Ho avuto la fortuna in questi giorni di viaggiare con i giornalisti che hanno accompagnato Benedetto XVI in Camerun e Angola. Devo dire che è stata un’esperienza davvero arricchente, anche se poi, mai come in questo viaggio papale, la divaricazione tra le percezioni “reali” e quelle “mediatiche” è stata così ampia, a seguito di un’affermazione del Papa in merito al tema della contraccezione, che ha generato sulla stampa internazionale un vero e proprio putiferio. In aereo un giornalista aveva chiesto al Papa un’opinione sulla scottante questione dell’Aids. E lui aveva risposto che l’uso dei preservativi non risolve i problemi, anzi li aumenta, se non si arriva a un “rinnovamento nella sessualità”. Aveva poi fatto notare che “la più efficiente” nella lotta all’Aids è proprio la Chiesa cattolica, citando l’impegno della Comunità di Sant’Egidio nel progetto “Dream”, dei missionari Camilliani e l’impegno di tante suore. I lettori di questo blog sanno bene che il tema della contraccezione ha suscitato, fin dai tempi dell’Humanae Vitae di Paolo VI, un acceso dibattito nella società e anche all’interno della stessa Chiesa. Ma è certamente deprecabile il fatto che siano state lanciate invettive, anche volgari, all’indirizzo del Papa, ostentando quell’irrefrenabile supponenza di chi in Africa, è sempre andato da padrone (Francia in primis). Sta di fatto che la missione papale è stata praticamente silenziata dalla diatriba sul “palloncino”, quando nel suo viaggio, il Pontefice ha profuso nei confronti dell’Africa uno straordinario magistero. A differenza di certe cancellerie occidentali che guardano solo e unicamente alla salvaguardia dei propri interessi “geo-strategici”, Benedetto XVI ha dato “voce ai senza voce”. Ad esempio, durante l’omelia della Santa Messa nello Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé, a cui hanno partecipato giovedì scorso circa 60mila persone, Benedetto XVI ha ricordato che “in questo nostro tempo, tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti”. Il giorno dopo, rivolgendosi al presidente angolano, José Eduardo Dos Santos, il Papa ha ricordato come l’ex colonia portoghese sia “ricca” di risorse naturali e “forte” sul piano umano, invitando il popolo angolano e la sua classe dirigente a “non arrendersi alla legge del più forte!”, evitando di svendere “la propria dignità”. A detta degli osservatori, si è trattato di un inequivocabile e coraggioso riferimento al neocolonialismo cinese e di altre potenze che con famelica bramosia, stanno ampliando la forbice tra ricchi e poveri, acuendo le angherie sociali. A proposito poi del dialogo interreligioso, in un colloquio a porte chiuse con esponenti altolocati dell’Islam a Yaoundé, il Papa ha invece ricordato che un’autentica religione “rifiuta tutte le forme di violenza e di totalitarismo, non solo per principi di fede, ma anche in base alla retta ragione”.Ai cattolici africani Benedetto XVI ha dato appuntamento ad ottobre: “Da Luanda – ha detto – allargo lo sguardo verso l`Africa intera, dandole appuntamento per il prossimo mese di ottobre nella Città del Vaticano, quando ci raduneremo per la II Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi dedicata a questo Continente, dove il Verbo incarnato in persona ha trovato rifugio”. Benedicendo l’Africa, dunque, il Papa ha dimostrato d’essere l’unico, tra i Grandi della Terra, a dare credito ad un continente dimenticato da tutto e da tutti.
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