Famiglia
Bella l’Italia che fa scuola in Mozambico
Cooperazione. Un bilancio di Luigi Bobba
di Redazione
I l futuro del mondo ha gli occhi e il sorriso di Nueti (luna). Sette anni, figlia di Agostino Lanza – l?insegnante di meccanica della Estrela do mar – e di una signora mozambicana, ha gli occhi che ridono, l?energia dei piccoli e la dolcezza dei tratti di chi è insieme europea e africana. Nueti, come i tanti bambini che ho incontrato in questo terzo viaggio in Mozambico, sono il seme di speranza per il futuro.
Una speranza per il Mozambico era proprio il titolo scelto per il progetto iniziato nel 2002, quando ero presidente delle Acli. Un progetto nato dalla sollecitazione di don Pio Bono – missionario ?fidei donum? della diocesi di Vercelli – e da una singolare coincidenza. Don Pio, arrivato da meno di due anni a Inhassoro – piccola cittadina a 800 km a nord di Maputo, nella provincia centrale di Inhambane – mi chiese un aiuto. Voleva costruire e avviare una scuola professionale per dare una formazione di base e un futuro lavorativo ai giovani del distretto di Inhassoro in modo da sottrarli al destino di dover emigrare in Sud Africa e per offrire alle donne una chance di uscire da una condizione di evidente emarginazione.
Nel 2002 ricorreva anche il giubileo di fondazione dell?Enaip, l?ente promosso dalle Acli che opera nel campo della formazione professionale. Pensai che non c?era modo migliore di celebrare i cinquant?anni di vita dell?Enaip che raccogliendo la proposta e la sfida di don Pio Bono. Le capacità, l?esperienza, le attrezzature dell?Enaip e delle Acli potevano diventare il volano per un progetto di formazione e sviluppo dei ragazzi di una delle realtà più povere del Mozambico.
La partenza non fu facile, perché in Africa non vi è nulla di facile, nulla a buon mercato. Ora, dopo cinque anni, la scommessa non dico che sia vinta, ma perlomeno è aperta.
Il motivo specifico di questo viaggio – realizzato insieme con il segretario generale delle Acli, Roberto Oliva e il presidente delle Acli di Vercelli, Gianni Brunoro – era legato all?inaugurazione di un nuovo padiglione, quello della meccanica. I passi compiuti si possono toccare con mano. Fa una certa impressione vedere dei ragazzi (tutti rigorosamente con la divisa della scuola: pantaloni verde scuro e camicia giallo limone) che vivono nelle ?palliote? (capanne di paglia) esercitarsi al computer, far funzionare le macchine della falegnameria, cucire con le vecchie ma sempre funzionanti Singer, simulare la predisposizione di un impianto elettrico per una casa e produrre piccoli mobili come un originale sgabello portatile che mi sono portato in Italia.
Dopo tre anni di attività, ora si presenta il tema del lavoro. Diversi ragazzi sono stati assunti dalla Sasol, una ditta sudafricana che gestisce la trivellazione dei pozzi. La zona è particolarmente ricca di gas naturale e sono già 36 i pozzi attivi. Ora il lavoro tecnico è quasi interamente affidato ad una società polacca, ma domani, quando la scuola sfornerà persone capaci di saldare ed usare fresa e tornio, saranno loro a cogliere questa opportunità di inserimento lavorativo. Altri sono stati impiegati in un piccolo laboratorio di falegnameria nato accanto alla scuola. Si cominciano a produrre banchi, tavoli, seggiole proprio per la scuola. Le ragazze, invece, trasformano le ?capulane?- stoffe colorate dai disegni multiformi- in tovaglie, gonne, pantaloni e camicie che poi saranno vendute sui mercatini equo solidali in Italia.
Ma non ci si è fermati qui. Sono nate anche alcune attività formative informali per giovani non più in età scolare dell?isola di Bazaruto, stupenda oasi naturalistica ma che per ora non offre molte prospettive ai suoi abitanti. Si è poi determinato un piccolo processo di microsviluppo locale. Don Pio, che ha radici contadine, ha preso un terreno di un ettaro e vi ha fatto nascere un grande orto con verdure di tutti i tipi e alberi da frutta del luogo. L?orto, oltreché produrre verdura fresca per la missione e per il mercato locale, è diventato un esempio imitato da tutti.
Il Mozambico, dopo la pacificazione del 4 ottobre del 92, sta cambiando in fretta. Lo si può capire dalla diffusione dei cellulari. Le scritte Mcell e Vodacom compaiono sui muri di molte case e hanno sostituito la pubblicità della Coca Cola. Le potenzialità turistiche della zona, con spiagge splendide e incontaminate, sono state colte da molti boeri del Sud Africa che stanno comprando tutti i terreni sul litorale.
E non a caso il Celim di Milano, in collaborazione con Lvia, ha ottenuto dalla cooperazione italiana un finanziamento per la costruzione e l?avvio di una scuola alberghiera che sarà pienamente integrata nella Estrela do mar insieme ad un piccolo albergo dove i ragazzi potranno fare lo stage di inserimento lavorativo.
Ma c?è di più. Il direttore generale dell?Istruzione tecnica, constatando la qualità delle attrezzature e delle strutture della scuola, ha proposto che dal 2009 la Estrela do mar possa far conseguire il diploma tecnico, aggiungendo, ai tre anni formativi attuali, un ulteriore biennio.
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