Non profit

Benetollo: «Vogliamoessere cittadini non sudditi»

Il presidente dell'Arci racconta cosa farà il 13 aprile e perché non è possibile votare il centrodestra. Autonomia, sempre

di Giampaolo Cerri

Non è difficile chiedere a Tom Benetollo, presidente dell’Arci, di parlare di politica. L’unica avvertenza che prega di registrare è il fatto che, le sue, sono risposte personali: «Essendo presidente di un’associazione di 1 milione e 200 mila soci», osserva, «sono tenuto a rispettare la pluralità dei giudizi e delle posizioni».
Vita: L’Arci ha un Dna preciso…
Benetollo: I valori della nostra esperienza sono tutti nel nostro statuto: dall’antirazzismo all’antifascismo, a quelli della resistenza, di cui non guasterebbe parlare un po’ più spesso. Valori che hanno la propria radice nel centrosinistra.
Vita: Quanto è importante il 13 maggio?
Benetollo: Si tratta di fare una scelta verso la cittadinanza e piuttosto fare una torsione verso la sudditanza, verso il cittadino servo. La mia scelta nasce dai valori non da qualche prezioso gioiello del collateralismo. La stessa autonomia con cui chiederemo ai politici della prossima legislatura di completare le leggi che sono state fatte in questi anni e di realizzare proprio quelle riforme che ancora non permettono di attuare una cittadinanza piena. Lavoro che è possibile se, di tale cittadinanza, rimangono in piedi i capisaldi.
Vita: Quindi se non vince il centrodestra?
Benetollo: Il centrodestra dimostra tutto il proprio disprezzo per la società civile associata. Il conservatorismo compassionevole di cui parla ci vorrebbe riportare indietro di un secolo, ai tempi in cui i ceti ricchi devolvevano una parte dei loro lucri all’assistenza dei più poveri. Non è più il tempo “dei bisognosi”, ma dei diritti.
Vita: E le associazioni che guardano a destra?
Benetollo: Abbiamo nel Forum un programma comune, chiedo di dimostrarsi autonome, come noi abbiamo fatto in più di un’occasione. Il Kosovo su tutte.

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