Non profit
Belpietro, che spavento
Attentato sventato al direttore di Libero, clima troppo teso
Sulle macerie di un momento avvelenato della politica irrompe lo spavento per un attentato che non è andato a buon fine, nella tarda serata di ieri, quando un falso finanziere ha cercato di colpire Maurizio Belpietro, direttore di Libero. Attentato sventato dalla scorta che ha esploso alcuni colpi di pistola mettendo in fuga il misterioso assalitore.
- In rassegna stampa anche:
- UNICREDIT
- ROM
- IMMIGRATI
- MILANO
- OGM
- ALTRA ECONOMIA
- NUCLEARE
- SUD SUDAN
- VIETNAM
Il CORRIERE DELLA SERA per due giorni in sciopero. Vertenza dura fra la redazione e il direttore Ferruccio de Bortoli, nel sito on line, una lunga lettera del direttore e la risposta del comitato di redazione.
LA REPUBBLICA apre su “Berlusconi show: ho salvato il mondo” e nell’occhiello richiama l’indagine che riguarda il presidente del Senato. In taglio centrale invece ampio spazio alla disavventura del direttore di Libero: “Armato in casa di Belpietro, la scorta spara”. La cronaca a pagina 9: un uomo travestito da finanziere è stato sorpreso ieri notte da un uomo della scorta nel condominio del giornalista; l’agente ha sparato tre colpi in aria e il malintenzionato è fuggito. Alle indagini partecipa la Digos. Belpietro, che già aveva ricevuto minacce, vive sotto scorta da 8 anni. Intervistato da Alberto Custodero, spiega che era appena rientrato in casa: «non avevo ancora chiuso la porta… e ho sentito uno sparo, seguito da altri due, ho capito che stava accadendo qualcosa di grave». Il direttore è stato salvato da una pura casualità: «l’ispettore della scorta in genere mi accompagna al quinto piano in ascensore. Mi sta vicino fin sull’uscio di casa, attende che apra la porta, poi, dopo avermi salutato, se ne ritorna in ascensore. Stasera invece ha deciso di scendere le scale». Del presidente del Senato, LA REPUBBLICA si occupa a pagina 15 anticipando l’Espresso oggi in edicola. Schifani, che nega (accuse «infamie false»), sarebbe indagato a seguito di alcune dichiarazioni del pentito Spatuzza. Seguono polemiche: il Pdl parla di «gogna mediatica». Fini ha espresso a Schifani la sua solidarietà.
Apre la prima pagina de IL GIORNALE la notizia dell’attentato a Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano Libero. La testatina suona sinistra: “Paura a Milano”. Racconta la dinamica del fatto accaduto ieri notte alle 22.45 e che ha visto direttamente coinvolti un agente della scorta di Belpietro e un uomo che, vestito da finanziere e armato, sostava attorno all’appartamento del direttore. L’uomo è fuggito – a quanto pare cercando di sparare, perché la pistola non ha funzionato – quando l’agente gli ha chiesto il motivo della sua presenza. Il direttore Belpietro era stato accompagnato sino alla porta del suo appartamento qualche minuto prima, l’agente se ne stava andando scendendo per le scale e non con l’ascensore come faceva di solito.
Nessun riferimento sul MANIFESTO sia all’attentato a Belpietro sia al caso Schifani lanciato dall’Espresso. L’apertura del quotidiano è invece dedicata alle frasi del senatore Ciarrapico ritratto nella foto di prima pagina con il titolo «Saluti romani». Nelle pagine politiche (la 4 e la 5) si affronta il voto al Senato «Dal senatore Giuseppe Ciarrapico, fascista dichiarato e grande elettore del Cavaliere, attacco antisemita a Fini: “Fonderà un partito, speriamo che abbia ordinato le kippah”: per lui è un “traditore”, sinonimo di ebreo. E il Pd si consegna a Futuro e libertà, ritirando l a mozione contro Bossi perché “si è scusato con i romani”, dimenticando Adro e il razzismo di governo che rappresenta».
Un breve lancio in prima di qualche riga su IL SOLE 24 ORE, ma nulla più sul presunto attentato a Maurizio Belpietro, direttore di Libero. Un uomo armato è stato fermato dagli agenti di scorta. Tutto qui. Telegrafico. Nulla, invece, sulle recenti vicende giudiziarie di Renato Schifani.
AVVENIRE si occupa della situazione politica nel taglio centrale della prima pagina. «Berlusconi vede un governo più forte. Bossi ai romani: scusate era una battuta» è il titolo, con un richiamo sulla «provocazione» del senatore Pdl Ciarrapico: «Battuta antisemita, bufera in aula». I servizi alle pagine 6,7 e 8. Quest’ultima è dedicata al presidente del senato sotto l’occhiello «La stagione dei veleni» il titolo «L’ira di Schifani: sono un uomo onesto. L’espresso: indagato a Palermo per mafia. Ma il procuratore Messineo smentisce». Il quotidiano riferisce che «La notizia ha creato subito molto sconcerto a Palazzo Madama. Ma il presidente ha voluto aspettare il comunicato di smentita della procura di Palermo (probabilmente e comprensibilmente sollecitato) prima di dire la sua». Per Schifani solidarietà da tutto il centrodestra, «particolarmente gradita la telefonata affettuosa del presidente della Camera Fini. Silenzio, o quasi, invece dalle opposizioni».
LA STAMPA approfondisce il caso Schifani a pagina cinque con pezzo che da una parte ripercorre le accuse citate dall’Espresso sui rapporti antichi del presidente del Senato con Gaspare Spatuzza, il guardaspalle dei fratelli Graviano, con il politico mafioso Francesco Campanella e con l’imprenditore Giovanni Costa, condannato a cinque anni per riciclaggio ma che dall’altra riporta in modo chiaro anche le smentite del procuratore di Palermo Francesco Messineo che nega l’esistenza delle indagini. Il pezzo “Schifani: Io Mafioso? Accuse Infami“ precisa anche che lo stesso Espresso, nell’inchiesta firmata da Lirio Abete «sottolinea quanto sia un atto dovuto l’iscrizione di Schifani, lasciando intendere un esito scontato della inchiesta: l’archiviazione».
LIBERO titola in prima pagina: «Attentato a Belpietro», sotto l’occhiello «Misterioso episodio nella notte». Scrive il comitato di redazione: «Ieri notte un uomo armato di pistola ha cercato di aggredire il direttore di Libero, Maurizio Belpietro. Solo quest’anno è la seconda volta che qualcuno attenta all’incolumità del nostro direttore e risulta difficile pensare, come di certo qualcuno farà, al gesto isolato di un folle. Quanto successo sembra piuttosto il frutto maturo di una ideologia di violenza e di odio che mette nel mirino chiunque provi a distaccarsi da un’idea dominante e precostituita di verità e giustizia. Da troppo tempo nel nostro Paese si alimentano processi pubblici nelle piazze e in televisione ai danni di chi non rappresenta quella che sempre più appare come la “casta dei giusti!”». Per il quotidiano si tratta di «Uno schema facile e violento i cui risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti e dei quali anche i giornalisti di Libero, come molti altri colleghi, pagano e hanno pagato il prezzo».
E andiamo sul web. Anche ILFOGLIO.IT apre l’home page con «l’agguato al direttore di Libero», riportando il lancio di agenzia. Mentre ILFATTOQUOTIDIANO.IT riporta le dichiarazioni di stamattina di Belpietro alla trasmissione Mattino 5: «In trasmissione ha anche detto di essere uno dei pochi direttori sotto scorta, insieme ai colleghi Vittorio Feltri ed Emilio Fede: “siamo tutti dell’area moderata e non sono casi: sostenere idee contro la vulgata corrente si paga anche da questo punto di vista, con la limitazione della libertà”. Per Belpietro, quanto successo ieri dipende anche dal clima politico avvelenato: “il clima conta: basta navigare su certi siti per trovare non polemiche, ma minacce di morte come ‘mi piacerebbe ammazzare lui e la sua scorta’. Tutto questo mi mette inquietudine, non capisco quale reato ho commesso per meritare addirittura una condanna a morte”».L’apertura de IL FATTO QUOTIDIANO cartaceo invece è tutta per «Schifani “Indagine di mafia”». Sul sito della fondazione del presidente della camera FARE FUTURO WEB MAGAZINE si trova invece il corsivo di Fabio Chiusi. «E’ un panorama desolante quello che si apre su un Paese che deve consegnare la sua speranza di normalità all’incepparsi di un grilletto» scrive Chiusi. «Oggi sentiremo parlare, alcuni lo hanno già fatto, di mandanti morali, di clima d’odio» ma è «Inutile essere ipocriti, anche Libero negli ultimi mesi ha alzato il tono, portandolo su registri eccessivi. Come quando sulle sue colonne Nicholas Farrell diede del “nazionalsocialista” a Gianfranco Fini, oggetto poi del continuo dileggio – si pensi alla prima in cui appariva, senza alcun motivo, nudo, coperto soltanto da una foglia di fico malamente giustapposta – e dei continui insulti del quotidiano rispetto alla vicenda di Montecarlo. Ma che si fa di fronte un “nazionalsocialista” se non sfoderare le armi?» Però «Con questo non si vuole in alcun modo sminuire la gravità inaudita dell’attentato, fortunatamente fallito, a Belpietro». Ma «passarsi il cerino delle accuse non serve se non ad armare la mano di altri delinquenti». Secondo Fare Futuro «Ciò che serve è una presa di coscienza collettiva che i toni del dibattito politico non sono più sostenibili. Una assunzione di responsabilità da parte di tutti, politici e giornalisti, per fare in modo che questa spirale di insulti, demonizzazioni e campagne di demolizione personale non resuscitino pagine del nostro passato che ritenevamo morte. Così che a tornare sulla scena siano i problemi delle persone, e i modi per risolverli. Prima che qualcun altro pensi che un colpo di pistola sia l’unica strada rimasta».
E inoltre sui giornali di oggi:
UNICREDIT
LA REPUBBLICA – Nominato il successore di Profumo: è uno dei suoi vice, Federico Ghizzoni (che si dice «onorato ed entusiasta»). Un outsider che, secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro, ce l’ha fatta grazie al gioco delle esclusioni e poi perché si è voluto dare un messaggio tranquillizzante alla comunità finanziaria. Ghizzoni era il capo delle attività dell’Est da un anno.
ROM
IL MANIFESTO – «La radice profonda del razzismo in Europa» è il titolo dell’articolo di Alberto Burgio che inizia in prima per proseguire a pagina 3 che come la 2 è dedicata al razzismo europeo. «Porte chiuse d’Europa» è il titolo dell’articolo di apertura «A Calais centinaia di immigrati vivono in tendopoli e baracche. Sognano di raggiungere l’Inghilterra, dall’altra parte della Manica. Un viaggio che a volte finisce in tragedia. E ogni giorno devono fare i conti con gli sgomberi e le aggressioni della polizia transalpina». Nelle stesse pagine si parla anche della nuova legge francese sull’immigrazione che prevede la possibilità di togliere la cittadinanza francese a chi naturalizzato da meno di dieci anni si renda «responsabile di aver attentato alla vita di una persona depositaria dell’autorità pubblica, poliziotto, magistrato, pubblico ufficiale», nel titolo si legge «Primo sì alla legge della vergogna». Non manca un riferimento alla situazione di Milano «Le istituzioni negano le case ai rom e cancellano un diritto a una intera etnia» e a quella olandese dove il partito razzista sostiene il governo «L’Aja, il ciclone Wilders soffia forte sulla crisi».
IMMIGRATI
IL GIORNALE – In Olanda il partito che appoggia all’esterno il governo ottiene una legge che vieta il burqa per le donne e riesce a strappare l’impegno per dimezzare gli extracomunitari. Luciano Gulli lo definisce un «epocale giro di vite» annunciato dal leader Geert Wilders della destra xenofoba. « Fine della pacchia – scrive Gulli – per le migliaia di immigrati dal Terzo e Quarto mondo che vedevano nei Paesi del nord Europa un paradiso che somigliava un po’ alla terra promessa e un po’ al paese del Bengodi. Si comincia con l’Olanda: più difficile sarà arrivarci, ma anche restarci, se non si rispettano le regole. La concessione del passaporto ad esempio sarà condizionata e in caso di crimini commessi entro il quinto anno dalla concessione il documento potrà essere ritirato».
MILANO
AVVENIRE – In prima pagina la «fotografia della Caritas Ambrosiana». Emerge «l’effetto crisi», ci sono «più poveri nell’Italia dei ricchi» e «tra chi chiede sostegno» si trovano «anche ex dirigenti». È ciò che risulta dal nono rapporto sulla povertà presentato ieri a Milano. «Nel 2009 gli italiani che si sono rivolti agli sportelli della Caritas sono aumentati del 15,7%. Sono invece diminuiti gli stranieri clandestini (- 3,7%)».
OGM
IL SOLE 24 ORE – “No delle Regioni ai campi Ogm”. E’ quanto hanno deciso gli assessori all’agricoltura non adottando le linee guida sulla coesistenza tra varietà tradizioni, transgeniche e biologiche. Apertura dell’inserto Economia e Imprese.
ALTRA ECONOMIA
IL MANIFESTO – Resoconto dell’assemblea pubblica svoltasi all’ex Mattatoio Testaccio sede della città dell’Altra Economia intitolato «Alemanno chiude l’Altra Economia? E noi la occupiamo». «(…) Il timore è che la strategia del Comune, sfuggente e attendista, abbia buon esito nell’abbassare giorno dopo giorno il livello di attenzione dell’opinione pubblica (oltre 10mila ieri i firmatari dell’appello riportato anche dal manifesto mercoledì) fiaccare la volontà di lotta, provocare quella stanchezza che finisce per portare alla resa di fatto. A meno che il Consorzio decida di seguire al strada indicata da Alzetta» conclude l’articolo facendo riferimento all’intervento assembleare di Andrea Alzetta, consigliere comunale di Roma in Action che ha indicato la strada dell’occupazione.
NUCLEARE
IL SOLE 24 ORE – Il quotidiano diretto da Gianni Riotta tenta di stilare una agenda dei prossimi mesi per priorità, ed è qui che il nucleare trova un posto d’eccellenza fra le intenzioni del governo. «Appuntamento clou a metà ottobre, quando il governo dovrà presentare alle Camere il piano nazionale di riforme nell’ambito della strategia Ue 2020. Dovranno poi essere recepite le indicazioni del parlamento in vista della trasmissione del testo a Bruxelles, entro il 12 novembre. Negli otto punti indicati da Tremonti ha un posto di rilievo il nucleare». Unico commento possibile: «Una vera svolta industriale che però, negli ultimi mesi, ha inevitabilmente risentito dell’assenza di uALTRA ECONOMIAn titolare allo Sviluppo economico». Tutto questo a pagina 8.
SUD SUDAN
AVVENIRE – In prima pagina, foto dedicata al sud Sudan: «Referendum per la svolta» è il titolo. A pagina 14 si descrive «la speranza nella sfida del voto». C’è «ottimismo» stando alle dichiarazioni di Biong Deng, ministro alla Presidenza del Consiglio: «Sono convinto che al nostro popolo non interessi di rimanere unito al Nord, al governo di Khartoum» e «La Chiesa è mobilitata per la pace: “Ha un ruolo di primo piano nello sviluppo del paese”».
VIETNAM
LA STAMPA – “E Kissinger si pente del Vietnam” .Un interessante pezzo di Maurizio Molinari sul mea culpa dell’ex segretario di Stato Henry Kissinger sugli errori militari e diplomatici che portarono alla caduta di Saigon nel 1975. Oltre a sottovalutare la tenacia dei vietnamiti, Kissinger ha anche rivelato che durante le trattative di pace svoltasi a Parigi nel 1973 il negoziatore vietnamita Le Duc Tho «dimostrò enorme abilità riuscendo a pilotare i colloqui verso un intesa che consentiva agli Stati Uniti di sganciarsi dal conflitto, rendendo al tempo stesso il Sud Vietnam vulnerabile all’offensiva comunista che poi puntualmente avvenne, portando alla caduta di Saigon».
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