Cultura
Beppe Grillo e il G8, un’intervista
Su "La Stampa" le riflessioni di Grillo «Ho paura di un leader»
di Redazione
(…) I temi che stanno dietro quella protesta Grillo li condivide tutti. (…) Ed è di questo che, riprendendo il suo show «La grande trasformazione» riveduto e corretto dopo i fatti di Genova, Beppe Grillo ha intenzione di parlare.
Perché, proprio lei, non è voluto scendere in strada a sfilare con il popolo del No-global?
«Io avevo una mia idea. Volevo riproporre nelle giornate del G8 il gioco che facevamo da ragazzi con gli amici di San Fruttuoso, il quartiere dove sono cresciuto. Si chiamava “La rovina”. Quando arrivava uno da fuori che voleva “intortarci” con le sue idee contavamo fino a tre e poi scappavamo via lasciandolo da solo. Qualcuno gridava, qualcuno si incazzava, qualcun altro ci inseguiva pur di continuare a sproloquiare. Avrei voluto che quelli del Social Forum avessero fatto altrettanto: fingere di andare a Genova a manifestare e poi trasferirci tutti al mare lasciando migliaia di poliziotti schierati a controllare strade e piazze vuote. Ma io sono un privilegiato: guardo a distanza. Gli altri, e sono ormai centinaia di migliaia di persone, hanno bisogno di rendersi visibili. E hanno ragione. Però c?è una cosa che mi fa paura».
Quale?
«Sa in che cosa consiste la differenza tra oggi e il ?68? La differenza è che questo è un movimento che ha mille anime: Greenpeace, Lilliput, il commercio equo-solidale, i cattolici, le tute bianche. La sua forza sta nella frammentazione. E nel volere cambiare qualcosa subito, non tutto domani. Per questo temo molto che qualcuno possa mettersi alla sua testa e modificarlo imponendo una strategia comune. Ho paura di un leader. E ne ho più paura ancora se va a parlare da Costanzo».
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