Sostenibilità

Bentornate care lucciole

di Redazione

La scomparsa delle lucciole, lamentata da Pasolini in un suo editoriale del 1975 sul Corriere della Sera, è stata per decenni il simbolo per noi ambientalisti di una natura che va scomparendo per le inconsulte e irresponsabili attività umane.
Bene: cominciate a rasserenarvi. La piovosa e umida primavera che sta per finire, assieme alle alluvioni e alle frane, al ritardo delle fioriture e dell’arrivo dei migratori, ci ha portato una lieta novella, importante soprattutto nell’anno dedicato dall’Onu alla Biodiversità.
Le lucciole sono tornate. Ma non con le timide e sporadiche apparizioni degli anni scorsi. Tra fine maggio e inizio giugno questi luminosi insetti hanno allietato in massa campi e radure, siepi e boschetti. In molte Oasi del WWF, come ad esempio Bolgheri o San Silvestro, si sono addirittura organizzate serate deliziate da queste scintille volanti e dal canto degli usignoli.
La ragione di questo ritorno in massa? Probabilmente la pioggia continua che per settimane ha incrementato la vegetazione erbacea, favorendo molto la crescita delle chiocciole che di essa si nutrono.
E poi, siccome proprio di chiocciole si nutrono le larve delle lucciole, ecco spiegate le ragioni per cui questi Lampiridi (soprattutto la Luciola italica) siano abbondanti in certe annate piovose e nei luoghi ove non si usano insetticidi, erbicidi e sostanze antilumaca. (F.P.)

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