Formazione

Bentornate grammatica e geografia

La scuola multicolor/ «La scuola privata? Se è non profit e svolge un servizio pubblico non vedo perché non si debba sostenerla». Il ministro Fioroni racconta che anno scolastico sarà

di Maurizio Regosa

A cambiarla ci hanno provato in tanti. Riforme talvolta abbozzate, in certi casi avviate ma non concluse. In altri, tanto poco condivise da spingere quel moloch che è la scuola italiana a un silenzioso, efficacissimo ostruzionismo. Un fatto però è certo: così com?è la scuola del Belpaese non è soddisfacente. Mentre la centralità dello studente fatica a emergere come il vero obiettivo, continuano i ritardi culturali, persiste la burocrazia, non vengono meno le polemiche. L?ultima riguarda la decisione del ministro Giuseppe Fioroni, che ha modificato i criteri di distribuzione delle risorse includendo anche le scuole paritarie, cioè gli istituti privati. Un passaggio storico che amplia la libertà di scelta degli allievi, secondo alcuni; una decisione da condannare secondo altri. «Siamo in un Paese per certi versi singolare», ribatte il ministro. Vita: Perché? Fioroni: Ho applicato semplicemente la Finanziaria del 2007 che recita che, con decreto del ministro della Pubblica Istruzione, vengono ripartiti i fondi della 62 con due indicazioni: prima il non profit, poi il profit – una distinzione fondamentale – e all?interno della prima categoria, prima materne, elementari, medie inferiori e superiori. E c?è un motivo per cui il Parlamento ha fatto questa scelta. Vita: Qual è? Fioroni: Avendo noi individuato due progettualità straordinarie, la lotta alla dispersione scolastica e l?innalzamento dell?obbligo d?istruzione a 16 anni, abbiamo deciso di non ripartire i fondi, come è sempre avvenuto, per progetti che le scuole medie inferiori e superiori paritarie dovevano fare. Progetti spesso affidati alla sindacabilità di coloro che li aggiudicavano magari su principi importanti, ma non di interesse complessivo. Viceversa ho ritenuto che, oltre alla lotta contro la dispersione e all?innalzamento dell?obbligo, andasse sostenuto un processo di qualificazione. La scuola deve essere un luogo dove si studia, non il luogo dove si fanno gli esami. D?altra parte penso sia un errore non incentivare strutture che svolgono una funzione pubblica e sostengono il bene comune. Vita: Lei vuole aprire gli istituti al pomeriggio, ma per i professori l?urgenza è ancora la mattina? Fioroni: Ma moltissimi istituti sono già aperti il pomeriggio. Aprire le scuole al pomeriggio non serve a consentire a qualcuno che non è nella scuola di far qualcosa nella struttura scolastica, ma a far sì che l?autonomia scolastica si relazioni con le autonomie locali e con il territorio, per ampliare l?offerta formativa. In un sistema in cui il 41% degli studenti prende i debiti senza poi superarli, mi sembra che sia un?emergenza nazionale far fare corsi di recupero il pomeriggio. Vita: Si è polemizzato persino sull?idea di insegnare Dante… Fioroni: Qualcuno mi ha detto che è una moda. Ma noto che solo il 6% dei maturandi ha scelto il tema dantesco. Mi pare che dare l?opportunità di conoscere la Divina Commedia voglia dire consegnare un pezzo di storia, di cultura, di tradizione del nostro Paese e facilitare e agevolare il senso critico. Ma nel pomeriggio non ci sarà solo Dante. Saranno aperti anche i laboratori scientifici. Vita: La cultura scientifica: un punto dolente? Fioroni: Va sollecitata la conoscenza, la curiosità, lo stupore dei ragazzi nei confronti del sapere scientifico. Allo stesso modo i laboratori musicali dovranno servire ad aiutare i giovani a far emergere ciò che hanno dentro, invece che replicare ciò che vedono in televisione. Stesso discorso per i gruppi sportivi scolastici. Vita: E tornando alle ore curriculari? Fioroni: Sulle lacune della mattina molto abbiamo recuperato, in senso di risorse e docenti. Sono convinto che procederemo sempre meglio se al di là delle tre ?I? della Moratti, torneremo a parlare di matematica, grammatica, storia, geografia. Vita: Si torna ai contenuti? Fioroni: La riforma è già partita. Ogni atto che faccio, riduco il progettificio permanente e cerco di favorire l?innovazione didattica e la ricerca nelle classi, incentivando i docenti. Sono indicazioni presenti nel nuovo contratto, nella direttiva Invalsi, dove è previsto di valutare i ragazzi in entrata e in uscita, in modo da realizzare un monitoraggio delle prestazioni scolastiche, una verifica di efficienza ed efficacia cui subordinare l?erogazione di fondi agli istituti, con incentivi anche agli insegnanti. Vita: Cos?è la via italiana all?integrazione interculturale? Fioroni: È un documento che spero di presentare in settembre, di riflessione e approfondimento ma anche di linee di indirizzo che parte dal presupposto che né l?assimilazione né le monoculture a compartimenti stagni siano utili. L?idea è di operare progressivamente riducendo le scuole ghetto, sostenendo l?alfabetizzazione precoce e avvalendosi di mediatori culturali nell?ambito del diritto allo studio, per favorire la reciproca conoscenza dei ragazzi. Un modo per abbattere diffidenze e pregiudizi. Vita: Altro tema. Gli insegnanti di sostegno diminuiscono, mentre cresce il numero degli allievi diversamente abili. Fioroni: È vero il contrario. I dati dicono che, ridotto il numero dei bambini diversamente abili da integrare, è aumentato il numero dei professori di sostegno. Ma questi insegnanti non sono né badanti né assistenti del bambino ma offrono sostegno all?insegnante curriculare e sono chiamati ad aiutare questi ultimi nell?integrare il ragazzo diversamente abile. Dunque non si prevede il rapporto uno a uno. Il rapporto è uno a quattro, uno a sei? La legge non ci consente di andare oltre. Vita: Ma alle superiori, i ragazzi diversamente abili non sono molto seguiti. Fioroni: Le percentuali riguardano anche le superiori. In tutto abbiamo circa 90mila insegnanti di sostegno, il numero più alto degli ultimi anni. Però spesso si pensa che fare l?insegnante di sostegno, una delle professioni più complicate e delicate, possa essere una scorciatoia per le ex graduatorie permanenti. A essere sostenute sono le aspirazioni di taluni e non i bisogni degli studenti. E questo non è possibile. Vita: Il che ci porta al nodo precariato? Fioroni: Ormai è una partita che afferisce al passato. Avendo chiuso le graduatorie permanenti, che sono state trasformate in graduatorie ad esaurimento, andremo a un progressivo assorbimento. Vita: Il non profit potrà dare un contributo maggiore al sistema scolastico? Fioroni: Questo non dipende da me. Il non profit decide autonomamente. Ritengo che la parola limite abbia un significato e il limite della politica è fermarsi di fronte al principio di sussidiarietà e all?autonomia dei corpi intermedi. Io posso dire che, avendo scelto di operare la distinzione fra profit e non profit che svolge un servizio pubblico senza scopo di lucro e perseguendo il bene comune, ritengo che il non profit vada sostenuto.


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