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Berlusconi, un bagno nel “suo” popolo
La giornata autocelebrativa del presidente del consiglio
Nel pieno di una bufera politica e giudiziaria senza precedenti, Silvio Berlusconi sorprende tutti e si ritaglia una giornata particolare, tutta per lui, e per il “suo” popolo. Ecco come i giornali la raccontano.
- In rassegna stampa anche:
- PALERMO
- L’AQUILA
- NON AUTOSUFFICIENTI
- MINORI
- POVERTA’
- SCUOLA
- MEDIO ORIENTE
«“Questione morale? Noi onesti”», questo il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi, che riprende una frase di Berlusconi riferita all’inchiesta sulla P3. Questo in sintesi il pensiero del premier presentato nel pezzo di Marco Galluzzo a pag 8: «Ed è una cosa naturale: in un raccolto non tutti i frutti riescono bene, alcuni è fisiologico che siano brutti, almeno nel contesto dei grandi numeri. Così pensa e dice Berlusconi. Non lo stesso concetto di Tremonti, il contrario di quello che sostiene Gianfranco Fini. In sintesi: una vera questione morale nel Pdl non esiste. Concetto ribadito a chiare lettere anche davanti agli studenti incontrati ieri, in mattinata: «Su cento persone, una, due, tre, anche quattro, che non siano angeli, si trovano sempre, in qualsiasi categoria, nei carabinieri come fra i sacerdoti, come in altri settori». E ancora: «Non c’è nulla da «riorganizzare per quanto riguarda l’onestà» del partito. Forse ad alcune delle studentesse che lo ascoltavano mancavano alcuni spunti per capire integralmente il senso delle parole, di certo in platea il riferimento indiretto alle richieste del presidente della Camera e del gruppo dei finiani non è sfuggito. Anche un altro passaggio del discorso di Berlusconi aveva un contenuto politico spiccato. E anche questo riguardava il cofondatore del partito e la richiesta di una sorta di rifondazione del Pdl. Per il premier non se ne parla nemmeno, almeno non nel senso che chiedono Fini e i suoi parlamentari: «Se c’è qualcuno che non vuole restare nel partito è libero di andarsene, nessuno lo trattiene». E a proposito di mafia ha aggiunto che quella italiana «è solo al sesto o al settimo posto nel mondo per grado di pericolosità, eppure è tristemente prima in una classifica internazionale di notorietà», anche per colpa, ha aggiunto, dell’eccesso di fiction che il Paese ha prodotto, a cominciare dagli episodi della serie televisiva che si chiamava «La Piovra».
Il commento sullo stile del Cavaliere nelle apparizioni pubbliche è affidato al sociologo Alberto Abruzzese nel suo nel suo “Tv? Meglio studenti e outlet. L’istinto che guida il Cavaliere”. Il docente dello Iulm ragiona sulle recenti comparsate all’Ikea a all’università telematica e-campus: «Anche se a noi che leggiamo i giornali e disprezziamo la televisione brucia doverlo ammetterlo, la risposta c’è: Berlusca ha i piedi per terra, conosce l’Italia meglio di sociologi, futurologi e scenaristi…Il popolo della fiction, dei reality, della pubblicità comincia ad essere scavalcato dalle moltitudini di Internet. Berlusconi va allora a visitare le reti che vivono non sullo schermo del video o del computer, ma sul territorio dei bisogni quotidiani. Si fa vedere in carne ed ossa dove la famiglia televisiva è viva e vegeta, spende più di quanto potrebbe e ha a cuore i propri figli tanto da sacrificare al suo familismo amorale persino il loro futuro professionale».
LA REPUBBLICA continua a battere sulla P3 (“Così Carboni pagava Verdini”) e dedica una doppia pagina alle esternazioni del premier (con richiamo in prima): “Berlusconi: «Gli scontri nel Pdl solo piccole incomprensioni»”. Il titolo è un virgolettato estratto dal discorso che il cavaliere ha improvvisato davanti alla platea di un centinaio di studenti all’università telematica E-Campus di Novedrate, in provincia di Como. Discorso durante il quale ha toccato diversi punti a lui cari: il governo che è «senza poteri» e via lamentandosi. Il clou è stato di fronte a una studentessa: «Mi accusano di circondarmi di belle ragazze senza cervello, eccone quattro che si sono laureate con il massimo dei voti e che non assomigliano certo a Rosy Bindi». Avrebbe poi aggiunto che non «è una battuta volgare». Sarà. In una intervista in appoggio anche il ministro Meloni si dissocia: «Inappropriata e sbagliata» definisce la battuta in questione: «non mi piace si facciano battute che riguardano l’estetica e non le cose che si fanno». Sottolinea, Giorgia, che le donne di sinistra non danno mai solidarietà a quella di destra e che non pensa che «Berlusconi sia maschilista, ma che faccia battute che gli prendono la mano e che non andrebbero dette. Ci sono sacche di maschilismo ma non c’entra la destra o la sinistra». Il commento salace è di Sebastiano Messina: «Non c’è niente da fare è più forte di lui. Appena vede una bella ragazza scocca la scintilla. Se poi se ne trova davanti dieci, nella mente del playboy dei Due Mondi, divampa un incendio che gli affumica la ragione e gli fa dimenticare chi è, dov’è e soprattutto quale carica occupa» (segue, più serioso il commento di Francesco Merlo: “La Bindi ossessione del cavaliere”). In serata altro bagno di folla: “Lo show di Silvio sul Duomo si vanta anche con Aznavour «Duetto? Io canterei meglio»”. Dopo il presidente operaio, torna alla ribalta il presidente canterino che però in questo caso aggiunge: «scherzo naturalmente». La platea, sottolinea con un pizzico di perfidia Cinzia Sasso, non era piena alla consegna del premio Grande Milano. Non solo per il gran caldo, ma perché i 400 posti costavano duemila euro l’uno.
Berlusconeide in copertina de IL GIORNALE. Una foto del premier e di Rosy Bindi in atteggiamento gioviale anche se la notizia è che ieri c’è stato il «secondo round» fra i due che però IL GIORNALE smorza definendolo «il solito polverone per una battuta». Guido Mattioni inviato a Novedrate scrive la cronaca di una giornata brianzola: «Bastano due battute, due delle sue e va a finire che un Berlusconi Show rimbalzando nella Capitale si trasformi in un dramma. Berlusconi aveva un incontro privato con docenti e studenti dell’università telematica e-campus. Una visita privata decisa all’ultimo momento per la felicità di Francesco Polidori, presidente dell’ateneo, conosciuto da Berlusconi 16 anni fa. Berlusconi non concede nulla ai taccuini. I cronisti chiedono informazioni a chi esce dalla scuola».
Poche righe di cronaca e una fotonotizia (“Il premier tra le studentesse: «Belle, non come la Bindi»”)sulle uscite di Berlusconi di ieri sul SOLE 24 ORE.
«L’Università boccheggia, ma Berlusconi benedice il Cepu» è questo l’unico titolo che, a piede di pagina 6, il MANIFESTO dedica alle numerosi esternazioni fatte ieri da Berlusconi. Nessun accenno all’intervento sulle guglie del Duomo di Milano, in una prima pagina che si apre sulla consegna delle firme per i referendum sull’acqua «Acquafan» è il titolo di apertura. Tornando alla visita all’e-campus di Novedrate nell’articolo si legge: «La notizia non avrebbe attirato l’attenzione se non per le sue nuove dichiarazioni sul presidente del Pd Rosi Bindi e qualche allusione sulla legittimità della laurea di Di Pietro. Ma il cattivo gusto di queste battute non è riuscito a nascondere una contraddizione con la linea adottata dal suo governo sul taglio dei corsi di laurea “inutili” e delle sedi universitarie in eccesso (…)». Sull’esternazione dedicata alla Bindi anche un corsivo siglato n.r. dal titolo «Non ci posso credere» nel quale si legge «(…) Per quanto l’uomo sia la volgare parodia del maschio attempato che gonfia la cresta posticcia, sembra impossibile credere alla replica della famosa gaffe a Porta a Porta (“lei è più bella che intelligente”). Ma se invece effettivamente il grande statista avesse replicato l’offesa, allora è molto più malato di quanto la sua stessa ex moglie denunciava. Stupisce in questo caso non tanto la manifestazione di una patologia, quanto il silenzio delle donne del centrodestra. Tacciono per pietà o per scarsa autostima?».
L’articolo sulla visita di Berlusconi all’università di Novedrate, l’ateneo telematico privato del Cepu è a pagina 8 di AVVENIRE. Una visita che si è trasformata in un doppio autogol per l’attacco a Rosy Bindi (“Ecco qui delle belle ragazze che si sono laureate con il massimo dei voti e che non assomigliano a Rosy Bindi”) e a Di Pietro (“Non si capisce perché nel suo paese nessuno sapesse della sua laurea”). Le parole di Berlusconi sono state giudicate rozze e di cattivo gusto da gran parte dell’opposizione. Ferma e pacata la replica della Bindi: «Mi limito con tristezza a prendere atto che tra i tanti segnali della fine dell’impero c’è anche questa ormai logora ripetitività delle sue volgarità», taglia corto l’ex ministro. Mentre Di Pietro risponde senza peli sulla lingua. «Anche per queste sue ultime affermazioni, querelerò Berlusconi augurandomi che si decida ad affrontarmi a viso aperto in un’aula di Tribunale, invece di continuare a offendere la mia storia personale. E le parole di Berlusconi a Novedrate hanno acceso la bagarre pure sulla riforma degli atenei. Acido il commento dell’ex ministro dell’università Fabio Mussi: «Da una parte Gelmini e Tremonti affamano la ricerca e l’università pubblica italiane, dall’altra Berlusconi va in festosa visita all’università del Cepu. Ambedue scene “tratte dal suicidio di una nazione moderna”». Dopo tante polemiche ieri sera il premier si è “consolato” sulle terrazza del Duomo alla consegna del premio “Grande Milano” assegnato a lui e a don Verzé dalla Provincia. Il presidente del Consiglio è stato premiato come “figura di straordinaria lungimiranza e di straordinario carisma che ha reso Milano, sua amata città, grande e amata nel mondo”. Assenti i consiglieri dell’opposizione, il commento più duro è venuto dall’ex presidente provinciale Filippo Penati: «Il riconoscimento di un dipendente al proprio capo».
“Mafia, lo strappo di Fini” titola in prima pagina LA STAMPA, che apre in grande con la commemorazione di ieri a Palermo nella strage in via D’Amelio nella quale morì Paolo Borsellino. Da qui parte l’affondo nella politica, con le dichiarazioni pesanti di Fini: «L’attentato non fu solo opera dei clan». “Borsellino, rissa nella maggioranza” titola la pagina 2, che riporta le dichiarazioni e contro-dichiarazioni all’interno del Pdl, da Fabio Granata che ha detto che «Ci sono dei pezzi del governo che fanno di tutto per ostacolare le indagini sulla strage di via D’Amelio a Fabrizio Cicchito che ha controbattuto che allora Granata «deve fare nomi e cognomi». LA STAMPA si occupa di Berlusconi con un pezzo di cronaca da Novedrate a pagina 8 (titolo: “Berlusconi, un bis sulla Bindi”). Il premier «approdato in elicottero in questo angolo della Brianza per incontrare docenti e studenti dell’eCampus, l’università telematica sorella minore del Cepu», scrive LA STAMPA, «elargisce sorrisi come se niente fosse e superlativi assoluti come sempre». Oltre alla battuta riservata alla Bindi, il premier si esprime così sulla maggioranza: «Va tutto benissimo. Nella maggioranza ci sono solo piccole incomprensioni. Nel mondo l’Italia è la più ascoltata perché ci sono io». Di Berlusconi LA STAMPA parla anche in un Primo Piano a pagina 6 e 7 sulle intercettazioni. Sul disegno di legge il tentativo di arrivare a un accordo fra finiani e berlusconiani si gioca questa mattina, scrive LA STAMPA. Da ieri notte è una lotta contro il tempo per scrivere emendamenti che possano chiudere la partita. Oggi il ddl sulle intercettazioni torna al vaglio della Commissione giustizia della Camera.
E inoltre sui giornali di oggi:
PALERMO
IL MANIFESTO – Sulla manifestazione di ieri in via D’Amelio il richiamo in prima pagina sottolinea: «Palermo contesta, Schifani non gradito, Fini fischiato», gli articoli sono a pagina 4 si apre con «Antimafia – Le accuse di Granata Pdl in rivolta» dove si legge: «Doveva essere la giornata della pace tra Pdl e finiani, siglata sul fronte delle intercettazioni. E invece l’anniversario dell’uccisione del giudice Borsellino e della sua scorta riaccende la polemica interna. Il tema è la mafia, sensibilissimo nel Pdl (…)». Si sottolinea poi come Gianfranco Fini con Granata, accanto al figlio di Borsellino dica una frase «tutt’altro che casuale ma che stavolta ha i destinatari noti, nella maggioranza e nel governo. “Mangano non è un eroe, è un condannato per mafia”, dice. Per Granata si apre il processo nel Pdl. (…)» e riferisce il pensiero di Briguglio, un finiano, «Granata è un estremista delle verità scomode» e ancora «Per questo è attaccato da tanto che non hanno detto una sola parola contro l’idea che Mangano è un eroe. L’eroe di Granata e di tutti noi è Borsellino e in questo stanno tante differenze politiche, culturali e persino esistenziali», nell’articolo si sottolinea poi come sia «più tiepida la difesa di Gianfranco Fini».
L’AQUILA
LA STAMPA – “Dove sono i fondi per l’Aquila”. Parte dalla prima pagina una lettera-appello di Jovanotti al ministro Bondi. Pochi giorni dopo il terremoto un folto gruppo di artisti convocato da Jovanotti si era radunato per scrivere la canzone “Domani 21/04/2009” per raccogliere fondi da destinare ai terremotati dell’Abruzzo. Il ricavo delle vendite del cd è stato di oltre un milione di euro, che il gruppo aveva destinato a un progetto culturale: la ricostruzione del Conservatorio “Alfredo Casella” e del Teatro stabile d’Abruzzo e dell’Aquila. Ma ad oggi la somma è ancora giacente sul conto corrente del ministero dei Beni culturali, che gli artisti avevano scelto come canale per portare il loro aiuto. «Alle nostre ripetute domande sui tempi e i modi relativi all’utilizzo dei soldi raccolti il suo ministero non ha mai risposto in modo chiaro» scrive Jovanotti a Bondi. Visti i bisogni degli Abruzzesi, con questa lettera pubblicata oggi su LA STAMPA, gli artisti sollecitano una destinazione diversa dei fondi, ma soprattutto immediata, per venire incontro ai bisogni più urgenti della popolazione dell’Aquila.
NON AUTOSUFFICIENTI
CORRIERE DELLA SERA – Via Solferino anticipa il dossier del ministero del Welfare sui non autosufficienti a cui dedica anche l’editoriale di Maurizio Ferrera (“Chi aiuterà gli anziani. Cure indispensabili, costi insopportabili”). Il rapporto parla di almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti in Italia. Di questi due milioni sono anziani. Il problema riguarda circa una famiglia su dieci. Difficile quindi sostenere l’emergenza con la sola assistenza pubblica. Da qui la proposta del ministro Sacconi: fondi sanitari privati per l’assistenza.
MINORI
LA REPUBBLICA – R2 dedica una inchiesta a “Il tribunale dei bambini”. Ogni anno i tribunali fanno 7mila provvedimenti urgenti a tutela dei minori, allontanandoli dalla famiglia d’origine. Si scatena spesso una guerra tra i genitori e lo Stato che può durare anni. Ecco perché in Italia c’è una emergenza infanzia, scrive Maria Novella De Luca. Questo avviene in una rete di servizi sociali che è allo stremo: in Italia c’è un assistente sociale ogni 1500 minori (37mila assistenti in tutto). «il problema non è l’intervento urgente… ma il dopo, quando i bambini vengono affidati ai servizi sociali…. questi bambini non devono restare negli istituti… nell’attesa vana che la famiglia di origine cambi… Se in tempi brevi questa possibilità non si profila, allora i minori devono essere dati in affido, in adozione». Così Melita Cavallo che dirige il tribunale per i minori di Roma. Dello stesso avviso Francesco Paolo Occhiogrosso, presidente del Centro nazionale per l’infanzia e l’adolescenza.
POVERTA’
IL SOLE 24 ORE – “Indirizzo (quasi) obbligatorio per tutti i Scarp del Tennis” è il titolo del fogliettone in prima di Francesca Milano, dedicato all’avvio dell’anagrafe dei senzatetto: «Chissà che faccia farebbe Modesta Valenti, la donna morta nel 1983 alla stazione Termini di Roma senza essere nemmeno soccorsa perché aveva i pidocchi, se oggi le dicessero che deve presentarsi in comune per chiedere la residenza. Forse, nonostante l’obbligo ribadito dal pacchetto sicurezza, resterebbe sulla sua panchina, e nessuno potrebbe farci niente. Perché il decreto del ministero dell’Interno che detta le istruzioni sul funzionamento del registro nazionale dei “senza fissa dimora” non prevede nessuna schedatura forzata. I clochard “diligenti” che andranno in comune a chiedere la residenza saranno inseriti nella lista, a cui però può accedere solo il ministero». A pagina 30 il servizio entra nel dettaglio. «La volontarietà è un criterio fondamentale – spiega Davide Boldrini, vicepresidente della Fiopsd, la federazione italiana organismi persone senza dimora –. La temuta “schedatura” annunciata dal pacchetto sicurezza del 2009 si potrebbe trasformare in un’occasione di inclusione sociale»
SCUOLA
ITALIA OGGI – “La scuola non ha speso 49 mln”. La notizia è in prima pagina ed approfondita nella sezione “Azienda Scuola”. Secondo il pezzo, è stato trovato un piccolo tesoretto di quasi 40 milioni di euro che erano stati lasciati a giacere sui conti delle scuole dal 2000 and 2007. «Dirigenti scolastici, dirigenti provinciali e direttori regionali li hanno dimenticati: sarebbero dovuti serviti per la messa in sicurezza, i corsi di lingue, l’acquisti di materiali per i ragazzi con handicap». Il ministro Gelmini ha avviato un azione di recupero e re distribuzione con priorità agli istituti in maggiore sofferenza finanziaria. Il pezzo riporta anche alcuni casi: «Una scuola romana, nel 2001, aveva ricevuto 51 mila euro per un corso sulla tendenza della trasgressione e del disagio giovanile. Ha speso 782 euro. Nel 2004, una scuola campana ha ricevuto 33 mila euro per l’acquisto di materiali per l’integrazione degli alunni con handicap, mai spesi».
IL MANIFESTO – Nella pagina degli esteri, accanto alla notizia dell’assassinio del giornalista greco Sokratis Golias, trova spazio un ampio articolo sul referendum tenuto ad Amburgo sulla scuola elementare. «Ad Amburgo piovono i no. La scuola elementare resta di classe» è il titolo scelto per raccontare come sia stato respinto il progetto di allungare da 4 a 6 anni la durata delle elementari. «I genitori laureati, che dopo le elementari mandano i loro figli al Gymnasium, e che possono aiutare i loro pargoli a uscire vincenti da un sistema scolastico coerentemente orientato a riprodurre le caste sociali, considerano il prolungamento delle elementari una perdita di tempo. Alla difesa del privilegio sociale si aggiunge il razzismo diffuso: i figli degli immigrati, che alle elementari sono circa la metà degli alunni nelle scuole amburghesi, sono una zavorra che rallenta il ritmo di apprendimento dei tedeschi “veri”. Anche i poveracci che campano di assistenza sociale non vogliono sapere di prolungare la coabitazione in aula dei loro bambini con i figli dei turchi o degli italiani (…)».
MEDIO ORIENTE
AVVENIRE – “Libano, un fragile eldorado” è il titolo del reportage da Beirut di Giorgio Ferrari che a pagina 3 scrive: «Come l’Araba fenice il Paese è risorto ancora dalle sue ceneri e Beirut è oggi al centro di forti investimenti, il suo Pil cresce dell’8-9% l’anno anche in tempi di crisi. Dietro la calma apparente, però, si avverte il rischio di una nuova battaglia tra sciiti e sanniti. Forti timori per il verdetto (atteso a settembre) del Tribunale speciale sull’uccisione di Hariri». Completa la pagina un’intervista al Amine Gemayel, settimo presidente del Libano indipendente e leader del partito Kataeb, che afferma: «Il governo di unità nazionale non è “sano”. La soluzione è politica, non militare. L’integrazione dei palestinesi sarebbe una mossa suicida».
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