Non profit

Beni: la burocrazia è il nostro male

Il presidente sarà riconfermato. Ecco le linee guida del suo nuovo mandato

di Daniele Biella

«Bisogna fermare la frantumazione sociale in atto, l’associazionismo deve ritornare a essere strumento di incontro fra cittadini». È un appello a tinte forti quello che lancia Paolo Beni alla vigilia del congresso nazionale (a Chianciano Terme dal 15 al 18 aprile) che vedrà la sua riconferma, per altri quattro anni, alla guida dell’Arci.
Vita: Quale la nuova rotta?
Paolo Beni: Ripartire dalle persone, dalle loro esigenze, recuperando il compito educativo dell’associazionismo che parte dal basso, dalle comunità in cui agisce. Oggi l'”io” prevale sul “noi”, l’interesse privato è esaltato da media e mercato, si è prima consumatori poi cittadini. Un ente storico come il nostro deve attrezzarsi per reggere il peso di una tale deriva e ricostruire la fiducia popolare, se necessario rivedendo il proprio modello organizzativo.
Vita: Cambiamenti in vista?
Beni: Nessuno stravolgimento, ma c’è una forte necessità di sburocratizzare il nostro sistema, per renderlo più dinamico e ancora più orizzontale. A cominciare dai circoli, motore storico e antenne del territorio, che in questi ultimi anni si stanno ringiovanendo e stanno vedendo un aumento di presenze femminili e di cittadini immigrati, che in alcuni casi sono diventati gestori. Rileviamo una certa fatica nella partecipazione interna alle decisioni, aspetto che deriva dall’essere un ente da un milione di soci: per questo dobbiamo rilanciare il protagonismo dei singoli circoli.
Vita: Lei ha parlato di “nuovo prodotto politico”, cosa intende?
Beni: Oggi il divario tra cittadini e istituzioni è ai massimi livelli, prevale smarrimento e disagio nelle comunità, ne è una conferma l’alto astensionismo alle recenti elezioni regionali. L’associazionismo, Arci in primis, deve riprendere in mano il proprio compito educativo, con l’obiettivo di far capire ai politici che non solo ci devono ascoltare, ma si devono anche lasciare contaminare, cedendo un po’ della loro sovranità.


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