Welfare
Bello il verbo lavorare declinato al futuro
Carlo Borgomeo nel 1994 era alla testa dellIg. Da lì lanciò la sfida perché i giovani avessero accesso al credito. Una sfida che ha prodotto 35mila nuove imprese.
Dieci anni fa. Incontrai Riccardo Bonacina a colazione e mi chiese un parere sulla sua idea: un settimanale che facesse ?rete? il Terzo settore che contribuisse a superarne la marginalità nel dibattito politico e istituzionale. Mi chiese se ritenevo possibile questa impresa, difficile perché autonoma, senza padroni né appartenenze. Risposi di sì, un po? per la grande fiducia in Riccardo, un po? perché attraversavo una fase della mia vita molto ?positiva?, e soprattutto perché avendo relazioni con i grandi organismi del Terzo settore, in particolare in materia di impresa sociale, percepivo uno spazio potenziale molto importante per Vita.
Alla fine della colazione Riccardo mi propose di presiedere il consiglio di amministrazione della società editoriale e, dopo averlo tanto incoraggiato,non potei non accettare. Da quel giorno Vita è un mio compagno di viaggio; lo trovo interessante e capace di intercettare molti segni di novità; non ho perso un numero e, quello che più conta, è che è letto da tutta la mia famiglia.
Nel mio lavoro di questi anni ho avuto molte occasioni di contatto con Vita: esso ha seguito con intelligente attenzione le fasi salienti dell?esperienza dell?imprenditorialità giovanile: ricordo in particolare il ruolo di Vita quando Imprenditorialità giovanile, la Ig (Società per l?Imprenditoria giovanile), promosse il ?tavolo? per l?impresa sociale.
Quando Vita nacque il mio lavoro e i miei progetti ruotavano attorno all?esigenza di realizzare una seconda fase dell?esperienza di Imprenditorialità giovanile.
A otto anni dall?avvio, la 44 era ormai un prodotto collaudato e riconosciuto. I miei progetti mi conducevano su due percorsi diversi: da una parte ero attratto dalla possibilità di ?esportare? il modello nei Paesi in via di sviluppo, progetto dimostratosi poi impraticabile. Dall?altro ero continuamente stimolato dalla circostanza che la 44, nonostante i nostri sforzi di promozione e di accompagnamento alla progettazione, rimaneva un?opportunità complessa e sofisticata per troppi giovani. La soglia era troppo alta.
Come consentire alle fasce più deboli di mettersi in proprio, di spezzare il circuito psicologico disperante dell?attesa del posto fisso? Come promuovere lavoro autonomo senza degenerazioni assistenziali? Come selezionare idee elementari che sostenessero un?attività economicamente valida?
Aldo Bonomi mi incoraggiò molto su questa strada. Insisteva perché la Ig diventasse un?agenzia di promozione di lavoro autonomo. Progettai uno schema di intervento: i parlamentari Sales e Soriero presentarono un disegno di legge; Treu presentò un decreto legge.
Partimmo e fu un trionfo. Eravamo sommersi dalle domande:avevamo deciso di evitare ogni tipo di mediatori e fummo premiati. Furono stampati e distribuiti in tutti i Comuni del Sud due milioni di moduli per le domande. Il governo Prodi e Romano Prodi personalmente appoggiarono molto l?intervento. I ministri Treu e Bassolino lo rifinanziarono.
Intanto le procedure messe a punto da Marcella Patricolo e gestite prima da Giuseppe Avallone e poi da Nunzio Pagano tennero l?urto e riuscimmo a governare un flusso di domande impressionante. Oltre 35mila attività autonome avviate dopo un serio lavoro di formazione/selezione, migliaia di lavoratori irregolari ?emersi?.
Risultati importanti ai quali con polemiche ingiuste e infondate è stata messa la sordina. Comunque un progetto diventato realtà: un?idea di sviluppo si è concretizzata in speranza, passione, occasione di riscatto per migliaia di giovani. E questo conta. Il progetto continua nel solco ideale tracciato dall?economista Muhammad Yunus: il credito deve essere un diritto. Non un regalo, non un?elemosina ma un diritto.
Vi sono molte esperienze da espandere e qualificare. E Vita, che su questi temi c?è sempre stato, ci sarà ancora, in modo autonomo, critico e intelligente. E su questo come su altri temi sarà capace di criticare i potenti di governo e di opposizione,di denunciare il cinismo e gli opportunismi. Soprattutto Vita avrà il coraggio di raccontare la speranza, il futuro e le cose buone. Di modo che chi sceglie l?impegno e la fatica per cambiare, si senta pure in minoranza ma mai da solo.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.