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Berlusconi, il prezzo della fiducia

In attesa del voto i giornali concordi: il governo sopravviverà

di Franco Bomprezzi

Il voto di fiducia al governo Berlusconi è il tema di apertura dei giornali di oggi. Il voto è atteso per le 19. Ecco come i quotidiani hanno commentato questo momento cruciale della legislatura.

“Berlusconi chiede la fiducia” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA, corredato da un editoriale di Ernesto Galli Della Loggia, esercizio di stile su “Cosà dirà (forse) il Cavaliere”. Parte duro: “Con le sue divisioni, i suoi personalismi, le sue inettitudini, la maggioranza di destra – tutta quanta, da Bossi a Fini passando per Berlusconi – ha portato il Paese nel più completo marasma politico.
Il guaio è che dopo questo marasma è prevedibile solo un marasma ulteriore: fino al caos. – scrive l’opinionista – Poniamo infatti che oggi – ma la stessa cosa vale per domani o dopodomani – la Camera dicesse no alla richiesta di fiducia da parte di Berlusconi, e che dunque egli fosse costretto a dimettersi. Che cosa potrebbe fare il Presidente della Repubblica per evitare le elezioni anticipate? I numeri consentono due sole soluzioni possibili: un governo con una risicatissima maggioranza omnibus da Fini a Di Pietro, o, viceversa, un governo di larghissima maggioranza sinistra-destra-centro, magari affidato a un esponente della destra (Tremonti come un Dini reincarnato?). Bene: alzi la mano chi pensa che l’una o l’altra di queste maggioranze possa esprimere un minimo di coerenza programmatica, riesca a varare qualche misura significativa, a durare più di sei mesi”. Ed ecco che cosa si aspetta Galli Della Loggia dal discorso di Berlusconi (già finito quando pubblichiamo la nostra rassegna, e quindi è possibile confrontare…): “Per prima cosa qualche parola di spiegazione e di autocritica: per la scarsa capacità realizzatrice mostrata finora; per la scelta di circondarsi in troppi casi di persone inadeguate (Scajola, Brancher, Verdini, Cosentino, ecc.); per il clima di scontro esasperato (con la stampa, con la magistratura) che lungi dal sedare egli ha mostrato tanto spesso di alimentare; infine per il clima moralmente un po’ troppo disinvolto che è emanato in tutto questo tempo dalle stanze del potere (o più spesso dalle sue camere da letto). Sappiamo benissimo che non gli sarà facile, che egli non è certo uomo di pentimenti o di mea culpa. Ma è bene si convinca che certe idiosincrasie ce l’hanno pure gli italiani, e che pure i suoi elettori non appaiono più disposti a concedergli a occhi chiusi quell’apertura di credito che gli concessero due anni e mezzo fa. Dopo il tono c’è il merito. Oggi Berlusconi deve andare dritto al punto. O meglio a pochi punti, in quello che sarebbe bene si presentasse come un vero e proprio programma dei cento giorni. Non servono discorsi vuotamente «alti e nobili». Non serve il mare di chiacchiere delle grandi promesse. Piuttosto, invece, poche cose da fare: di grande impatto pubblico ma non propagandistiche (l’immondizia napoletana docet), con indicazione rigorosa dei tempi, del finanziamento, delle modalità di tipo tecnico e legislativo per attuarle. L’elenco è fin troppo noto, ha solo l’imbarazzo della scelta. Ricordi comunque che il Paese è stanco di un presidente del Consiglio che ama pensare e parlare in grande ma non riesce nelle cose piccole e medie, per esempio in qualche liberalizzazione di licenze o di ordini professionali o nel sistemare qualche decina di chilometri di autostrade. Sarà capace Berlusconi di stare entro queste coordinate? È lecito avere dei dubbi. Ma alla fine tutto dipenderà da lui”. Il CORRIERE dedica poi molte pagine ai retroscena, alla caccia al parlamentare in più per garantire i voti della maggioranza, al conflitto fra Berlusconi e Fini. La “conta”, senza la sicurezza dell’appoggio del gruppo che fa capo a Fini, per il quotidiano di via Solferino, ora si ferma a 309 “sicuri”. Il resto è affidato al discorso del premier, con la sensazione che per il momento Fini e i suoi si accontenteranno di essere risultati decisivi, e non faranno mancare la fiducia, se il discorso lo permetterà, con toni auspicabilmente pacati.

LA REPUBBLICA apre sulla politica: “Berlusconi chiede la fiducia”. Nel sommario spiega: “I finiani pronti a votarla. 7 centristi passano con il premier. Il Pd: corruzione”. I servizi all’interno (6 pagine) mentre dalla prima parte un commento di Curzio Maltese: “Il cavaliere tira a campare”: «Alla fine Berlusconi ha deciso di morire democristiano» (prosegue all’interno con toni poco teneri: «Il popolo può attendere. In poltrona, davanti a questo spettacolo messo in scena dal grande fustigatore dei teatrini della politica. Ma più teatrino di questo, dove s’è mai visto?»). Oggi comunque la presentazione da parte del premier del famoso documento in cinque punti, che dovrebbe trovare il consenso anche dei finiani. «La fiducia va bene perché rende il passaggio più chiaro ma il nostro voto sarà deciso solo dopo aver ascoltato l’intervento del premier». Nel retroscena, Francesco Bei spiega la tattica del Cav: recuperare tempo, essendo consapevole che lo spettacolo e le divisioni di questi mesi hanno nauseato gli elettori e che il partito maggiore attualmente è quello dell’astensione. Dunque, meglio rinviare… Intanto Casini avrebbe lui preparato il regalo dei suoi cinque deputati che voteranno con il Pdl. Non saranno gli unici però: anche Calearo, eletto con il Pd, potrebbe votare a favore (ipotesi contro la quale Montezemolo sta facendo un certo pressing, telefonando al deputato voluto da Veltroni, che ha detto a Calearo: «Massimo, non fare scherzi»). Su questo specifico punto – il passaggio degli onorevoli ad altro schieramento – insiste polemicamente il Pd: “Bersani contro la compravendita «Berlusconi corrompe i deputati»” è il titolo di un pezzo di Carmelo Lopapa (alla luce anche di quanto è emerso ieri: due leghisti passati al Pdl e poi stipendiati dal partito).

È la vignetta de IL GIORNALE che può aprire, ma anche sintetizzare la giornata politica di oggi. Berlusconi – in piedi sulla sedia- soffia la candelina della torta  di compleanno che in realtà è una miccia di una bomba nascosta sotto al tavolo. Fini sbircia. In attesa. Oggi c’è il voto di fiducia alla Camera e IL GIORNALE sceglie di aprire invitando Fini a dimettersi perchè al quotidiano sono arrivate 175mila firme di persone che non vogliono più Fini come Presidente della Camera. Vittorio Macioce fa il ritratto del guastatore, alias Italo Bocchino che «adesso sogna di rubare il posto al capo». Scrive Macioce: «Per guadagnar peso lui ha bisogno che il capo resti ingessato nel ruolo istituzionale. Negli anni è stato bravo a maneggiare la politica muovendosi dietro le quinte. Solo che per fare il tessitore, il regista non bisogna amare troppo il palcoscenico. Bocchino fatica invece a tenere  a bada un certo egocentrismo».

Grande foto con il primo piano di un Fini pensieroso e il titolo a sfondare «Camera e cucina». Così IL MANIFESTO apre nella giornata della fiducia al governo Berlusconi. «Messi all’angolo dal voto di fiducia i finiani depongono le armi. Il discorso di Berlusconi potrebbe riservare sorprese ma Futuro e libertà non ha i numeri per resistere, forse neanche al senato. Il premier fa gli ultimi acquisti, si compra 7 deputati dall’Udc e dall’Api. Il caso Calearo imbarazza il Pd» riassume il rimando alle due pagine dedicate al tema. «Oggi le comiche» è invece il titolo del commento in prima pagia di Micaela Bongi che scrive: «(…) Con il loro sì i finiani si apprestano a dichiarare che Berlusconi non è un aspirante dittatore che manovra miliardi di dubbia provenienza, servizi di provata infedeltà e giornali-manganello esponendo a seri rischi “l’intero sistema democratico”. Fatti due conti, al momento sembra l’unico presidente del consiglio possibile» e sull’ipotesi dimissioni di Fini «Forse è troppo tardi, forse Fini teme che sarebbe come impiccarsi da solo a Giancarlo Tulliani, alla casa di Montecarlo, alle società off shore. Finendo per darla vinta ai direttosissimi del capo. Preoccupati non solo di scoprire gli altarini del paladino della legalità cresciuto alla corte di Arcore, ma di dimostrare all’elettore berlusconizzato la differenza tra un leader-tycoon con una disneyland in Sardegna e il suo sfidante alla guida della destra (…). I finiani o quel che ne resta si votano all’irrilevanza, visto che Berlusconi potrebbe riuscire a costruirsi anche il suo terzo polo privato (…) Voti forse volatili di manovrieri ancora in transito, ma utili alla bisogna e ok, il prezzo è giusto. Governare è un’altra cosa. Avere i numeri pure» e conclude «Ma domani è un altro giorno. Oggi, le comiche».

Apertura in prima de IL SOLE 24 ORE: “Berlusconi all’esame fiducia”. Cronaca delle ultime ore che hanno portato alla scelta di porre la fiducia al governo, commento di Stefano Folli, anticipazione sul discorso e geonumerica di chi sta con il premier, di chi non ci sta ma ci ha ripensato, e di chi invece non ci pensa proprio. Ma andiamo per ordine e diamo la parola a Folli: «La scelta di Berlusconi di chiedere la fiducia del Parlamento per il suo governo è arrivata all’ultimo minuto e ha il sapore di un colpo di scena. Ma è una scelta chiara e quindi opportuna, l’unica che può dare un senso al dibattito un po’ surreale che ha scandito le ultime settimane». A pagina 3, invece, Barbara Fiammeri raccoglie alcune indiscrezioni sul discorso che Berlusconi farà stasera in cui illustrerà i 5 punti programmatici su cui chiede la fiducia: «Che il presidente del Consiglio ottenga la fiducia sul suo intervento nessuno ne dubita – scrive la Fiammeri – “Volerà alto” continuano a ripetere coloro che hanno contribuito a scriverlo. Insomma, “non affonderà il coltello”».
Sullo sfondo – conti alla mano – i 313 voti quasi certi senza quelli finiani che turbano i sonni del premier, che però non bastano, ma dall’altro una Lega sempre più convinta ad andare a elezioni. Calderoli ricorre in molti articoli dello stesso quotidiano diretto da Gianni Riotta. Per il ministro alla semplificazione: al 75% si va a elezioni, al 25% si va avanti.

“Berlusconi convinto, vado a 350” titola ITALIA OGGI a pag 3. Nel computo vanno inseriti i voti di Pdl, Lega, Noi Sud, Repubblicani popolari, Liberaldemocratici ed ex Udc, oltre a Futuro e libertà. Fin qui i numeri. Ma il titolo di maggior richiamo è quello di pag 5 “Tutti convinti, al voto in primavera” in cui si dà conto della mobilitazione lanciata nel Pdl dall’invito del senatore Quagliariello ai suoi: incominciamo a organizzare la presenza del partito sul territorio. Tanto che Emilio Gioventù nel suo pezzo dice che «L’intervento di oggi potrebbe essere soltanto una formalità» e che «Berlusconi è già oltre, con la testa e con il pensiero». 

«Il giorno della conta. Oggi ili voto di fiducia, difficile ricerca di “quota 316”» è questo il titolo di apertura dell’AVVENIRE. Tema al quale il quotidiano di vescovi dedica tre pagine (8, 9 e 10). Accanto ai commenti e agli articoli di politica viene presentata in un box l’indagine della Confesercenti e di Ispo: «crolla la fiducia degli italiani nel Palazzo» nel sommario del grande box si legge «In un anno governo in calo di consensi dal 31 al 23%. Peggio l’opposizione: era al 21% ora è all’11» A calare poi è anche la fiducia nelle banche che scende dal 14% al 9, mentre rimangono stabili i sindacati fermi al 15% dal 2009. In falsa apertura anche una corrispondenza da Bruxelles «Tra Bruxelles e Roma ci sono solo due ore d’aereo. Ma da qui la distanza con la crisi turbolenta del centrodestra italiano si misura in anni luce» scrive Luca Liverani. Nel sommario si legge: «Tra il sarcasmo e lo stupore dei colleghi stranieri su quanto accade a Roma, i nostri eurodeputati di tutti i partiti ammettono che i problemi reali sono altri».

“Berlusconi chiede la fiducia. I finiani: ‘Ok, la voteremo’”. LA STAMPA apre con un servizio di quattro pagine sulla politica, dando per scontato il risultato: “Sarà fiducia, i finiani verso il sì” è il titolo del primo articolo a pagina due. E nella pagina seguente: “Il cavaliere rassicura: Non voglio polveroni: Amedeo La Mattina a seguire dalla prima pagina scrive che «il presidente non può permettersi un discorso tagliente» nei confronti di Fini e che «ha bisogno di lanciare un messaggio rassicurante ai moderati che si sono allontanati dal Pdl in caduta libera nei sondaggi e finiti nel magma dell’astensionismo». “La tregua, poi si ricomincia” è il titolo del “Taccuino” di Marcello Sorgi, a spalla a pagina 3, secondo il quale il duello Fini-Berlusconi non è destinato a finire: «Il governo stasera avrà la fiducia. Poi tutto ricomincerà come prima».
 
E inoltre sui giornali di oggi:

RUPE TARPEA
CORRIERE DELLA SERA – A pag.23: “Troppi disabili nelle scuole. Torniamo alla Rupe Tarpea”. Il CORRIERE raccoglie una polemica feroce apertasi su facebook attorno alle dichiarazioni choc “di un prof del Conservatorio. L’ira dei genitori”. Il tutto come seguito alle dichiarazioni dell’assessore alla pubblica istruzione di Chieri, già al centro da giorni di un dibattito molto forte sul tema del diritto all’integrazione scolastica.

ADRO
LA REPUBBLICA – Interviene il presidente della Repubblica: «Nessun simbolo identificabile con una parte politica può sostituire, in sedi pubbliche, quelli della nazione e dello Stato, né questi possono essere oggetto di provocazioni e di sfide». Napolitano ha risposto per iscritto a una lettera di protesta inviatagli undici giorni fa da 185 genitori. In appoggio, il racconto di Paolo Berizzi inviato a Spirano «il paese verde Lega dove anche il centralino risponde in bergamasco» e dove le strisce pedonali, i mezzi del comune, il portale web e il giornali, tutto insomma ha un unico colore. Indovinate quale…

ALTRA ECONOMIA
IL MANIFESTO – Ultima pagina dedicata all’imminente chiusura della Cae, la Città dell’altra economia. Per il ciclo “Storie” IL  MANIFESTO dedica un’intera pagina alla vicenda del progetto romano «L’altro mondo impossibile. Roma, l’ultimo giorno dell’altra economia». Insomma: niente più biologico, equo e solidale, riuso e riciclo, turismo responsabile. «Chiude un’esperienza unica al mondo, nell’ex Mattatoio di Testaccio. Voluta da una rete di associazioni e movimenti, chiusa da Alemanno. Un altro pezzo di sinistra che se ne va. Ma monta la protesta» riassume il quotidiano. Nell’articolo si ricostruire la storia della Città dell’Altra economia che inizia nel 2007 con un bando della giunta Veltroni. La storia degli ultimi mesi è invece che «(…) arrivano voci sull’eventuale trasformazione del luogo in città delle Arti, come vorrebbe l’assessore alle Politiche culturali Umberto Croppi, così da ampliare il discorso iniziato con  i due padiglioni del Macro e proseguito con gli spazi della Pelanda (…) Dubbi non sussistono, invece, sul fatto che il Campidoglio intenda tagliare le gambe alla Cae, usando il pretesto di dare ossigeno alle proprie casse» L’appello per la sopravvivenza della Cae è già stato firmato da 10mila cittadini, domenica 26 settembre sul piazzale c’è stato uno spettacolo di Ascanio Celestini che ha messo in scena la sua protesta e la sua solidarietà. L’articolo si chiude dando l’indirizzo online dove firmare l’appello «Perché quella di stasera non deve essere l’ultima fesa della Città».

LAVORO
AVVENIRE – Le due pagine del Primo piano sono dedicate al tema: Cambiare si può e vengono presentati due eventi: il progetto dell’Istituto Luigi Sturzo pronto a lanciare «l’Archivio della generatività, che punta a far emergere il patrimonio vitale, spesso nascosto, del nostro sistema produttivo e sociale», un gruppo di lavoro composto da economisti, uomini del terzo settore e ricercatori ha monitorato in questi mesi molte esperienze nate dal basso: uno spaccato dimenticato dal Palazzo, la presentazione della ricerca è in programma domani a Roma. La seconda pagina è dedicata invece alla manifestazione promosso dal Forum delle associazioni cattoliche del lavoro (Cisl, Mcl, Confartigianato, Acli, CdO e Confcooperative) dedicata al sud che si è svolta in contemporanea a Napoli, Bari, Palermo e Reggio Calabria. Il titolo riassume: «Valori, non fondi: ecco il volano per il Sud».

IMPRESA
IL SOLE 24 ORE – “Un’idea e l’impresa crea valore (e valori)” di Nino Ciravegna con lancio in prima segnala un nuovo progetto – rubrica chiamato “Genius Loci”, alla ricerca di quelle imprese che creano valor. Malgrado tutto.

NASCITA
AVVENIRE – La foto di apertura è dedicata alla piccola Idil, la bambina nata dalla madre somala clinicamente morta. «Il dono estremo: a Torino è nata Idil», al tema è dedicato anche l’articolo in seconda pagina «Dolore e speranza. La forza che regala la vita» di Lucia Bellaspiga. Alla vicenda è dedicata quasi tutta pagina 13, dove si trova anche un quadro che riassume i casi analoghi a partire da quello di Catania del 2004. 

PENA DI MORTE
LA STAMPA – “L’Iran gela il mondo: Sakineh colpevole. Sarà impiccata”. LA STAMPA dà ampio rilievo alla posizione delle associazioni non profit sul caso della donna iraniana accusata di adulterio e omicidio e che secondo le ultime notizie andrà comunque incontro alla pena di morte nonostante la mobilitazione internazionale. Amnesty International, Comunità di Sant’Egidio, “Nessuno tocchi Caino” e Coalit onlus (Coalizione italiana contro la pena di morte) sono le tre voci che LA STAMPA mette accanto alla cronaca. Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International è intervistata sul clamore mediatico attorno alla vicenda di Sakinen: “Lapidazione e Islam, mix ideale per i media” sintetizza nel titolo LA STAMPA, che si chiede perché nonostante ci siano casi analoghi il caso sia diventato il simbolo mondiale della lotta alla pena di morte.

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