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Berlusconi, la tempesta si sposta sul web

Allo studio un decreto per controllare la violenza in Rete

di Franco Bomprezzi

Fra le prime conseguenze dell’aggressione a Berlusconi si sta concretizzando una serie di misure per mettere a freno la violenza verbale sul web, in particolare nei social network. Il ministro Maroni sta lavorando a un decreto legge, ma i giornali registrano le perplessità rispetto a un provvedimento di difficile applicazione, e in contrasto con la libertà di espressione.

“L’amarezza di Berlusconi: colpito nella mia Milano! è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. “Al web non servono altre regole” è invece il titolo dell’editoriale di Beppe Severgnini che parte dalla cover. Scrive il giornalista: «Lanciarsi contro Internet perché qualcuno scaglia un souvenir appuntito al presidente del Consiglio appare bizzarro. La Rete non è stata né causa né strumento della violenza di domenica. E’ stato però il teatro delle conseguenze. Brutte. La crudeltà di chi festeggia il dolore altrui. La vigliaccheria di chi sparla e non firma. L’irresponsabilità di chi incita alla violenza — una tragedia che l’Italia ha conosciuto e non ha dimenticato. È arrivato il momento di mettere regole a Internet? Prima di rispondere, è bene che qualcuno si prenda la briga di capire — e poi di spiegare — a cosa le stiamo mettendo. La sensazione è che molti, tra quanti oggi maledicono Facebook e accusano Twitter, non siano mai entrati in un social network, non abbiamo mai inviato un tweet né cliccato il pulsante «pubblica» di un blog». Poi aggiunge sulla specificità italiana: «Internet raccoglie giovani umori anti-berlusconiani che, in tv, non arriveranno mai; e sui giornali non hanno più (o ancora) voglia di arrivare. Alcuni legittimi e articolati; altri aggressivi e sgangherati. Ma è curioso notare come umori simili appaiano nei siti d’informazione, nei blog e nei social networks internazionali. I commenti, dopo l’aggressione di piazza Duomo, sono divisi quanto in Italia, se non peggio. Conduco Italians da 11 anni, conosco gli umori che girano nella Rete. So che esiste un cuore oscuro di Internet, ma ho imparato ad apprezzarne l’anima chiara e pulita. La Rete è il luogo dove qualcuno strilla «Ecce (d)uomo!», credendo d’essere spiritoso; ma dove Sabina Guzzanti, che spiritosa è davvero, ha messo frasi di buon senso nel suo blog». Intanto però il ministro Maroni sembra deciso alla “Stretta sui siti internet e manifestazioni”. Il Viminale punterebbe a un decreto con cui «verranno bloccati quei siti i cui gestori non collaborano alla chiusura dei gruppi che istigano alla violenza». Poi «si estenderà a tutto l’anno il divieto pre-elettorale di sfilare nella stessa piazza a gruppi di opposte fazioni». Allo studio anche «il divieto delle manifestazioni pubbliche a chi ha comportamenti antisociali».

LA REPUBBLICA apre sul voto di fiducia (“Il Pdl all’attacco di Fini”) e con un duro editoriale (“Il dovere di un giornale”) del direttore Ezio Mauro che replica all’attacco in Parlamento dell’onorevole Cicchitto (che ha accusato Repubblica, Travaglio e Santoro di terrorismo mediatico). «Chi scambia la critica per odio e il lavoro giornalistico per violenza è soltanto un irresponsabile antidemocratico, mimetizzato dietro la connivenza di chi tacendo acconsente», scrive Mauro. All’interno – nelle numerose pagine sul premier aggredito, anche oggi fino alla 9 – un pezzo di Liana Milella riferisce l’intenzione di Maroni: un decreto contro chi veicola sul web messaggi di violenza e contro chi si comporta in modo facinoroso nelle manifestazioni. L’opposizione è già in allarme: Idv e Pd e Udc temono norme oscurantiste e repressive, come in Cina e in Iran dove il web è oscurato. Facebook gioca d’anticipo e rimuove i gruppi più violenti. Il Copasir, comitato di controllo sui servizi segreti, si muove e lancia l’allarme emulazione: Tartaglia ha agito da solo, ma altri potrebbero copiarlo. Maroni intanto lavora al non facile decreto: pensa a dei filtri per impedire o rendere più difficoltoso l’accesso ai siti violenti, alla possibilità per la polizia postale di segnalarli direttamente al gip, saltando il pm. Per quanto riguarda i facinorosi, Maroni starebbe pensando di applicare per tutto l’anno le norme che sono in vigore nei 30 giorni precedenti le elezioni:  cortei e sit in di formazioni contrapposte non si possono tenere nello stesso luogo ma vanno differite. La pena potrebbe oscillare dai 2 ai 4 anni. Il commento è affidato a Adriano Sofri: “Quel volto ferito e il dialogo su Facebook”. In pratica Sofri fa una cernita di alcuni commenti apparsi il 13 dicembre. Anche chi ha esultato – sembra voler suggerire – ragiona su quanto è successo… Un altro pezzo, di Aldo Fontanarosa, “Tv su Internet solo con l’ok del governo”, fa il punto su politica e informazione da un altro punto di vista. Al di là dell’emergenza, il consiglio dei ministri sta discutendo un decreto legislativo che detta nuove regole per internet, toglie risorse ai produttori italiani ed europei, limita la possibilità di Sky di trasmettere spot. Le dirette su internet dovranno avere l’ok del governo (in pratica saranno equiparate a reti televisive, servirà un albo dei siti. Sarà ridotta la quota del 10% che obbliga produttori a produrre e trasmettere una quota minima del prodotto europeo; sarà autorizzato il product placement anche in tv; il governo abbasserà la quota pubblicitaria di Sky.

IL GIORNALE di Milano dedica alle misure d’intervento per controllare la rete due pagine. La prima titola “E Maroni pensa a come oscurare i siti più violenti” con un pezzo a firma di Anna Maria Greco in cui la giornalista spiega che «Roberto Maroni punta l’indice contro la violenza che nasce anche dal web. È convinto che abbia alimentato e possa ancora alimentare fatti come l’aggressione a Silvio Berlusconi di Milano». Si punta ad una sorta di disinfestazione del mondo interattivo. «Per rendere inoffensivi i gruppi on-line violenti Maroni annuncia che presenterà giovedì al Consiglio dei ministri delle “misure urgenti per garantire ai cittadini e a chi ha compiti istituzionali di poter svolgere la propria attività in piena sicurezza”». «Se le misure sono urgenti – conferma – è possibile che si ricorra al decreto legge». In tutto questo però «Maroni si rende conto che si tratta di intervenire su “un terreno molto delicato, che riguarda la libertà di espressione sul web e la libertà di esprimere il proprio pensiero anche contro altri in pubblico, purché in modo non violento”». Per questo fa sapere «”Stiamo studiando una norma”, spiega in serata Maroni, “che dia potere effettivo alla magistratura, l’organo più competente per decidere non se ci sono semplicemente dei messaggi violenti, ma dei messaggi che integrano dei veri e propri reati, per interromperne la commissione”».
In basso un commento di Stefano Zecchi “Ma è la tv che esaspera la violenza politica” in cui il professore di Estetica punta il dito il tubo catodico. «La questione non riguarda l’altezza, l’asprezza dei toni della politica, ma il luogo dal quale questi toni arrivano alla gente, e cioè la televisione».Come funziona il sistema? Secondo Zecchi «oggi, è sotto gli occhi di tutti, la politica è un ingrediente fondamentale dello spettacolo televisivo che dura tutto l’anno, e i politici là dentro, prima ancora che i rappresentanti del popolo, hanno una responsabilità, per così dire, economica: da loro dipende il successo di una trasmissione e, di conseguenza, del successo della loro immagine. È in televisione che la violenza verbale diventa devastante per una massa sociale che ha trovato nella televisione il suo principale strumento di comunicazione». Nella seconda pagina Massimo Malpica firma “Internet è la nuova piazza. Il coprifuoco è un pericolo» in cui intervista Alberto Mingardi, fondatore dell’Istituto Bruno Leoni ed esperto osservatore della rete. Secondo Mingardi i gruppi inneggianti violenza sono «Sciocchezze se ne dicono nei bar come su internet. La colpa non è né dei bar né di internet. Certo, c’è il fatto inquietante, sociologicamente indicativo, del proliferare di gruppi spontanei su Facebook». I social network possono essere «un termometro delle tendenze. Uno strumento che si presta all’uso politico, come si è visto con Obama» ma non un reato. Dunque il problema è che «Non possiamo proibire l’idiozia. E se c’è una concreta istigazione a delinquere, le leggi ci sono già. Solo allora bisogna chiedere la rimozione del contenuto penalmente rilevante».

L’affaire Berlusconi scivola a pagina 20 per il SOLE24ORE, che comunque dedica all’argomento due pagine (ieri erano tre). Sulle leggi che potrebbero restringere il web e limitare cortei e manifestazioni c’è un articolo in cui si dà conto della «prudenza» di Maroni che ieri ha parlato sì dell’intenzione del governo di porre un freno alle violenza ma ha anche sottolineato la possibilità che i provvedimenti vìolino l’articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di pensiero. La questione web è particolarmente complicata perché ci si chiede come «colpire i messaggi violenti senza coinvolgere la generalità degli utenti» che invece non sono violenti.

ITALIA OGGI rimane sulla piazza e ignora il web. Il presunto colpevole è diventata la vittima. E’ il punto dell’editoriale “L’aggressione a Berlusconi segna un punto di svolta” che ITALIA OGGI pubblica nella sezione I Commenti. «E’ in atto una strategia politica precisa che punta all’aggravamento senza limiti della tensione, alla ricerca anche dello scontro fisico, in modo da poter poi lamentare la “repressione“ come sintomo dell’autoritarismo imminente e del rischio che quindi correrebbero i diretti democratici. Invece la vittima è stato il presidente del consiglio, il che ha scombinato il gioco, aumentanti ancora la popolarità di Berlusconi». Non è un caso, fa notare il pezzo, che a ogni manifestazione pubblica con la presenza del premier o di esponenti di rilievo del Pdl, ci sono sempre dei gruppi di agitatori e contestatori. Con l’aggressione al Premier, è definitivamente «fallita la conquista della piazza».
 
IL MANIFESTO sceglie l’apertura con una foto di presepe napoletano, al centro, al posto del bambinello una statuita con Berlusconi ferito e sanguinante e il titolo a sfondare è “Il partito dell’amore”. Sul tema anche la vignetta di Vauro che punta invece sul social network. Con il titolo “Attentati: Duomo in Facebook” si vede disegnato il ministro Maroni intento a scagliare una statuetta del Duomo di Milano sul video di un computer con la scritta Facebook. Le pagine 2 e 3 sono dedicate alle indagini on-line «La polizia postale passa al setaccio Indymedia e i siti “politici”», come alla cancellazione da parte di Facebook dei siti pro e contro Tartaglia e alla libertà di comunicazione. «Scomparsi nel nulla. Decine di gruppi su Facebook a sostegno di Massimo Tartaglia non sono più raggiungibili. E così pure un gruppo pro-Berlusconi che ieri ostentava oltre 400mila fan, ma che in realtà era un falso: gli amministratori avevano improvvisamente cambiato il nome originario Sosteniamo il Made in Italy in Sosteniamo Silvio Berlusconi contro i fan di Massimo Tartaglia. Scatenando non poche polemiche tra gli iscritti ignari dell’accaduto (…)» si legge nell’articolo di Nicola Bruno che osserva come «In realtà la rimozione non è servita a granché. Nel frattempo sono nati decine di gruppi pro e contro il premier, che non è facile tenere sotto controllo. Tanto più che l’odio scorre a fiotti anche tra gli utenti filogovernativi (…)». E sul cambio di nome di alcuni gruppi l’avvocato Guido Sforza che ha invitato gli utenti a segnalare i casi di manomissione al Garante per la Privacy ha osservato «Si tratta di un grave attentato ai diritti della personalità di milioni di cittadini italiani. Il titolo principale è «Il bavaglio del governo». «Oscuramento dei siti ritenuti violenti, divieto di partecipare a manifestazioni politiche per chi in precedenza è stato fermato dalle forze dell’ordine e stop alle contestazioni durante i comizi. Il governo approfitta dell’aggressione compiuta a Milano da Massimo Tartaglia contro il presidente del consiglio per mettere il bavaglio al dissenso (…) Ma il tentativo di mettere il bavaglio alla piazza virtuale potrebbe risultare meno facile di quanto si pensa, proprio per i suoi risvolti costituzionali (…)» E infine si ricorda che il Viminale vorrebbe estendere anche alle manifestazioni politiche i divieti già previsti per gli ultrà.
 
Oggi su AVVENIRE quattro pagine dedicate a Berlusconi, con titolo in prima su Maroni che «prepara la stretta per manifestazioni e web» e un editoriale in seconda pagina su «rete e libertà di espressione». Il ministro Maroni ha annunciato già per domani un pacchetto che contiene norme urgenti per fermare l’istigazione alla violenza su internet e le contestazioni violente di piazza. L’intervento sul web dovrebbe essere della magistratura, non del Viminale, «sottolineatura che ha smontato gran parte delle critiche di censura che erano piovute sull’iniziativa». Maroni non ha escluso la decretazione d’urgenza. Per le contestazioni violente potrebbero esserci pene reclusive fino a tre anni, per il web previste sanzioni pecuniarie e l’introduzione di filtri che rendano difficoltosa la navigazione verso siti che istigano alla violenza. L’editoriale di Giorgio Ferrari titola sul “delicato crinale tra caos e democrazia” e si sofferma sull’«unica domanda che in queste ore rimbalza dalla scrivania del Ministro dell’Interno alla coscienza degli uomini di buona volontà» e cioè «fino a che punto si può consentire in nome della libertà di espressione che sulla rete si inneggi alla morte, alla tortura, all’impiccagione di questo o quell’avversario politico». La soluzione per non cadere nella censura è «il codice penale, che separa democrazia e anarchia».

Ancora molte pagine, le prime nove dell’edizione di oggi, sull’aggressione a Silvio Berlusconi e sulle reazioni nel mondo della politica. LA STAMPA parla a pagina nove delle nuove norme annunciate da Maroni che riguardano internet e le manifestazioni pubbliche. Due le ipotesi allo studio per la rete. Una norma per dare più forza ai magistrati nelle indagini sui siti violenti, che prevede anche una serie di filtri per rendere più faticosa la navigazione, oppure la possibilità (sempre con una norma ad hoc) di sganciare i blog dalle leggi che governano la carta stampata consentendo così alla polizia postale di oscurare i siti che inneggiano alla violenza. Per quanto riguarda il capitolo piazze e manifestazioni, oltre a modificare la legge che ne regola lo svolgimento, tra cui l’inasprimento delle pene per chi va alle manifestazioni con caschi e viso coperto, la revisione della legge 75 che disciplina il concetto di “arma impropria”, impedendo così la vendita di qualunque oggetto che possa recare danno alla persona.

E inoltre sui giornali di oggi:

TELETHON
CORRIERE DELLA SERA – Il presidente di Telethon Luca di Montezemolo ragiona sul successo di Telethon che nell’ultima maratona ha raggiunto il record di 31 milioni di euro raccolti: “Quel record di fondi per la ricerca, è l’Italia generosa e meritocratica”. Scrive Montezemolo: «Il messaggio è ormai chiaro: un Paese che non finanzia la scienza non investe nel proprio futuro…I nostri studi genetici hanno raggiunto livelli di eccellenza riconosciuti in tutto il mondo».  

STAMINALI
AVVENIRE – Un ventenne australiano con sclerosi multipla ha ripreso a camminare dopo un innovativo trattamento con cellule staminali prelevate dal midollo osseo dello stesso paziente, ripulite e ritrapiantate. Al centro il sistema immunitario. La notizia è stata pubblicata sul Daily telegraph ed è commentata dal neurologo di Cranberra Clin Andrews.

CLIMA
SOLE24ORE – Rischio fallimento per il vertice di Copenhagen? Parrebbe di sì leggendo l’apertura di pagina 10, dedicata al vertice. «Il summit Onu sul clima sta per presentarsi a mani vuote all’appuntamento con i capi di stato» che devono chiudere il vertice, scrive il SOLE. L’asse tra Usa e Cina è il colpevole di «tenere tutto fermo»: visto che sono i due paesi che al mondo producono da soli la metà delle emissioni, devono «assumere impegni ambiziosi di riduzione», altrimenti tutto sarà vano. Anche tra i due colossi però ci sono contrasti: «la Cina non vuole intese che limitino il commercio», come invece vuol fare la legge sul cima che Obama sta preparando, che introdurrebbe dazi per i prodotti dei paesi che non riducono le emissioni.

AVVENIRE – Grande risalto alla questione ambientale, soprattutto per la presentazione, ieri, del testo del messaggio di Benedetto XVI per la 43° Giornata mondiale della pace, intitolato “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, pubblicato integralmente. Accanto c’è il reportage da Copenhagen, con “Stallo al vertice sul clima, la bozza resta in bilico”, che sottolinea come nonostante il rafforzamento dell’asse Ue-Africa sull’esito della conferenza pesi il veto incrociato di Usa e Cina. Un piccolo pezzo a piede afferma che i mondiali del 2010, in Sudafrica, sarà il mondiale dell’inquinamento, con un impatto ambientale nove volte superiore a quello di Germania 2006 e doppio rispetto alle Olimpiadi di Pechino. L’85% delle emissioni sarà imputabile ai voli aerei necessari per trasportare squadre e tifosi.

LA STAMPA – “Tutti contro tutti, accordo a rischio”. Nulla di fatto nel consulto in videoconferenza tra i leader europei Sarkozy, Gordon Brown e Angela Merkel e il presidente Usa Obama per quanto riguarda l’accordo sulle emissioni di CO2. La conferenza di Copenhagen rimane in una situazione di stallo, mentre il Papa lancia il suo messaggio:  “Inquinare è terrorismo”, titola LA STAMPA. Nella sua lettera diffusa ieri per la giornata mondiale della pace del primo gennaio, Benedetto XVI afferma che «i mutamenti climatici comportano rischi agghiaccianti» e che «è irresponsabile rimanere indifferenti».

MIGRANTI
IL MANIFESTO – La Francia sta preparando un secondo charter «organizza un volo congiunto con la Gran Bretagna per rimpatriare i “clandestini”. Insorgono le ong e i sociali» scrive IL MANIFESTO nell’articolo intitolato «Un altro charter scalda i motori, Parigi deporta i migranti afghani». A lanciare l’allarme la Cimade, organizzazione umanitaria, secondo le cui informazioni nove cittadini afghani, rinchiusi in un centro di Calais – Coquelle, e due nel cpt di Lille, hanno ricevuto un decreto di espulsione per il 15 dicembre. «Una cinquantina di deputati europei di tutti i gruppi hanno chiesto ieri “la fine delle espulsioni indegne” di migranti afghani da parte del governo francese» si legge nell’articolo che ricorda come la difesa del governo francese sulle sue decisioni viene fatta «invocando la decisione pressa dal consiglio europeo a fine ottobre: su domanda francese, sostenuta dall’Italia, era stata avanzata la proposta di organizzare voli charter congiunti per le espulsioni».

GIUSTIZIA
ITALIA OGGI – “Processo breve, il Pd salva Silvio”. Il Pd, secondo l’analisi di ITALIA OGGI su un emendamento dell’opposizione per correggere il ddl sul processo breve, fa regalo di Natale al premier. «Dentro la confezione regalo» scrive ITALIA OGGI «una semplice parolina ma potentissima per stemperare gli animi:dopo le parole “precedente condanna“ aggiungere la seguente “definitiva”». E che cosa significa? Quella parolina magica «fa si che soltanto per coloro che hanno alle spalle una condanna definitiva non si debba procedere per estinzione dal processo». Con le norme precedenti e con una condanna in primo grado, il premier rischiava di essere escluso dal procedimento veloce.


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