ha confermato: «Cercheremo di fare la riforma del processo penale entro Natale, poi ci sarà anche una riforma costituzionale». La capogruppo al senato Anna Finocchiaro (Pd)  reagisce ai proclami di Berlusconi: «La verità è che vuole stravolgere la Costituzione, deformando gli equilibri istituzionali già resi così deboli da un presidenzialismo di fatto… Non è certo da noi che oggi viene la chiusura al dialogo». Esulta invece l’Idv che vede nell’atteggiamento del Premier una conferma del fatto che, dice, Massimo Donadi, presidente dei deputati dipietristi: «A Berlusconi interessa soltanto la resa dei conti finale con la magistratura, che consiste nella sottomissione delle procure al governo». L’unico a cui il Premier non chiude le porte, e anzi le spalanca, è Casini: «Porte spalancate, sì, ma “nel Popolo della Libertà  che si formerà e avrà vita con il congresso che pensiamo di celebrare nella seconda parte di marzo”». Più cauto La Russa: «L’Udc è benvenuta a patto che si ravveda ed eviti di fare la politica dei due forni alleandosi una volta con noi e una volta con la sinistra perché questo renderebbe irreversibile il distacco». Concorda Andrea Ronchi ministro per le Politiche europee: «Le alleanze si fanno con chi è disposto a sposare un progetto politico». Ma «in Europa», osserva Rocco Buttiglione, «risulta difficile capire perché per Berlusconi l’Udc risulti così vicina che la vuole nel suo partito, ma così lontana che non è possibile  farci alleanze». Argomento insidioso, anche perché l’appartenenza del Pdl al Ppe si deciderà dopo le elezioni europee e là dove si deciderà, avverte Casini, «ci saranno anche i dirigenti dell’Udc». Crede poco al riavvicinamento Pdl e Udc, invece, chi ha scelto di lasciare il partito di Casini per aderire al progetto di Berlusconi: «Se ci fossero state reali possibilità di confluenza dell’Udc nel centrodestra, né io né tanti altri amici avremmo mai lasciato», ha detto Francesco Pionati. Dello scetticismo dell’Udc invece si fa portavoce chi ha fatto la scelta inversa: come Ferdinando Adornato: «Nel Pdl purtroppo le porte restano chiuse alla democrazia politica, trattandosi di un partito personale».

E inoltre sui giornali di oggi:

Questione morale

Repubblica – Intervista di Massimo Giannini al presidente emerito Ciampi: “La questione morale riguarda tutti ma per il Pd rigenerarsi è doveroso”. Nessuno può dirsi immune, ma quel che più preoccupa il senatore a vita è l’economia: «le cose non vanno affatto bene il Paese non riesce in questo momento a trovare lo spirito per reagire Manca la spinta etica, latita la volontà politica…»; «la cosa che mi preoccupa di più è vedere a che livello è tornato il differenziale tra i nostri Btp e il bund tedesco. Nei giorni scorsi abbiamo sfiorato addirittura i 140 punti base. E’ un segnale pericoloso che nessuno dovrebbe sottovalutare. Negli anni in cui raggiungemmo il traguardo dell’euro, quella fu proprio la chiave di volta del nostro successo».

Sprechi

Il Giornale – A pag. 10: il Friuli Venezia Giulia mette a disposizione 5 milioni di euro ai consiglieri per associazioni, fondazioni, parrocchie. Fin qui niente di male, ma nessuno rivela gli elenchi di chi ha ricevuto i contributi. Idv è l’unica voce contraria: «è una vergogna, serve solo per aumentare il proprio elettorato».

Recessione

Il manifesto – Apertura e due pagine dedicate alla recessione. Il titolo è “potenza industriale”. L’editoriale di Loris Campetti parla della crisi dell’auto, partendo dalla decisione di Obama di mettere denaro pubblico nell’industria automobilistica e arrivando alla questione Fiat. «Quando nel 2002 questo giornale propose l’ingresso dello stato nel capitale del Lingotto fummo definiti pazzi, nostalgici, bolscevichi», dice Campetti. «Ora Obama, che sicuramente non è pazzo né bolscevico, sta facendo proprio questo. (…) Vogliamo dire che i soldi che Berlusconi non lesinerà alla Fiat dovranno essere vincolati alla difesa dell’occupazione e degli stabilimenti in Italia e allo sviluppo della ricerca e dell’innovazione su nuovi propulsori meno energivori e meno inquinanti?»

Riforma della giustizia

Italia Oggi – Sarà una riforma organica a fasi. La pria fase del percorso che cambierà l’impianto del sistema giustizia sarà quella della riforma del processo civile che dovrebbe entrare in vigore all’inizio del nuovo anno. Poi si passerà alla modifica del processo penale, in modo, secondo le parole di Alfano, da  «garantire una maggiore efficacia e certezza per i cittadini con l’attuazione del giusto processo». Invece, per quanto riguarda il principio dell’ obbligatorietà dell’azione penale definita sacrosanto da Alfano, non ci saranno interventi sulla costituzione ma, sempre secondo le parole di Alfano, «quando il pm riceve troppe notizie di reato non ce la fa, il principio di obbligatorietà diventa di fatto discrezionalità».  Infine, il ministro della Giustizia parla della separazione delle carriere  dei giudici. Secondo Alfano sono necessari degli interventi sulla Costituzione, che hanno come obiettivo  «la parità tra accusa e difesa e per la quale occorre un giudice terzo ed equidistante da entrambe le parti».
Poi, per quanto riguarda la riforma del Csm occorrerà renderlo conseguente alle riforme intervenendo prima di tutto «sulla composizione e sulla disciplina». Un secco no alla separazione delle carriere arriva dal PD che attraverso Luciano Violante si dice contrario al programma di Alfano: «sono contrario perché farebbe dei pubblici ministeri un corpo di super–poliziotti incontrollabili da chiunque, oppure si tratterebbe dell’ anticamera del controllo politico del pubblico ministero». Sul piano operativo, Alfano dice che «non faremo  nessun indulto e nessun condono, ma invece costruiremo nuove carceri, tante quante ne servono per contenere i detenuti nel rispetto della loro persona». Aperture vengono da Casini, il quale si rivolge anche a Walter Veltroni, perché a suo avviso «un disegno riformatore è ineludibile e se il tavolo per una riforma della giustizia è aperto, il PD deve sedersi».

Diritti universali
Corriere della Sera – Polemiche in Francia dopo l’intervista del ministro degli esteri Bernard Kouchner, il famoso french doctor di tante campagne umanitarie, che a Le Parisien tracciando il bilancio globale dei diritti nel mondo ha rilevato un’evidente contraddizione fra politica estera e difesa a tutto campo dei diritti, nel senso che gli impegni solenni non sempre possono andare di pari passo con situazioni particolari e condizionamenti della polizia.

Morte assistita

Repubblica – Commento di Adriano Sofri su “La morte assistita va in televisione” (ieri in onda su Sky, in Gran Bretagna, un documentario girato nel 2006 sul suicidio assistito di un 59enne malato di Sla). «Penso che chiunque è stato libero di guardare o no il filmato», «si deve riconoscere una tremenda responsabilità alla persona: ma è questa la condizione della libertà umana. Una socievolezza, l’amore dei suoi e il sostegno della comunità devono circondare la persona… ma la decisione ultima non può che essere sua. Qualunque sia: a cominciare da quella di vivere a ogni costo, fino all’ultimo respiro, all’ultimo soffio di ventilatore».

Il Giornale – A pag. 18 Giuseppe de Bellis commenta la trasmissione di Sky: in Gran Bretagna si vede la morte, suicida, di un malato incurabile. La moglie: «La gente non capisce che vuol dire morire, non ci riflette, non vuole affrontare la morte, è un tabù».

Chiesa e gay

Il Giornale – Il card. Bertone sfida l’Onu sui gay: «I diritti non sono dei bisogni». Ma il cardinale allarga anche il tema e dice: «La libertà religiosa è in pericolo, rischia di essere confusa con la libertà di culto».

Africa

Avvenire – “La Ue va in Africa: profughi e sicurezza” (pag. 3). Quella africana è la più grande operazione militare terrestre e la prima navale mai lanciata dall’Ue. L’obiettivo è scoraggiare le scorribande dei predoni nel deserto ciadiano e dei pirati nelle acque somale per salvaguardare gli aiuti umanitari e garantire i trasporti in due aree critiche del continente. I quasi 4mila soldati nella  regione centroafricana però non possono intervenire direttamente: manca il potere di disarmare le milizie.

Infanzia

Avvenire – Molto interessante: “Asili e congedi parentali. Italia avanti a piccoli passi” (pag. 4). Sullo sfondo, il Rapporto dell’Osservatorio nazionale famiglia redatto dai sociologi Pierpaolo Donati e Riccardo Prandini, secondo cui l’Italia rimane indietro rispetto al resto d’Europa negli strumenti messi a disposizione di genitori e figli, ma si intravedono segnali di risalita soprattutto su base locale. Come nel caso dei nidi, che sul territorio restano insufficienti, ma crescono i progetti che permettono alle donne di conciliare casa e lavoro. A tema i permessi di paternità.

 

 

 


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