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Benessere equo e sostenibile, la Corte dei Conti promuove le Regioni

Gli enti territoriali, sebbene in ordine sparso e in modo disomogeneo, dimostrano un interesse crescente per l’uso dei parametri “sociali” sia nell’elaborazione delle analisi di contesto che nella valutazione dei risultati delle politiche pubbliche locali

di Francesco Dente

La Corte dei Conti promuove le Regioni per l’utilizzo degli indicatori di Benessere equo e sostenibile (Bes) nella programmazione finanziaria e di bilancio. Gli enti territoriali, sebbene in ordine sparso e in modo disomogeneo, dimostrano un interesse crescente per l’uso dei parametri “sociali” sia nell’elaborazione delle analisi di contesto che nella valutazione dei risultati delle politiche pubbliche locali. Gli indicatori Bes, sottolineano i magistrati contabili, consentono infatti di leggere in modo integrato le differenze regionali ma, soprattutto, di misurare l’efficacia delle strategie messe in campo per ridurre l’ampiezza dei divari.

Gli indicatori Bes, sottolineano i magistrati contabili, consentono infatti di leggere in modo integrato le differenze regionali ma, soprattutto, di misurare l’efficacia delle strategie messe in campo per ridurre l’ampiezza dei divari

Una buona pratica sempre più utile dunque non solo per scattare l’istantanea delle condizioni socioeconomiche dei territori ma per mettere in relazione le risorse stanziate, i risultati previsti nei precedenti bilanci e quelli ottenuti. Si pensi, solo per fare un esempio, all’impatto prodotto dall’investimento negli asili nido sulla partecipazione femminile al mondo del lavoro.

Gli indicatori Bes elaborati dall’Istat si suddividono in 12 domini (Salute, Istruzione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Innovazione, ricerca e creatività, Qualità dei servizi) che a loro volta si articolano in altri indicatori per un totale di 152 parametri. L’Italia è il primo paese europeo che con la legge n. 163/2016 ha collegato in modo funzionale gli indicatori di Benessere equo e sostenibile al Documento di economia e finanza (Def) e alla programmazione economica e di bilancio. Indicatori «cruciali», scrive la Corte dei conti, anche per misurare l’efficacia delle politiche pubbliche nazionali e regionali in relazione al conseguimento degli obiettivi fissati da Agenda Onu 2030 e dal PNRR.

Nel complesso sono 64 gli indicatori Bes che si raccordano a 15 dei 17 Goal dell’Agenda. I giudici contabili, nella recente “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni/Province autonome”, riportano a titolo esemplificativo un elenco delle Regioni che hanno introdotto gli indicatori Bes nel contesto della programmazione regionale. Si tratta di Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria. La Puglia, ritenuta una «eccellenza» insieme al Veneto, con la legge regionale n. 47/2019 in particolare ha reso obbligatorio il raccordo tra gli indicatori di fonte nazionale e di fonte internazionale.

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La Corte dei Conti tuttavia non riserva solo elogi. Segnala che le Regioni «non hanno seguito metodi omogenei per considerare nei documenti programmatici gli indicatori Bes per territorio». Il Veneto, ad esempio, li integra anche con indicatori Inemar in materia ambientale mentre l’Abruzzo con l’analisi dei Regional innovation scoreboard (Ris) prodotti dalla Commissione europea. C’è il rischio che i dati perdano in termini di leggibilità specie nei raffronti tra territori.

Foto: La sede della Corte dei Conti/Wikipedia

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