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Berlusconi: non sono un santo
Battuta del premier e prima ammissione sulle "belle figliole"
Che non fosse un santo, era cosa nota, ma adesso è lui in persona, Silvio Berlusconi, a dichiararlo ridendo, e questa sua “battuta” diventa il titolo di apertura di quasi tutti i giornali di oggi.
- La rassegna stampa si occupa anche di:
- ‘NDRANGHETA
- USURA
- CRISI
- RONDE
- GRAFFITI
- ABRUZZO
- ALCOL
- BIOETICA
- OBESITA’
- CITTA’
“Berlusconi: non sono un santo”: è il titolo con cui LA REPUBBLICA raccoglie i frutti di tanto impegno. Il premier aggiunge: «A casa mia non solo veline, ma anche capi di stato e di governo. Io sono una persona di buon gusto, cultura ed eleganza. Gli attacchi personali non mi toccano». Sarà, ma dopo le tante bugie e i niet, Berlusconi ammette che qualcosa di vero c’è. E infatti il titolo del commento di Giuseppe D’Avanzo (il martellatore delle famose 10 domande) è “Un primo passo dopo le bugie”. Seguono tre pagine sull’inchiesta di Bari, sull’outing del premier davanti agli industriali milanesi e alle «belle figliole» in una sala in cui sostiene che il 68,2 % degli italiani sta con lui (il gradimento, nei sondaggi di ieri, era però sotto il 50: magie della notte). Claudio Tito si dedica al retroscena: “Ma il Cavaliere teme i sondaggi «Ora mi serve la pace sociale»”. È convinto che il caso Noemi, le fotografie in Sardegna, adesso le registrazioni della D’Addario non cambierà la situazione del suo governo, ma Berlusconi teme che la luna di miele con il popolo sia conclusa. In ogni caso, dice ai suoi in un momento di sincerità, «il paese ha già digerito tutto. Non c’è possibilità che l’asse nazionale si sposti a sinistra». Dunque nuova strategia per una nuova legittimazione. L’ultima pagina è dedicata alla stampa estera: “«Escort, Berlusconi come Mao» dopo i nastri l’affondo del Times”. L’ultima tappa dello scandalo che secondo la Rai continua a non esistere (vedi il commento di Giovanni Valentini, “Disinformatia televisiva”, che paragona l’azienda di stato alla tv della Ddr), fa il giro del mondo. I giornali e i settimanali online oscillano da una secca riprovazione a una palese ironia.
«Ci sono un sacco di belle figliole. Non sono un santo. Lo avete capito tutti. Speriamo che lo capiscano anche quelli di Repubblica», l’ironia del premier viene tradotta nel titolo, “Berlusconi: non sono un santo”, che apre l’edizione di oggi del CORRIERE DELLA SERA, che se ne occupa anche alle pagine 2 e 3. Il giornale sottolinea il cambio di strategia dello staff del Cavaliere («il premier non ha nulla da nascondere»). Cavaliere che aggiunge: «Mi attaccano, ma non mi feriscono, perché gli italiani non sono sciocchi. A casa mia non sono venute solo veline, ma anche famiglie e capi di governo. È vero non ho fatto togliere i cellulari ai miei ospiti perché finchè ci sono io non possono accadere cose ineleganti, perché io sono una persona di cultura, di buon gusto e di eleganza. E non si dica che a casa mia si facevano cose disdicevoli». E poi: «Usano il gossip perché non hanno critiche da farmi». Il taglio delle pagine del CORRIERE però non calca la mano sul gossip, quanto sulle ripercussioni nel Pdl generate dal nascente movimento per il sud. “Sud e cabina di regia. Duello tra Tremonti e i ministri meridionali – “Nucleare, la Prestigiacomo pronta alle dimissioni” è il titolo del pezzo di apertura di pag. 3 a firma di Francesco Verderami che raccoglie anche una battuta del premier (“Mezzogiorno, nessuno mi è contro”). Sul tema si intrattiene anche la nota di Massimo Franco (“L’Identità del pdl è messa in tensione dalle spinte localistiche”): «…Nel momento in cui il premier ammette che c’è stato un difetto di valorizzazione dell’operato del governo nel Mezzogiorno, scopre una delle origini del fenomeno: il senso di abbandono vissuto da una parte del Paese; ed un tentativo di fai da te per riempire un vuoto che per ora è di rappresentanza, ma potrebbe diventare di leadership. La sensazione è che Berlusconi cerchi di esorcizzarlo perché significherebbe l’inizio della fine della sua politica, iniziatasi nel 1994».
La frase «Non sono un santo, ma il gossip non mi tocca» pubblicata da IL GIORNALE insieme alla foto del Premier fra gli operai di un cantiere tende a suggerirne un’altra nel lettore del tipo: «e sto lavorando per voi». Le foto di Berlusconi che stringe mani agli operai edili e che manovra gru sono alle pagine 4 e 5 e raccontano la giornata di ieri dove è stato rilanciato il piano per la costruzione della superstrada Brescia- Bergamo-Milano. IL GIORNALE pubblica anche le foto di altre grandi opere che «sono state sbloccate per via dell’immobilismo dell’amministrazione Prodi», ha detto il ministro Matteoli. In questa occasione Berlusconi ha anche parlato dell’Abruzzo in cui da settembre saranno pronte 2.267 villette con tanto di frigorifero pieno. «Gli interventi in Abruzzo hanno coperto il 100% delle spese di ricostruzione senza tasse di scopo o altre tassazioni. Ai sindaci dei comuni terremotati è stata consegnata la prima tranche del finanziamento e sono in grado di rispondere a chi inoltra la domanda per dare vita ai lavori di ricostruzione e messa in ripristino».
“Santo Cielo” è il titolo d’apertura de IL MANIFESTO che ironizza sulla dichiarazione di Berlusconi «Non sono un santo». Il quotidiano contrappone alla frase del premier la manovra Tivù con cui è riuscito a sganciare la Rai da Sky in favore della sua Mediaset, la querela per diffamazione e concorrenza sleale recapitatagli dal gruppo Espresso e la situazione sempre più fuori controllo dell’Aquila.
E’ un Berlusconi che cerca di sdrammatizzare quello descritto da ITALIA OGGI, il giornale dei professionisti, nell’articolo “Ok non sono un santo”. Ma è anche un Berlusconi convinto che dopo i tentativi di smentita da parte del suo legale, la miglior difesa sia quella del lasciar correre, del non ribattere, di, usando le parole del premier «lasciare che questa infamia si spenga da sola». Un Berlusconi persuaso che chi lo attacca da cacciatore, è diventato cacciato in quanto ha perso credibilità e lettori. L’articolo, oltre alle frasi di difesa del premier rilasciate ieri, spiega in mondo sintetico e chiaro le ragioni che hanno indotto il Gruppo Espresso a denunciare il premier: «Le ipotesi di reato prospettate dal Gruppo Espresso riguardano la diffamazione, l’abuso di ufficio e la violazione della disciplina in materia di market abuse. In sede civile, l’atto di citazione riguarderà la concorrenza sleale e il boicottaggio». Berlusconi aveva istigato gli industriali a boicottare e interrompere gli investimenti pubblicitari.
“Il premier tenta la difesa: mai nulla di disdicevole”. Questo il titolo di pagina 9 su AVVENIRE, dedicata alle parole del premier in occasione della cerimonia di avvio dei lavori della Brebemi («Non sono un santo. Lo avete capito tutti, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica…»). Berlusconi prima si difende: «Gli attacchi personali non mi toccano», quello che invece conta è «l’azione di governo»; poi rassicura: «A casa mia non succede nulla di disdicevole, ci sono anche capi di Stato e di governo»; e infine attacca: «Lasciamo ad altri queste robe miserevoli e di bassissimo livello che non mi feriscono assolutamente». Ma Antonello Zappadu insinua qualche dubbio sul motivo per cui le intercettazioni della D’Addario siano state pubblicate mentre le sue foto no: «Forse, rispetto a un audio, contengono persone o situazioni che fanno ancora paura». Immediata la replica di Ghedini, secondo cui nelle immagini non vi è «nulla di imbarazzante» e «l’unico interesse» è quello di «tutelare la privacy degli ospiti e l’elementare diritto che ciascuno ha di non essere spiato e fotografato addirittura all’interno della propria casa». Mentre per Pier Ferdinando Casini «Berlusconi avrebbe dovuto rispondere alle 10 domande di Repubblica mesi fa e non si sarebbe arrivati a questo punto», sulle agenzie di stampa rimbalzano i dubbi di Beppe Grillo: «Ho ascoltato le conversazioni tra la D’Addario e Berlusconi. La mia impressione è che siano state preparate, studiate a tavolino. Riascoltatele, la D’Addario sembra recitare una parte», scrive il comico sul suo blog.
“Il premier: non sono un santo” è il titolo che apre la prima pagina e l’edizione di oggi de LA STAMPA. Un pezzo di cronaca riferisce le parole del premier durante la cerimonia della posa della prima pietra delle Brebermi, l’autostrada Brescia-Milano, giocando con le similitudini: «Una volta giurava di di essere un “unto del Signore”. Adesso si accontenta di molto meno e ci ride sopra: “Ci sono un sacco di belle figliole in giro. Lo avete capito tutti che non sono un santo”. Silvio Berlusconi con questa storia delle escort scende un paio di gradini della volta celeste. Ma alla fine è quello di sempre. Gli basta schiacciare un bottone per far girare le betoniere». Un pezzo del vaticanista Galeazzi racconta le indiscrezioni da Oltretevere. Nessuna dichiarazione ufficiale ma secondo le opinioni raccolte dal vaticanista sarebbe stato apprezzato il fatto che Berlusconi «andrà in pellegrinaggio da Padre Pio, trascorrerà agosto con i terremotati de L’Aquila, venderà villa Certosa». «Certo non è De Gasperi» commenta un ministro vaticano «ma dal G8 in poi sta mostrando maggiore saggezza e prudenza».
E inoltre sui giornali di oggi:
‘NDRANGHETA
LA REPUBBLICA – “Sigilli al bar della Dolce Vita, le mani dei clan sui locali di Roma”. Sequestrato il Cafè de Paris e altri locali di via Veneto. Erano stati acquistati, tramite prestanome, dalla criminalità organizzata. Il sequestro supera il valore di 200 milioni. Le attività chiuse per qualche ora sono poi state riaperte sotto una gestione amministrativa della magistratura. Le cosche insomma hanno spostato i loro affari dalle imprese edili alla frontiera del lusso (oltre che alla finanza). La notizia viene accostata all’allarme anti-usura di Mario Draghi: “E Bankitalia lancia l’allarme mafie «Con la crisi si prendono le aziende»”. Previsioni per un settembre rovente (più disoccupazione, più debito pubblico) e ritorno del rischio usura: le mafie riciclano così il denaro sporco e fanno ulteriori affari. C’è anche un riferimento allo scudo fiscale nel discorso del governatore: l’anonimato, che non c’è altrove, potrebbe consentire alle mafie di riportare in Italia denaro sospetto.
USURA
CORRIERE DELLA SERA – Relegato a pag. 18 l’avvertimento del governatore Draghi: “Aziende più esposte a mafia e usura”, che ieri è intervenuto in Commissione antimafia: ci sono imprese «che vedono inaridirsi i flussi di cassa e cadere il valore di mercato del proprio patrimonio» e sono quindi più esposte al rischio usura. Intanto ieri a Milano 300 persone sono sfilate per ricordare Andrea Sannicandro il tabaccaio 52enne morto suicida perché oppresso dagli usurai.
IL SOLE 24 ORE – Il quotidiano di Confindustria apre sull’allarme lanciato dal governatore della banca d’Italia. “Draghi, è allarme usura”. Il servizio a pagina 3 di Rossella Bocciarelli, sull’audizione del governatore a palazzo San Macuto. La crisi ha reso più aggredibili le imprese da parte della criminalità organizzata, ha detto. Concorda Confindustria: «Occorre evitare che l’unico sbocco per trovare credito sia l’usura e impedire che la criminalità organizzata si sostituisca al sistema creditizio». Il commento del Sole a pag. 12 . Contro i rischi ci vuole lo Stato «con nuove leggi e con le forze dell’ordine» ma anche «banche capaci di fare bene il proprio lavoro: lavoro di conoscenza delle persone e del territorio, senza la tentazione di inserire quel pilota automatico che anche Draghi ha stigmatizzato».
CRISI
LA STAMPA – “La crisi brucerà 500 mila posti”. Due pagine sulle previsioni del Cnel: a fine anno la disoccupazione potrebbe essere del 9% e il prodotto interno lordo in caduta del 5,7%, le retribuzioni in calo. E’ differente la lettura del ministro del Welfare Sacconi, secondo il quale il peggio è alle spalle. Il ministro ha respinto al mittente la proposta del governatore di Bankitalia Draghi (oltre che del Cnel) di riformare gli ammortizzatori sociali: «In questa stagione non si può fare una riforma organica» ha detto.
RONDE
IL GIORNALE – “Se i benpensanti trovano scandalose le ronde, le baby-ronde saranno giudicate una sanguinosa offesa alla società civile, alla sua correttezza, alla sua bontà», così scrive in prima pagina Stefano Zecchi che commenta il caso di Asti. Il comune della cittadina piemontese ha infatti “promosso” al ruolo di occhi e orecchi del Comune una settantina di studenti volontari che per tutta l’estate “vigileranno” le zone più frequentate da bambini e anziani. Giorgio Galvagno, il sindaco, afferma: «Questi sono ragazzi che hanno il senso del dovere e del rispetto» e uno studente: «Non mi sento un vigilante. Cerco soltanto di rendermi utile».
GRAFFITI
ITALIA OGGI – Il ministro Meloni da una parte approva l’inasprimento delle pene nei confronti dei writer che imbrattano i muri, ma dall’altra tende una mano alla loro creatività stanziando un milione di euro per valorizzare la street art. Il titolo del pezzo, “Writer, la carota dopo il bastone” descrive in dettaglio come il ministro delle politiche giovanile ha addolcito la pillola che il decreto sicurezza ha prescritto a writer, artisti-imbrattatori di mura cittadine.
ABRUZZO
AVVENIRE – “Terremoto, le Acli: «Ricostruire anche le comunità». Una nuova sede per far ripartire i servizi e presto anche una Casa della Solidarietà per riattivare le relazioni. C’è voglia di ricostruire la comunità aquilana accanto alle abitazioni prima dell’inverno in casa Acli, perché «serve un luogo dove si possa riscoprire la bellezza del vivere insieme», dice il presidente Andrea Olivero. Ripartire dai circoli: questa la parola d’ordine dell’associazione e in questa direzione si inserisce il progetto di una struttura polivalente che sorgerà su un’area comunale già individuata e che sarà soprattutto «uno spazio di socialità per gli abitanti dell’Aquila». È stato siglato inoltre un protocollo d’intesa con la Caritas per costruire «luoghi d’incontro, di servizio, di ricreazione per anziani e giovani». Nel frattempo, però, monta la protesta dei sindaci, pronti a seguire l’esempio di Cialente e restituire la fascia tricolore qualora dovessero a gennaio riprendere a pagare le tasse: chiedono inoltre più dialogo con la Protezione civile e di essere interpellati prima di emettere nuove ordinanze. Il presidente della regione Gianni Chiodi getta acqua sul fuoco ribadendo che entro il 31 dicembre sarà concessa ai comuni un’altra proroga.
IL MANIFESTO – Un articolo a cura di Gabriele Polo inviato in Abruzzo racconta di una situazione molto difficile. Il progetto C.a.s.e. è sbagliato perchè, come sottolinea anche l’architetto Giovanni Nimis in una intervista nella pagina successiva, è figlio del dirigismo e delle scelte Di Berlusconi e Bertolaso che piovono dall’alto sulla popolazione «qui all’Aquila si sperimenta un modello che vale per tutto il paese: zero partecipazione e persino zero concertazione». Senza contare come gli appartamenti che vengono costruiti in questi siti non basteranno per dare un tetto a tutti gli sfollati ma solo ad una parte. Infine nei cantieri h24 non vengono rispettate le norme di sicurezza base ci sono stati già due infortuni seri, prontamente insabbiati. L’unica religione è la fretta «al primo giorno di assenza sei fuori». Intanto la gente vive in un limbo che si chiama tendopoli, a 40 gradi durante il giorno e si registra «uno strano aumento dei necrologi sulla stampa locale».
ALCOL
IL GIORNALE – Il cronista Marco Guidi ha seguito a distanza un “complice” di 15 anni che è andato in diversi locali della metropoli chiedendo di bere una birra: solo un gestore su 5 ha applicato l’ordinanza. Ed è gestito da cinesi. Il reportage è alle pagine 13 e 44. Il sindaco Moratti interpellata annuncia: « La nostra campagna avrà successo se ci sarà una responsabilità condivisa». Pronti a collaborare i commercianti, Stoppani dell’Unione del commercio chiosa: «Per chi non adempie, nessuna giustificazione».
BIOETICA
AVVENIRE – “Cure palliative. Ora arrivano anche i fondi”. Come segnalato anche ieri sul sito, nel decreto anti crisi spuntano 50 milioni di euro interamente destinati a questo capitolo della sanità pubblica. Il provvedimento è stato licenziato all’unanimità. I fondi trovati in extremis, dice Giuseppe Palumbo, presidente della Commissione Affari sociali della Camera, «non sono tantissimi, ma neanche pochi». Le regioni che non utilizzeranno la somma per le cure palliative «rischiano di vedere arrivare neanche i fondi ordinari» se non si daranno da fare per mettere in piedi un sistema ad hoc. Intanto, dopo l’incontro di approfondimento promosso dal Pdl sul disegno di legge Calabrò insieme ai medici, cresce il dissenso attorno al documento approvato a Terni dalla Fnomceo. «La Federazione non può portare avanti il documento di Terni se non è condiviso dall’intera classe medica», dice Nunzio Romeo, presidente dell’ordine provinciale di Messina. «Si è trattato di un errore procedurale: su aspetti etici, l’unanimità è dovuta», conferma Bruno Di Lascio, presidente dell’Ordine provinciale di Ferrara.
OBESITA’
LA REPUBBLICA – “Se l’America processa l’obesità”. Una donna è stata arrestata perché il suo figliolo 14enne pesa 225 chili. La tesi è che non sarebbe stata brava nell’educarlo. Una negligenza che negli Usa sta sempre più spesso trasformandosi in causa di processi. L’incriminazione dovrebbe essere l’ultima risorsa, avverte un esperto, soprattutto in un paese in cui la percentuale degli obesi è altissima e in cui mancano strategie unitarie di lotta all’iper-alimentazione.
CITTA’
AVVENIRE – In Agorà c’è una bella intervista al sociologo Paolo Masciocchi, esperto in diritto della cittadinanza che, insieme con un team multidisciplinare (l’architetto Pietro Pagliardini, il progettista americano Kenneth G. Masden II e il matematico Nikos Salingaros e altri pensatori preoccupati del futuro delle città, come il noto progettista Leon Krier, il teorico dell’architettura Cristopher Alexander e il principe Carlo del Galles) sta cercando si sviluppare un approccio «biofilico» alla città contemporanea. Molto in sintesi Masciocchi dice: «basta all’urbanizzazione astratta e calata dall’alto del sistema razionalista della “zonizzazione”. Va recuperata la dimensione della città medioevale, in cui le relazioni tra esseri umani si dipanano secondo una logica che si approssima a quella vivente».
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