Qualche giorno fa ho partecipato a un’audizione sul futuro del welfare Trentino (sì, comincia a serpeggaire qualche dubbio sull’efficacia e sulla tenuta della protezione sociale anche a queste latitudini) organizzata da una Commissione legislativa del Consiglio Provinciale. A un certo punto durante la discussione esce il tema della felicità e del benessere dei cittadini. Sorpresa in aula, qualche sorrisetto (alla Sarkozy che però su questo tema è serissimo) e pure qualche critica da parte di un consigliere di centrosinistra evidentemente fagocitato dalla retorica della “concretezza” padana. Se non fosse quasi un ossimoro si potrebbe dire che felicità e benessere sono una cosa dannatamente seria, proprio ora che il Pil langue (ormai da anni) e lo spread bund / bot s’impenna a quote vertiginose. E’ proprio questo il tempo, quello più buio e incerto, dove bisogna lavorare per fare in modo che questi indicatori non solo vengano elaborati ma diventino la base informativa per fare policy making: dal Piano di zona delle politiche sociali fino al masterplan industriale. Altrimenti questo continuo richiamo alla necessità di un “nuovo paradigma” rischia di diventare retorica (e poco ci manca ormai). Se serve una conferma dell’ultima ora sulla rilevanza del tema della misurazione della qualità non economica basta guardare alle dieci domande che Cameron ha posto ai cittadini britannici tra cui spicca un esplicito: “siete soddisfatti della vostra vita?”. Non è certo una novità, perché anche l’Ocse ha lanciato un’operazione simile dove i cittadini possono addirittura costruire indicatori sul loro ben-essere. E ancora in Italia l’Istat, su impulso della nuova presidenza molto attenta a questo argomento, sta lavorando assieme al Cnel a un progetto sul Benessere Equo e Sostenibile alimentato anche dai dati che scaturiranno dal nuovo Censimento sulle istituzioni non profit che finalmente è ai nastri di partenza. Se poi non bastasse, il nuovo governatore della Bce – una persona “concreta” direi – ha corredato una sua recente lectio magistralis con un solo grafico che interpolava andamento del Pil e percentuale di italiani soddisfatti delle proprie condizioni di vita. E’ proprio ora il tempo. Troppo facile andare oltre il Pil con la pancia piena.
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