Welfare

Bergamo sconta l’assistenza domiciliare agli anziani in povertà relazionale

Il Comune di Bergamo ha introdotto la "povertà relazionale" come nuovo criterio per calcolare la quota a carico degli utenti che richiedono il servizio di assistenza domiciliare. La misura, approvata il 14 gennaio, prevede una riduzione del 20% per gli over 65 che vivono senza una rete familiare di supporto

di Rossana Certini

La “povertà relazionale” come criterio per la determinazione della quota da versare al comune per ricevere il servizio di assistenza domiciliare-Sad. Accade a Bergamo dove lo scorso 14 gennaio il Consiglio comunale ha approvato la ridefinizione dei costi di compartecipazione del servizio di assistenza domiciliare, rimodulando le fasce Isee per determinare il valore della quota che compete a tutte le persone che ricevono il servizio di Assistenza domiciliare. Il Consiglio comunale ha così definito che «l’ammontare della compartecipazione oraria viene calcolato utilizzando il metodo della progressione lineare, stabilendo come Isee iniziale il valore di 7mila euro e finale 24 mila euro, come quota minima oraria un euro e come quota massima 22 euro» e che le persone in povertà relazionale vedranno ridotta del 20% la quota prevista per la loro fascia ISEE.

«Le persone che vivono sole, senza una rete familiari di supporto, sono in aumento», spiega Marcella Messina, assessore alle politiche sociali, «per questo abbiamo deciso di prevedere per gli over 65 in situazioni di povertà relazionale, che richiedono il servizio di assistenza domiciliare, un abbattimento della quota. Con questo atto vogliamo sottolineare come oltre la povertà materiale ve ne è una silenziosa che è generata da solitudine, mancanza di una rete familiare e disagio». Un tema, quello della solitudine degli anziani, che nei convegni è sempre al centro ma che finora raramente ha visto l’allarme tradotto in scelte operative concrete.

La popolazione anziana a Bergamo

Secondo il report Statistiche demografiche 2020 del comune di Bergamo, in città l’11% della popolazione residente (oltre 13mila persone) ha tra i 65 e i 74 anni ed è autonoma in casa e fuori casa. Il 9% (circa 11 mila persone) ha tra i 75 gli 84 anni ed è autonoma nell’ambiente domestico ma non fuori. Il 5% della popolazione è costituita da anziani non autonomi e con gravi limitazioni sia nel contesto domestico che fuori casa.

Circa il 30% degli anziani vive solo. La probabilità di vivere da soli aumenta con l’età. Questo comporta il rischio che si aggravino ulteriormente le condizioni di autonomia degli anziani, già limitate nel caso dei più fragili.

«La solitudine degli anziani è legata anche al processo di profondo cambiamento delle strutture famigliari», prosegue Messina, «è in aumento il rischio di sperimentare la solitudine già in fasi precoci della vita e di avere difficoltà ad accedere a occasioni di socializzazione. La scelta di inserire la povertà relazionale tra i criteri di determinazione della quota nasce, anche, dalla volontà di trasmettere vicinanza a questi nostri cittadini superando l’idea che la prestazione debba rispondere solo a un bisogno fisico o di salute. Con questo stesso spirito di vicinanza da alcuni anni abbiamo attivato la Custodia sociale un servizio gratuito di welfare leggero».

Il progetto di Custodia sociale si propone di offrire una risposta immediata ai bisogni delle persone anziane, e ai loro nuclei familiari, come aiuto per la spesa quotidiana, per l’ acquisto farmaci e per le faccende domestiche. Ma la Custodia sociale svolge anche un importante ruolo di accompagnamento a una eventuale presa in carico della persona. In questo modo, conclude Messina: «non aspettiamo che l’anziano si rivolga ai servizi ma grazie alla Custodia sociale intercettiamo l’emergere di nuovi bisogni e gli diamo risposta magari attivando l’assistenza domiciliare e i servizi sociali».

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