Politica

Berlusconi, corsa contro il tempo

Il premier spinge sulle riforme scomode per "non fare la fine di Craxi"

di Franco Bomprezzi

In una giornata priva di notizie forti di cronaca, la politica torna a dominare le pagine dei giornali, anche per l’attivismo del premier Silvio Berlusconi, deciso ad accelerare gli interventi di riforma, specie nel settore della giustizia. Ma Fini, ancora una volta, sembra prendere le distanze.

Alla politica il CORRIERE DELLA SERA di oggi dedica le pagine dalla 2 alla 10. Berlusconi incontra Bossi a cena e Paola Di Caro firma il dietro le quinte: «La parola d’ordine è accelerare. A ogni costo. Perché, come dicono i fedelissimi di Berlusconi «se evitassimo la resa dei conti con i magistrati, faremmo lo stesso errore della sinistra con il conflitto di interessi ». E perché i tempi sono stretti, i possibili «agguati» tanti — le procure sono «attive» e la più minacciosa è considerata «quella di Palermo» — ed è giunta l’ora di contare i nemici e gli amici, visto che «loro vorrebbero far­mi fare la fine di Craxi, ma io non ho alcuna intenzione di farmi distruggere, e se servirà saranno i cittadini a decidere chi deve guida­re questo Paese». Continua la Di Caro: «Ha rotto gli indugi Silvio Berlusconi, e ieri notte ha deciso che incontrerà già oggi, e non la settimana prossima Gianfranco Fini per un chiarimento: bisogna passare ai fatti, subito. Portando immediatamente in Parlamento la legge sulle intercettazioni, sulla quale il capo dello Stato aveva chiesto cautela e condivisione. Passando una volta per tutte alla separazione delle carriere, e alla riforma del processo penale. Partendo dall’esame del Senato, do­ve si spera in un percorso meno accidentato di quello della Camera. E ricorrendo, se necessario, anche a «strumenti d’urgenza» come i decreti legislativi, non per fare riforme costi­tuzionali (che non possono essere varate dal governo ma solo dal Parlamento) ma per modificare le norme che disciplinano il processo, a partire dai tempi di prescrizione… Insomma, il premier ha deciso che è questo il momento di capire chi sta con lui, ed è pronto a seguirlo nella sua linea di attacco sul­le riforme della giustizia come istituzionali, e chi no. Perché su Fini qualche sospetto resta, visto che anche ieri le parole del presidente della Camera hanno colpito il premier. Ma se non dovessero arrivare le risposte che si attende, e che Sandro Bondi ha ripetuto due giorni fa («Bisogna essere falchi in questo momento, dobbiamo essere più cattivi»), il premier è pronto a ricorrere all’estrema arma: le elezioni anticipate, che vengono evocate in questi giorni come via d’uscita estrema se non si dovesse ottenere l’okay sul percorso delineato». L’altro faccia a faccia che ha caratterizzato la giornata del premier è stato quello con D’Alema. I due si sono visti nei giardini di Villa Madama (a favorire l’incontro Gianni Letta): «Ieri mattina all’ora del pranzo. D’Alema e Berlusconi si stringono la mano. Agli occhi soddisfatti di Gianni Letta si ag­giungono quelli dei presenti: fra gli altri il consigliere Rai Alessio Gorla, il presidente dell’Enac Vito Riggio, il presidente di Adr, Fabrizio Palenzona, la senatrice del Pdl Cinzia Bonfrisco. A rompere il ghiaccio è l’ex premier: «Sono qui perché si discute dell’interesse comune, sulle cose importanti per il Paese io ci sono…». Risponde il Cavaliere, i tratti del viso non più contratti: «Ci vorrebbero più occasioni di trovarsi insieme per cose simili, nell’interesse dell’Italia… Intorno all’interesse del Paese, a quella convergenza strategica che finora è mancata nella legislatura, per pochi attimi, a beneficio dei presenti, D’Alema e Berlusconi si trovano d’accordo. Nessun accenno alle polemiche degli ultimi giorni. «Dobbiamo fare altre cose di questo tipo — aggiunge il Cavaliere —, io sono il primo a essere felice quando in questo Paese si riesce a lavorare insieme, spero in altre occasioni». D’Alema: «Io sono sempre pron­to… ».

“Giustizia, Fini frena Berlusconi”: la politica è ancora in prima su LA REPUBBLICA che dà conto, oltre che delle polemiche interne al Pdl, di molte iniziative  del premier. Iniziamo con il presidente della Camera: è favorevole alla separazione delle carriere ma, testuali, «il pm non deve essere sottoposto al governo» (ha anche aggiunto una stoccata sull’anti-italianità, cavallo di battaglia del signor B.: «l’immagine del nostro Paese dipende da tanti fattori, tra i quali c’è anche, ma non è esclusivo, ciò che scrivono i giornali»). Il premier però non si dà per vinto facilmente («non farò la fine di Craxi»). Ha messo al lavoro il fido Ghedini che starebbe lavorando ad alcune ipotesi: la prescrizione breve per reati non gravi (e tra questi, incredibilmente, il governo metterebbe la corruzione); il legittimo impedimento dei deputati (che potrebbero concordare, da una posizione di forza, le udienze con i giudici); la norma blocca processi (un ritorno al vecchio amore… verrebbe da dire). Ci sarebbe anche un piano per abolire la par condicio (qui il “lavoro sporco” lo farà Scajola: più spazio ai partiti più votati, spot a pagamento, diritto di tribuna per tutti del dieci per cento). Per non lasciare nulla di intentato, Berlusconi incontra pure D’Alema: hanno inscenato in punta di fioretto un dialogo sulla possibilità di un confronto per il bene del Paese, in occasione della presentazione dell’alleanza Fiumicino-Malpensa. Nel frattempo l’attivissimo premier ha dato l’annuncio che i lavori sullo stretto di Messina partiranno a dicembre e che è pronto il piano carceri, che LA REPUBBLICA interpreta come “indulto nascosto” visto che i condannati a pene inferiori a 12 mesi potranno/dovranno scontarle in casa loro o in altro luogo pubblico o privato. Interpretazione suscettibile di discussione. Nel pezzo però si dà anche un’altra notizia: è probabile che il governo decreterà l’emergenza e nominerà commissario Franco Ionta. Il modello è quello aquilano: un commissario che può fare e disfare, dare appalti (per la costruzione dei futuri 24 nuovi penitenziari) senza dover rendere conto.

IL GIORNALE grida al complotto con un titolone a tutta pagina “Vogliono uccidere Berlusconi”. «Si è creato proprio un bel clima in questa Italia in cui i fanatici e i buzzurri hanno avuto il sopravvento sui cittadini impegnati a produrre e a superare la crisi», inizia così l’editoriale odierno di Feltri. «A forza di gridare dagli al dittatore c’è chi si sta attrezzando», prosegue il direttore, «per passare dalla teoria alla pratica». Il riferimento è a «tale Matteo Mezzadri, un dirigente del Pd che cerca un killer che spari al premier» («Ma santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi!», la frase incriminata postata su Facebook), e più in generale a un «clima da anni ‘70». Quindi, conclude Feltri, «occhio Berlusconi, c’è il rischio che qualcuno cerchi di spararle in faccia» e «sappia che se il progetto per eliminarla, per ora vagheggiato, venisse realizzato non sarebbe opera di un mitomane isolato, ma di un mitomane con parecchi tifosi», «i compagni che sbagliavano ci mettono niente a sbagliare ancora, e sono ben avviati». Di Luigi Mascheroni, a pagina 2 “E il cattivo maestro Toni Negri incita allo scontro di piazza”. Il «Grande Vecchio del terrorismo rosso» torna in cattedra dalle pagine della rivista di Massimo D’Alema. «Dismesso il passamontagna nero d’ordinanza e indossato il sottogiacca grigio-prete da catechista», continua «a predicare la sovversione». La «chiamata alle armi» del «popolo contro il regime» arriva da più parti, la tesi del GIORNALE. «Agiamo prima che sia troppo tardi», ha scritto ieri Luigi De Magistris sull’Unità, «uniamoci ora, nei luoghi istituzionali e nelle strade». Anche i Servizi «sconsigliano a Berlusconi i contatti con il pubblico» per tutelare la sua incolumità.

“Operazione Mezzogiorno” è il titolo di apertura del SOLE24ORE che sbatte Berlusconi in prima pagina ed evidentemente, e coerentemente con quanto scritto nei giorni scorsi, si rallegra per il ritorno al «governo del fare». In un infografico si disegna come sarà il ponte sullo stretto, sul quale – si nota – il budget è però già lievitato da 6,1 a 6,3 miliardi: si parte a dicembre e si finirà se tutto va bene nel 2017. A pagina 5 si parla invece di Banca per il Sud, la seconda colonna del piano di rilancio annunciato ieri dal governo: lo Stato sarà socio fondatore del nuovo istituto, che avrà come sportelli quelli delle banche che aderiscono a anche quelli postali; emetterà obbligazioni garantite dallo Stato e bond per il Sud con aliquota agevolata.

IL MANIFESTO in due piccoli richiami in prima riassume i sommovimenti del centrodestra. Il primo è dedicato al Ponte di Messina: «Il premier: lavori a gennaio. Ma è un bluff elettorale»; il secondo alle riforme: «Fini tira il freno sulla giustizia “alla Berlusconi”». A pagina 4 il titolo dell’articolo dedicato alle grandi opere è “Messina, l’alluvione è passata. Torna il ponte, in tempo per le regionali”. Si legge l’annuncio alla luce delle imminenti elezioni che Giuseppe Scopelliti «enfant prodige della politica pidiellina calabrese» come viene definito vuole assolutamente vincere. «Il Ponte non è più elettoralmente spendibile. Se non con un’opera vera. Con un cantiere da inaugurare, un nastro da tagliare, un mattone da posare, una foto in bella posa. Un titolo di giornale. Cantieri aperti, elezioni vinte. Berlusconi non si perde d’animo», ma a fine articolo si dà conto del fatto che per passare dal dire al fare ci vorrà almeno un anno: «Possono aprire qualsiasi cantiere spacciandolo per propedeutico o collaterale al ponte ma il progetto è un’altra cosa» spiega nell’articolo Anna Donati, direttore generale dell’agenzia campana per la mobilità sostenibile intervistata per spiegare che dal progetto preliminare, unico prodotto dallo Stretto spa occorrerà un anno per passare al definitivo e all’esecutivo. Inoltre il rifinanziamento del progetto è saltato al Cipe ben due volte e «su intervento, sostengono fonti ministeriali, dei perplessi Giulio Tremonti e Gianni Letta (…)». Più ampio lo spazio dedicato alla questione riforme «La giustizia di Fini» titola l’articolo di apertura a pagina 5, accostato a un colonnino dall’esplicito titolo “Dopo-Berlusconi Sud, Tremonti ha la super banca”. Qui si notano i movimenti del ministro di via XX Settembre e si osserva che tutti i movimenti «del superministro all’Economia sono visti con sospetto da Berlusconi (e additati dal Giornale di famiglia come accadde da Boffo e Fini). Senza contare la frattura profonda arrivata ormai nella prima cerchia berlusconiana. Il partito degli anti-Tremonti fa paura: per motivi diversi ne fanno parte Letta, Dell’Utri, Bondi, Scajola, Brunetta, i capigruppo parlamentari e diversi altri ministri». Per quanto riguarda Fini si scrive «Quel che conta è che i “finiani” – che numericamente crescono di giorno in giorno – non hanno alcuna voglia di tornare nelle trincee a battersi per giustiziare le toghe e vendicare Berlusconi (…) L’idea di Fini, del resto, è soprattutto quella delle riforme condivise. Domani la sua fondazione, Farefuturo, sarà ad Asolo assieme ad Italiani Europei. SI parlerà ancora di cittadinanza agli immigrati. E forse sarà pure l’occasione per aprire un tavolo comune sul presidenzialismo. Quasi come se Silvio fosse al tramonto».
 
La politica, oggi, su AVVENIRE non fa breccia, se non con l’allarme del ministro Vito che consiglia a Berlsuconi di evitare i contatti con il pubblico per il rischio di violenze.

“Fini: pm indipendenti”: LA STAMPA apre l’edizione di oggi con la dichiarazione del co-fondatore del Pdl che da Francoforte ha messo le mani avanti rispetto alle «intenzioni del premier» scrive il quotidiano di Torino. «Vedremo quali proposte andranno avanti ma c’è un tema sul quale non ho cambiato idea» ha detto Fini «è essenziale che venga rispettato il principio costituzionale di autonomia e indipendenza di tutti i magistrati. E sottolineo tutti…». “Ma sulla Giustizia Berlusconi accelera”. Un informatissimo Ugo Magri riporta le mosse degli ultimi giorni di Berlusconi, dalla riforma della giustizia, al «piano carceri», ai colloqui con il governatore del veneto Galan per sondare la possibilità di dare il Veneto alla Lega. «Subito» è la parola d’ordine per la riforma della giustizia. «Nelle pieghe della riforma verrà sapientemente infilato qualche codicillo “ad hoc” in grado di restituire al premier lo “scudo” processuale bocciato dalla Corte costituzionale» scrive Magri. «E comunque, il match con le toghe verrà affrontato una volte per tutte poiché, spiega un’altra fonte di maggioranza, «se evitassimo la resa dei conti commetteremmo lo stesso errore del centrosinistra, quando rinunciò al conflitto di interessi». Ecco dunque «il ministro guardasigilli Alfano recarsi due volte a casa di Berlusconi, segno che la corsa è contro il tempo». Già dalla prossima settimana verrà data la spinta finale al testo sulle intercettazioni. Alfano ha sottoposto al premier anche l’ultima versione del «piano carceri»: 20mila nuovi posti entro il 2012, costruzione di 24 nuovi istituti di pena e ampliamento di 47. Costo totale dell’operazione: 1600 milioni di euro. Ieri, prima di chiudersi a cena con Bossi, Berlusconi ha incontrato il governatore del Veneto Galan. LA STAMPA scrive che corre voce che abbia sondato un eventuale suo passo indietro. Nel qual caso «il Veneto sarebbe consegnato alla Lega, la Lombardia rimarrebbe a Formigoni e il Piemonte dipende dalle alleanze, dai sondaggi». E’ qui che si gioca al momento la partita tra Pdl e Lega, conclude LA STAMPA.

E inoltre sui giornali di oggi:

DIRITTI
CORRIERE DELLA SERA – “L’Onu: sui gay passo indietro dell’Italia”, dopo la bacchettata delle nazioni unite («Il blocco del Parlamento italiano alla legge sull’omofobia è un passo indietro») , il ministro Carfagna e il Pd rilanciano la legge anti-omofobia. Intanto Bersani dice riferito alla Binetti: la teodem non si caccia. Aldo Cazzullo intervista la deputata: “«Mi credevano una zapatera? Sapevano che porto il cilicio»”: ««Ma cosa si aspettavano da me? Quando gli amici della Margherita, e poi del Pd, mi hanno chiesto di candidarmi, io ero già presidente di Scienza e Vita, avevo già fatto la campagna contro il referendum sul­la procreazione assistita. Sono stata pure presa in giro per essermi lasciata sfuggire la storia del cilicio. Pensavano di avere a che fare con una Zapatera? Non credo». Lei però, onorevole Binetti, ha votato contro una legge che non introduce le nozze o le adozioni gay, ma inasprisce le pene per le aggressioni omofobiche. Cioè punisce più duramente chi picchia qualcuno solo perché omosessuale, domanda Cazzullo. Risposta della Binetti, che precisa di non voler lasciare il Pd,: «Ma io su questo sono d’accordo. E se la legge si fosse limitata a tutelare la vita, l’incolumità, la libertà personale degli omosessuali, non avrei esitato a vo­tarla. Ma nel testo si parla anche di ‘libertà morale’. E non vorrei che un giorno un magistrato potesse sostenere che viola la legge chi non è d’accordo sui Pacs o sulle adozioni». Insiste Cazzullo: Se le facessero la domanda che costò a Buttiglione il posto di commissario europeo — cos’è per lei l’omosessualità —, cosa risponderebbe? Binetti: «È una variabile del comportamento sessuale umano. Sono una sostenitrice dei diritti individuali degli omosessuali. Però non mi possono chiedere di rinunciare a pochi ma radicatissimi principi morali».

POLITICA
SOLE24ORE – “La politica non ama la laurea”: divertente – diciamo così – articolo del SOLE che cita uno studio Eurostat sulle nostre classi dirigenti: solo il 31% dei nostri leader ha la laurea in tasca, contro il 51% degli inglesi, il 58% dei francesi, il 65% dei tedeschi. Poteva questo dato non riflettersi in politica? No. E infatti un terzo dei deputati è senza “foglio di carta” così come un quarto dei senatori, mentre ci sono 9 deputati e 7 senatori con la sola licenza media.

BANCA DEL SUD
LA REPUBBLICA – “Oggi al via la Banca del Sud. Le Poste: «pronti a interventi brevi». Il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere e approvare il ddl Tremonti, 5 articoli per creare l’istituto che sarà sostenuto da Poste e dalle Bcc. La banca emetterà bond con aliquota agevolata al 5% (contro il 12,5% delle obbligazioni): serviranno a finanziare le piccole imprese meridionali. Tremonti si aspetta una richiesta di 6,75 miliardi di euro con un reddito per le casse statali di 155,3 milioni.

AVVENIRE – Nasce oggi in Consiglio dei Ministri la Banca del Mezzogiorno, che si appoggeràa gli sportelli di Poste Italiane e Bcc. Il finanziamento privilegerà lo sviluppo delle piccole e medie imprese che investono nel Mezzogiorno. Mario Verducci, della Confartigianato di Lecce, che partecipa con la sua Federcasse, chiede «una Montedeipaschi del Salento», cioè una banca di riferimento per la città. Nino Salerno, della Confindustria Palermo, chiede una moratoria di Basilea 2 per il Sud e più infrastrutture.

IL GIORNALE – Il commento di Francesco Forte sull’istituto per il Mezzogiorno, “Al governo dico: un errore la banca del Sud”. La banca proposta da Tremonti, (oggi in Consiglio dei ministri), «non s’ha da fare», scrive il professore, «perché è predestinata a essere un carrozzone». «Come quando si discuteva di banche cattoliche o laiche», e qui cita Einaudi, «le banche debbono essere senza aggettivi». Un «ibrido» di soldi pubblici e privati, con lo Stato «come balia», in cui Forte intravede logiche clientelari e pericolose lottizzazione per Regioni e per partiti. La soluzione: «Si tratta di indurre le banche a operare di più e con più dinamismo nel Sud e a gestire meglio i fondi agevolati per il Meridione», conclude Forte, «e se si possono adoperare degli incentivi, per il credito nel Sud è meglio usarli per le banche già esistenti che per inventarsi una banca con aggettivo».

PRIVACY
ITALIA OGGI – Un emendamento al decreto salva-infrazioni depositato in Senato dal relatore Lucio Malan modifica il codice sulla privacy e mette le basi per la creazione di quello che ITALIA OGGI definisce con un titolo in prima pagina “Una Lista Antiscocciatori”. Chi non vorrà più essere bombardato da telefonate non sollecitate con proposte commerciali o offerte promozionali, dovrà iscriversi in un apposito registro pubblico. Questo registro ad hoc per chi non vuole ricevere pubblicità rappresenta una vera e propria inversione a «U» nella legislazione che regola la privacy sugli elenchi telefonici. «Mentre il sistema attuale permette di far attività di pubblicità, marketing, vendita diretta e ricerche di mercato solo a favore di chi ha espresso il consenso» scrive ITALIA OGGI nell’approfondimento della notizia pubblicato nella sezione Diritto e Fisco «con l’emendamento al decreto si va verso il sistema opposto: si potrà fare pubblicità e vendita diretta a chi non ha iscritto il suo nome nel registro delle opposizioni». Come funziona questo registro? Secondo il quotidiano dei professionisti, il titolare dell’utenza telefonica fa inserire il suo numero così manifestando il suo dissenso a ricevere telefonate e offerte di vendita. «L’emendamento proposto, scrive ITALIA OGGI «fa capire che ci sono due possibilità: esprimere il consenso a ricevere la pubblicità, e allora, si manifesta il consenso nell’elenco; oppure esprimere il dissenso e farsi inserire nel registro delle opposizioni».

FAME
AVVENIRE – L’apertura di AVVENIRE è sul Sinodo dell’Africa, che denuncia «Basta imperialismo culturale». In prima pagina un occhiello piuttosto duro: «I Paesi ricchi ricattano i poveri. Gli aiuti spesso condizionati all’accettazione di stili di vita estranei al bene della persona e alla cultura locale». Focus in particolare su Aids: il Pontificio consiglio per gli operatori sanitari invita a «non impegnare istituzioni cattoliche in alleanze con realtà che rischiano di portare a tradire la missione umanitaria della Chiesa». A box due appelli. Monsignor Robert Vitillo, di Caritas Internationalis denuncia la mancanza di farmaci ad hoc per i bambini sieropositivi, su cui le farmaceutiche non investono. D’altra parte il Cuamm dice: «Ha avuto grande eco la teoria che per l’Africa è meglio non ricevere aiuti, ma è una posizione puramente ideologica che è servita solo da alibi per sopprimere la politica degli aiuti».

INQUINAMENTO
IL MANIFESTO – La foto di apertura del MANIFESTO è dedicata alle navi dei veleni “Battaglia navale” è il titolo a sfondare sulla fotografia di un relitto in fondo al mare. «Nel Tirreno spunta un altro relitto carico di veleni. Si tratterebbe della Michigan, affondata nel 1986 al largo di Vibo Valentia e partita da Carrara. Alla camera il governo risponde alle interrogazioni sul relitto di Cetraro e smentisce Prestigiacomo: il recupero non è mai iniziato. Interviene anche la Ue: abbiamo chiesto informazioni, l’Italia non ha mai risposto». Nella pagina completamente dedicata al tema (la 6) interessanti i due numeri riportati in grande « – 80% crollo della pesca. È l’effetto negativo del ritrovamento della Cunski sul comprato ittico calabrese. Per la Federpesca potrebbe risentirne anche il turismo» e «637 navi affondate. Questa l’inquietante cifra fornita da Legambiente sugli affondamenti nel Mediterraneo. La fonte è un rapporto della Direzione investigativa antimafia 2001»
 
CARCERE
ITALIA OGGI – In Svezia ci sono celle in casette di legno in un villaggio nel verde a bordo lago. Secondo l’articolo “In Svezia la prigione aperta dove nessuno vuole evadere” l’ultima tappa prima della libertà si chiama Asptuna, una località a 10 Km a sud di Stoccolma. Più che un carcere affollato, sostiene l’articolo «è un’isola felice dove non vige l’idea della punizione, già peraltro inflitta dal tribunale con la condanna, ma della rieducazione per reimmissione del detenuto nella società». In questa struttura lavorano e imparano mestieri 110 prigionieri. Gli agenti sono 35. 


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