Welfare

Benevento, così l’accoglienza diffusa ha rivitalizzato i piccoli Comuni

Nel Beneventano Campolattaro, Petruro Irpino, Pietrelcina sono esempi di Comuni dove i richiedenti asilo ospitati negli Sprar sono diventati ricchezza per il territorio. Gli incontri in occasione di Porti di terra Festival dei Comuni del Welcome

di Paolo Lambruschi

Nei piccoli comuni i richiedenti asilo ospitati dalla rete d’accoglienza diffusa degli Sprar sono diventati una ricchezza. Nelle terre di periferia dell'Appennino di Benevento, dimenticate e spopolate, i profughi sono una risorsa umana e lavorativa. Il loro arrivo infatti ha bloccato la sparizione dalla carta geografica, ha riportato sogni, progetti per il futuro, visione politica, ha creato reti e posti di lavoro per italiani e stranieri. Più forti di problemi di integrazione e pregiudizi.

ll tema della "restanza" dei giovani come diritto ad esistere di tante aree del territorio italiano in declino è stato sabato al centro della seconda giornata del festival "Porti di terra" in corso a Benevento e organizzato dal consorzio sale della terra promosso dalla Caritas diocesana diretta da don Nicola De Blasio. Insomma, nessuna "mangiatoia" o business dell’accoglienza, ma economia civile fatta con sacrifici anche economici da soci e volontari (spesso giovani professionisti) per far partire imprese cooperative di comunità utilizzando con intelligenza i fondi europei e ricercando credito.

Campolattaro, Petruro Irpino, Pietrelcina sono tra i primi esempi. Micro municipi che in 30 anni, a causa della crisi che ha chiuso miniere e fabbriche stavano diventando borghi disabitati e che hanno invertito la rotta grazie agli Sprar. Lo conferma il sindaco di Campolattaro Pasquale Narciso: "La cooperativa di comunità Cives, con soci italiani e stranieri inseriti o usciti dallo Sprar, sta rilanciando il turismo con l’accoglienza diffusa e un locale. Avevamo degli immobili lasciatici nel centro storico, non sapevano che farne causa spopolamento. Quando la Caritas ha presentato il progetto Sorar con gli sviluppi abbiamo dato a loro gli spazi." In questi comuni bambini dello Sprar hanno evitato la chiusura dei servizi pubblici, ad esempio le scuole primarie, hanno ridato vita a piazze vuote. E ingenerato nuovi bisogni. A Petruro la coop si occupa di assistenza domestica agli anziani, a Petrelcina – casa natale di San Padre Pio – la start up vuole invece innovare il turismo religioso e occuparsi di agricoltura con la lavorazione del pomodoro con braccianti italiani e stranieri, a Castelpoto, dove la salsiccia rossa al peperoncino non si trova in nessun bar, la coop di comunità vuole aprire un bistrot dove degustarla insieme a piatti etnici. Agricoltura, turismo a passo lento e sostenibile sono le linee imprenditoriali comuni. "Il 20% del pil nazionale è prodotto da queste attività, può funzionare anche nelle nostre aree interne," commenta un osservatore distaccato come Filippo Liverini, imprenditore e presidente di Confindustria Benevento. La rete dei piccoli comuni del welfare e del welcome si è allargata negli ultimi 12 mesi. Benessere e benvenuto, uno slogan generativo e inclusivo che Angelo Moretti, direttore generale del Consorzio Sale della Terra e referente della rete, ha proposto a molti sindaci girando in camper l’Italia a rischio abbandono.

Quest’anno lo Sprar, di sistema di accoglienza diffusa nei comuni curato da Viminale, Anci e terzo settore, tagliato dal primo decreto sicurezza avrà 7mila posti in meno. "Senza dubbio è un problema. Chiediamo al governo ad esempio di inviare negli Sprar i richiedenti asilo che verranno redistribuiti in Italia. Poi occorre cambiare tipologia di bandi cui partecipare in Europa. Ci sono piccoli comuni spopolati che hanno pannelli fotovoltaici pagati dall'Ue installati per non perdere fondi e inutilizzabili perché nessuno sa fare manutenzione. O piazze rifatte tre volte con finanziamenti per la edilizia in cui non c’è più nessuno. Dobbiamo partecipare a bandi per creare infrastrutture digitali e sociali che rendano efficienti aree attraenti". Dopo il festival partirà un corso di formazione per amministratori dei 30 comuni della rete. "Sono importanti – conclude Moretti- le elezioni da anni si vincono o si perdono in questi territori". Ma pochi lo hanno capito.

Pubblicato su Avvenire del 28/9/2019

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.