Cultura

Berlusconi: “Pronto ad andare al Quirinale. Nel 2006”

Il premier conferma la sua candidatura al Colle più alto della Repubblica, ipotesi già fatta da Bossi, ma solo dopo una riforma di tipo presidenziale. La Cdl applaude

di Ettore Colombo

“Sarei disponibile a sacrificarmi per il Quirinale, ma solo se venisse approvata la riforma presidenzialista”. Silvio Berlusconi lo dice nel Transatlantico di Montecitorio. E fa capire che è effettivamente sedotto dall’idea di diventare un giorno un Presidente della Repubblica con ampi poteri esecutivi. In lui non c’è comunque nessun disagio per il fatto che solo alcuni giorni fa aveva invece categoricamente escluso di “voler scalare alcun colle”. Forse perché ambisce appunto ad un Quirinale ben più potente dell’attuale.
Nelle sue parole infatti il riferimento più che esplicito è a quanto prospettato da Umberto Bossi ieri nel corso di un convegno sul federalismo. Lì il leader della Lega aveva connesso la devolution prossima ventura ad una profonda modifica istituzionale verso un presidenzialismo alla francese. E oggi il premier chiarisce a tambur battente che lui si candiderebbe per il Colle solo se l’Italia divenisse, appunto, una vera Repubblica presidenziale. Il vicepremier Fini giudica l’autocandidatura di Berlusconi “autorevole e credibile”. ”Sono – dice – il più convinto sostenitore del presidenzialismo che ci sia da anni a questa parte. Del resto è scritto anche nel programma della Casa delle libertà che la riforma istituzionale si deve basare su due pilastri: federalismo, per quel che concerne la forma di Stato, e presidenzialismo, secondo il modello francese, per quel riguarda la forma di governo”. Concetti ribaditi dallo stesso Berlusconi quando sottolinea che “il presidenzialismo è una riforma necessaria per dare un assetto istituzionale più stabile al nostro paese, che ha avuto in cinquant’anni governi che duravano in media solo un anno. Serve per dare maggiori capacità decisionali al governo che consentono di fare il bene del Paese”.
”Io ho in testa di cambiare il paese per ammodernarlo, per ampliare i diritti e le libertà dei cittadini, per dare loro benessere, per rendere il nostro paese moderno e forte anche a livello internazionale – ha chiarito Berlusconi – E non è andando al Quirinale che si possa attuare questa opera di cambiamento che si potrà compiere in 5 anni. Quindi se per caso rimanesse questo sistema, io mi ripresenterei per governare per altri 5 anni. Se invece, dovesse nel frattempo intervenire la riforma presidenzialista, allora per il Colle”.
Intanto anche un altro leader di partito del centrodestra (l’Udc), Rocco Buttiglione, dice: “Silvio Berlusconi è un eccellente candidato e quella del semipresidenzialismo alla francese è una buona idea”. Poi però esorta subito dopo alla pazienza. “Bisogna comunque aspettare. Perché ora il Cavaliere sta facendo bene il primo ministro. E poi perché bisogna prima chiudiamo la legislatura con Berlusconi premier e arrivare alla fine del mandato di Ciampi. Quindi, fatta la riforma negli ultimi giorni della legislatura, possiamo eleggere Berlusconi presidente della Repubblica. Dopo aver corretto anche la legge elettorale in senso proporzionale”.
E a questo punto il cerchio si chiude. Perché sembra di capire che l’idea è di arrivare alla grande riforma istituzionale nel 2006, con piena soddisfazione di tutte la Casa delle libertà. Berlusconi allora, dunque, eretiderebbe, infatti un Quirinale potenziato. Fini una premiership conseguente. Bossi il suo federalismo spinto. E il Biancofiore quel rinnovato proporzionalismo che gli darebbe più peso nella coalizione.

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