Benchmark da rifare anche per i fondi etici?

Il mpondo finanziario mette sotto accusa gli indicatori delle prestazioni borsistiche per i fondi. Gli esperti dicono che per gli indici etici il problema si pone, ma...

di Francesco Maggio

Idolatrati fino a ieri, sul banco degli imputati oggi. Insieme ai fondi comuni di investimento azionari, sotto processo ci sono finiti anche loro, i benchmark. I parametri di confronto, cioé, delle performance borsistiche. Chi a formulare l’accusa? Buona parte dei gestori. I capi di imputazione? Sostanzialmente uno solo: aver battuto, nel corso dell’ultimo anno, nell’83% dei casi, i rendimenti dei fondi azionari italiani. Su 312, solo 57 hanno fatto meglio degli indici di riferimento. Quindi, se “influenza” c’è stata, sostengono questi, la colpa è anche dei termometri che l’hanno misurata. E che hanno finito con il causare un’insostenibile stress da prestazione. Contagiato i risparmiatori. Provocato un loro fuggi fuggi generale dai titoli custoditi in portafoglio. Messo a dura prova la tenuta di tutta la baracca. Meglio allora avviare una profonda riflessione sulla reale significatività di questi strumenti. Per esempio, dicono gli “esperti”, il pubblico ritiene che il benchmark sia un obiettivo minimo di rendimento da realizzare, mentre invece è noto che anche i gestori con maggiore esperienza non di rado non riescono a battere i mercati. Così si vocifera di pressioni nei confronti della Consob, l’Authority che vigila sulle società quotate in Borsa, affinché riveda i propri regolamenti che impongono agli intermediari di paragonare, nelle note informative ai sottoscrittori, l’andamento del fondo a quello del benchmark di riferimento. Il futuro dei benchmark etici A questo punto sorge spontanea la domanda: accadrà la stessa cosa con i benchmark etici? Abbiamo visto (Vita n. 11) che presto faranno il loro esordio ben quattro nuovi indici etici “targati” Ftse. Già dallo scorso ottobre è operativo l’Ethical index euro, il primo bencmark etico europeo messo a punto dalla società di rating E. Capital Partners. Sempre quest’ultima ne ha in cantiere altri otto. Si verificherà che anche i gestori dei fondi etici, in caso di performance negative, scaricheranno la colpa sui “termometri”? “Credo di no” risponde Paolo Sardi, membro del Comitato esecutivo di E. Capital Partners, “l’introduzione di benchmark etici rappresenta un grosso passo in avanti verso la crescita e il consolidamento della finanza socialmente responsabile. Grazie ad essi i risparmiatori avranno molte più fonti di informazioni circa l’effettiva destinazione dei loro risparmi e, quindi, nel complesso tutto il comparto ne ricaverà ricadute positive. A cominciare proprio dai fondi che vedranno così aumentare l’entità del patrimonio gestito”. Staremo a vedere.


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