Non profit

Beni confiscati, l’Agenzia fa piazza pulita

In un sol colpo sostituirà amministratori giudiziari, Agenzia del Demanio, prefetti e lo stesso commissario straordinario

di Luca Zanfei

Manca ancora il via libera delle Camere, ma il decreto che istituisce la nuova Agenzia per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alle mafie fa già discutere. E se per Libera «si va nella direzione giusta», per il senatore Pd ed ex vicepresidente della commissione Antimafia, Giuseppe Lumia, si tratta di «un progetto confuso che rischia di snaturare la filosofia di fondo della legge Rognoni-La Torre». In realtà, così come congegnato, il Dl n. 4 del 4 febbraio 2010 sembra soddisfare la sola esigenza di concentrare tutte le competenze sotto un unico soggetto. Così la nuova Agenzia nasce per gestire l’intero processo, che va dal sequestro alla definitiva destinazione dei beni, e sostituirà in un sol colpo amministratori giudiziari, Agenzia del Demanio, prefetti e lo stesso commissario straordinario. Con il nuovo regime «si semplificheranno le procedure», spiega Davide Pati di Libera, «risolvendo nel contempo il problema della frammentazione delle competenze». Non solo. Sostituendo gli amministratori giudiziari, l’Agenzia potrà gestire anche i beni sequestrati – prima congelati in attesa della chiusura dei procedimenti giudiziari – e “trattarli” alla stregua di quelli confiscati. «Verranno custoditi, valorizzati e per la prima volta si potrà programmarne la destinazione», spiega Pati.«Così si affronteranno in anticipo e più organicamente le criticità, riducendo il tempo dei procedimenti».
Per il resto, il decreto è pieno di interrogativi. A cominciare dalla definizione del modello organizzativo. «C’è troppa confusione», attacca Lumia, «non si capisce chi si occuperà dell’aspetto esecutivo e quali dovrebbero essere la eventuali mansioni. In più non è chiaro come farà l’Agenzia a governare il sistema senza un adeguato supporto della periferia». Altro tema spinoso riguarda la procedura di destinazione dei cespiti. Secondo il decreto, l’Agenzia deciderà di imperio entro 90 giorni dalla confisca definitiva (prima erano 270) e senza acquisire i pareri di prefetture e Comuni. Rimane, in ogni caso, la possibilità di vendere all’asta il bene quando «improduttivo, oggettivamente inutilizzabile, non destinabile o non alienabile». Ancora una volta «manca uno sguardo di insieme e un’idea di co-progettazione», spiega Lumia. «I destinatari vengono di fatto esclusi dalle decisioni». Inoltre, l’Agenzia non sembra risolvere adeguatamente il problema dell’utilizzo dei beni assegnati. È vero che il nuovo organismo si occuperà del monitoraggio e della nomina di commissari ad acta in caso di mancato utilizzo dei cespiti, ma finora «non si è ancora affrontato il tema dei finanziamenti», spiega Pati. «Chiediamo che una percentuale del fondo unico di giustizia venga utilizzato per questi ambiti».

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