Terzo settore

Bellucci: «Non servono ulteriori autorizzazioni, la comfort letter oltre le nostre migliori aspettative»

In un’audizione la viceministra al Lavoro e alle Politiche sociali con delega al Terzo settore ha ripercorso il cammino che ha portato alla "comfort letter" della Commissione europea sulla fiscalità del Terzo settore. «L'Europa ci dice che non ci deve autorizzare a niente perché il tema del Terzo settore sta fuori dalla libera concorrenza e dal mercato. Ora tranquillità per gli enti del Terzo settore»

di Ilaria Dioguardi

Le Commissioni Finanze e Affari sociali hanno svolto l’audizione del viceministro del Lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci sul riconoscimento in sede europea del regime fiscale in favore degli enti del Terzo settore, presso l’aula della Commissione Affari sociali. «L’Europa non ci dice solo che è congrua la fiscalità agevolata italiana del Terzo settore, ma ci dice proprio che è fuori dagli aiuti di Stato. E qui sancisce una linea di demarcazione fondamentale perché distingue il profit dal non profit», ha detto il viceministro.

Il cammino che ha portato alla comfort letter

«Quando ci siamo presentati in Europa per trattare la materia della fiscalità del Terzo settore, la prima reazione che abbiamo avuto è stata di sorpresa. Alla Commissione Competition non era stata mai presentata la richiesta di avviare un dialogo sul tema del Codice del Terzo settore. Mai nessuno aveva notificato, né informalmente né formalmente, la trattazione di questa tematica. Quando abbiamo spiegato che cosa è il Terzo settore, abbiamo notato grande interesse», ha detto il viceministro Bellucci «perché il Terzo settore in Europa non esiste, come soggetto giuridico nella denominazione che noi gli diamo è un unicum, nessun’altra nazione europea ce l’ha».

Oltre a spiegare che cos’è, «abbiamo portato informazioni dettagliate e tanti dati sui soggetti giuridici, con gli statuti, gli atti costitutivi per ciascuna fattispecie, i bilanci delle organizzazioni più rilevanti. L’Europa si doveva esprimere rispetto al ritenere congrua una fiscalità agevolata per questo mondo o al ritenerla non congrua, a considerarla un’azione che distrae le regole del libero mercato e della libera concorrenza».

La lettera della Commissione Concorrenza

La sera del 7 marzo scorso la Direzione generale Concorrenza della Commissione europea ha inviato «una comfort letter che supera anche le nostre migliori aspettative. L’Europa non ci dice solo che è congrua la fiscalità agevolata italiana del Terzo settore, ma ci dice proprio che è fuori dagli aiuti di Stato. E qui sancisce una linea di demarcazione fondamentale perché distingue il profit dal non profit. E dice che il mondo del Terzo settore italiano non c’entra proprio col profit, è qualcosa di diverso, ha regole diverse giustamente perché non è profit».

Un passo enorme in termini culturali

Bellucci ha continuato dicendo che «chiunque conosce il consesso europeo sa anche che per l’Europa è tutto profit. Arrivare a questo pronunciamento significa non soltanto aver fatto un passaggio in termini economici fiscali, significa aver fatto un passo, in termini culturali, enorme perché è il riconoscimento della giusta esistenza di una serie di operatori che lavorano per il bene comune e che, giustamente, devono godere di una fiscalità di vantaggio che non sono aiuti di Stato perché stanno fuori dal libero mercato».

Quindi, la Commissione europea «ci dice che non solo devono esistere e continuare a esistere, ma ne riconosce il valore sociale, culturale, etico, economico, il valore nella costruzione del bene comune e, quindi, nei processi di inclusione, di accessibilità e di pari dignità delle persone che riescono ad avere aiuto da queste realtà».

Un «risultato epocale» frutto di un’alleanza

Il viceministro ha parlato di un successo «che il Governo non raggiunge da solo, ma insieme. E per questo i tavoli interministeriali non sono stati tavoli delle istituzioni, ma hanno chiamato a raccolta il privato sociale e il privato perché si vince soltanto se ci si unisce, soltanto c’è effettivamente una pari dignità tra pubblico, privato e privato sociale. Effettivamente, quell’enunciato dell’amministrazione condivisa che abbiamo letto in tante carte, compreso il Codice del Terzo settore, vive all’interno delle iniziative che le istituzioni portano avanti. E io sono fermamente convinta», ha continuato Bellucci, «che se noi abbiamo raggiunto questo straordinario risultato, che definirei epocale, è perché c’è stata un’alleanza tra istituzioni, privato sociale e privato, e tra le categorie di rappresentanza».

Maggiore tranquillità per gli enti di Terzo settore

Con la comfort letter, quello che ci dice l’Europa «è che non ci deve autorizzare a niente: non c’è qualcosa che deve autorizzare perché sta fuori dalla libera concorrenza e dal mercato. Quindi, la prenotifica e la comfort letter sono sufficienti, bastevoli, si rivelano necessarie all’ottenimento del via libera. Questo fa nascere un periodo di maggiore tranquillità da parte degli Enti del Terzo settore, scongiura un rischio altissimo che era quello anche di ricevere un dissenso da parte dell’Unione europea e della Commissione Concorrenza», ha proseguito. «E ci permette di portare avanti il nostro programma di lavoro. Gli articoli che particolarmente sono oggetto della nostra attenzione oggi sono l’articolo 79, l’articolo 80 e l’articolo 86 del Codice del Terzo settore».

E ora?

Una volta ottenuto il via libera da parte della Commissione europea, il sistema fiscale agevolato per gli ets «parte dall’anno successivo, quindi dal primo gennaio 2026. Le realtà, però, hanno 90 giorni di tempo, le onlus hanno questo periodo per poter perfezionare la loro iscrizione, quindi il termine ultimo è il 31 marzo 2026. Oggi dovranno operare una scelta e decidere se iscriversi al Runts», ha continuato Bellucci.


«Dal momento che ci sono i decreti attuativi che verranno emanati prima dell’estate, ci sarà la trattazione di questa materia, anche di tutte le fattispecie, compreso il periodo di accompagnamento dei 90 giorni. E anche la soppressione delle proroghe, per quanto si è fatto fino ad oggi, in mancanza dell’autorizzazione europea e, quindi, della piena attuazione delle previsioni di legge in materia di fiscalità».

Tetto al 5 per mille? «Attenzioniamo la materia»

Sollecitata da una domanda dell’onorevole Virginio Merola, capogruppo Pd in Commissione Finanze, sul tetto al 5 per mille e sul limite alle detrazioni per le donazioni, il viceministro ha affermato che «per quanto riguarda il tetto di 525 milioni di euro, è previsto per legge nel momento in cui è stato varato il 5 per mille, non da questo governo. Noi certamente attenzioniamo la materia. Parliamo di imposte degli italiani. Nel momento in cui si parla del tetto al 5 per mille e si parla della scelta che viene fatta dai cittadini, si parla anche di una ripercussione perché il bilancio dello Stato e la fiscalità generale, ovviamente, è a 360 gradi e l’una comunica con l’altra».

La foto in apertura è tratta dal sito della Commissione europea/ Etienne Ansotte.
Nell’articolo, Maria Teresa Bellucci nello screenshot del video dell’audizione sulla pagina YouTube della Camera dei Deputati

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