Non profit

Benvenuti nelle terre della mescolanza

di Marco Dotti

«Tor Bella Monaca? Non so nulla di Tor Bella Monaca. Posso però dire che le periferie romane sono diventate un luogo di contaminazione sociale e mi sembra che siano stati un certo modo di pensare e di vivere a contagiare la piccola borghesia che ci è andata a vivere». Curatore delle opere complete di Pier Paolo Pasolini per i «Meridiani» Mondadori, Walter Siti è un osservatore attento che ha ambientato gran parte del suo lavoro narrativo proprio nelle periferie della capitale. Il suo ultimo romanzo, Il contagio (Mondadori, Milano, 2008) racconta una di quelle “borgate”, dove i ragazzi di vita sono diventati ragazzi come tutti gli altri: attratti dal lusso, dalla tv, smaniosi di un futuro che non arriverà mai.
Vita: Spesso, parlando di periferie o borgate, ci muoviamo seguendo mappe mentali che divergono fortemente dal territorio “reale”?
Walter Siti: Non c’è dubbio che, rispetto a quando Pasolini scriveva, la situazione delle periferie romane sia molto cambiata. Le borgate, allora, erano veramente separate dal centro, erano addirittura un’altra cosa. Pasolini, addirittura, ne parla quasi come di una specie di Terzo mondo. Allora, i “ragazzi di vita” delle borgate si consideravano estranei, si consideravano esterni, usavano un’espressione: «Andare dentro Roma».
Vita: Un’espressione come «andare dentro Roma» non avrebbe più senso.
Siti: Se ci limitassimo a osservare le condizioni di trasporto, potremmo anche illuderci che nulla sia cambiato. Oggi come allora è difficile raggiungere il cuore di Roma (quello storicamente inteso), servendosi dei mezzi pubblici. Per raggiungere Tor Bella Monaca ci vuole quasi un’ora e mezza: bisogna andare alla Stazione Termini, prendere il bus 105, scendere a Grotta Celoni, aspettare la navetta che vada a Tor Bella Monaca. È comunque difficile per i ragazzi che stanno a Tor Bella Monaca uscire dal quartiere la sera senza un’auto propria.
Vita: E della provocazione di Alemanno che dice?
Siti: Idee radicali come quella di buttar giù palazzi, torri, rifare interi quartieri, distruggere Tor Bella Monaca, credo siano al tempo stesso utopistiche e inutili, perché la mescolanza e la catastrofe sono nella testa della gente, prima che negli edifici e negli stabili.


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