Politica

Belgio, semestre a ostacoli

Al via la presidenza di turno, dominata da crisi economica e problemi interni di Bruxelles. E il sociale?

di Joshua Massarenti

Da Bruxelles- Dopo la Spagna, tocca al Belgio. Domani si apre il semestre di presidenza belga dell’Unione Europea che, al pari di quella spagnola, dovrà fare i conti con un’agenda politica dettata dalla crisi economica e dalle nuove regole del Trattato di Lisbona entrato in vigore il 1 gennaio scorso. Peggio. L’instabilità politica cronica che da anni caratterizza il Belgio rischia di porre ulteriori ostacoli a una presidenza in balia delle trattative che fiamminghi e valloni stanno conducendo per la formazione di un nuovo governo annunciato non prima di settembre.

Per Le Soir, il primo quotidiano belga, ci aspetta una presidenza di turno “essenzialmente di gestione corrente”, con il Belgio limitato a non intralciare il lavoro delle due nuove figure previste dal Trattato di Lisbona: il presidente del Consiglio UE, Hermann Van Rompuy, e l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Catherine Ashton.

Durante la conferenza stampa di presentazione della presidenza che si è tenuta a Bruxelles il 25 giugno scorso, il premier belga Yves Leterme (nella foto) ha posto in cima alle priorità europee il ritorno alla crescita dello spazio Ue, la riforma della supervisione bancaria e monetaria, il lancio del nuovo servizio diplomatico europeo e la governanza Ue. Non una parola è stata spesa per la lotta contro la povertà, tematica alla quale le istituzioni di Bruxelles hanno dedicato l’Anno europeo.

Insomma, per il sociale si annuncia un altro semestre difficile, sovrastato dalla necessità di concentrare tutti gli sforzi sul risanamento dei conti pubblici e sulla crescita. Eppure, questo semestre vedrà il Belgio mettere in pratica la prima implementazione della strategia “Europe 2020” elaborata dalla Commissione Barroso e adottata il 17 giugno scorso dai capi di Stato e di governo Ue (consentendo così alla Spagna di portare a casa una piccola vittoria al termine di un semestre di presidenza difficile).

Sul fronte povertà e inclusione sociale, dopo il fallimento della Strategia di Lisbona (2000-2010) l’Ue ha rivisto al ribasso le sue ambizioni. Preso atto dell’impossibilità di sradicare la miseria sociale, Bruxelles si è posto l’obiettivo di estirpare entro il 2020 almeno 20 milioni di persone dalla povertà e dall’esclusione. La presidenza belga intende dare il suo contributo focalizzando la sua azione su tre tematiche: la povertà infantile, il reddito minimo e i senzatetto. Tre sfide illustrate dal Segretario di Stato belga con delega all’integrazione sociale e la lotta contro la povertà, Philippe Courard, in un’intervista che verrà pubblicata nel prossimo numero di Vita, in edicola da venerdì.

Assieme al sociale europeo, il nostro settimanale seguirà con attenzione le iniziative che l’Unione Europea intende portare avanti sulla Cooperazione e lo sviluppo. Il 2010 è indubbiamente l’anno degli MDGs.

A settembre, i leader mondiali si riuniranno a New-York per fare un bilancio sugli Obiettivi del Millennio fissati nel 2000 per ridurre del 50% la povertà entro il 2020. Con un Piano d’azione ad hoc, l’Europa cercherà di presentarsi compatta al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite e far valere la sua volontà di vedere i paesi emergenti più impegnati nella lotta contro la povertà nel Sud del mondo.

Le conclusioni dell’ultimo Consiglio europeo lasciano intendere che gli europei sono stanchi di coprire il 60% degli aiuti mondiali verso i paesi poveri, mentre Cina, Brasile e India concentrano tutti i loro sforzi sulla penetrazione commerciale del continente africano. In tempi di crisi, dove gli aiuti pubblici europei allo sviluppo sono in calo, la condivisione degli sforzi finanziari rischia di provocare parecchi dissidi a New York.

Di sicuro, le politiche di cooperazione e sviluppo dell’UE saranno molto condizionate dal nuovo Servizio di Relazioni Esterne (SEAE), la cui nascita è prevista all’inizio del 2011 (a meno di un miracolo della presidenza belga per battezzarlo entro la fine di quest’anno) e sulla quale, come sottolinea nel suo blog il corrispondente di Libération, Jean Quatremer, gli Stati membri stanno facendo man bassa a scapito della Commissione e del Parlamento UE.

Sito ufficiale della presidenza belga: http://www.eutrio.be/

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